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lunedì 3 marzo 2014

Riflessioni di uno scultore


Quando, distratto, cammino lungo i bordi di una strada o in un campo, mi capita spesso di essere attirato, senza volere, da un sasso levigato o da una pietra dalla forma insolita. Non posso fare a meno di chinarmi a raccogliere quella pietra, soppesarla e intravvedere in essa una forma. Addirittura, da ragazzo, mi piaceva passeggiare nei campi appena arati, in primavera e lì raccogliere blocchi di argilla che portavo a casa.
 


La maneggiavo con piacere, sentendo la freschezza e l'umidità della materia e mi trovavo a modellarla in forme varie.
Così negli anni, nei momenti di pausa della giornata, assorto nei miei pensieri, con le mani ho modellato, scolpito, graffiato diversi materiali ricavando prevalentemente teste e visi di persone.

Ancora oggi e ogni volta con la stessa emozione provo meraviglia quando, alla fine del lavoro, osservo il prodotto delle mie mani: visi tondi di bambini, di giovani donne, soprattutto di uomini adulti o vecchi dalle linee marcate. C'è il sapiente, i1 violento, la tristezza di un barbone, il pensoso, un sorriso, un ghigno. Ma nelle pieghe del viso di ognuno si legge la storia della loro vita che io immagino e condivido. Tutti li amo, belli o brutti tutti quei visi non cercati, ma spontaneamente usciti dalle mie mani.
Tutti li amo.

Giancarlo

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