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sabato 1 marzo 2014

Colori




COLORI
colora i nostri momenti tristi …

 
         Due misteri: la vita e la morte, che ognuno di noi vive, nel suo quotidiano. Il dolore è il lento morire a se stessi; la gioia è l’esperienza della vita.

         Non si possono scindere queste due verità, vanno vissute insieme: una nasconde il mistero dell’altra.



          In una giornata tiepida autunnale ho contemplato il cader delle foglie da un vecchio albero. Tante foglie secche, scosse dal vento, volteggiavano nell’aria e si posavano sul prato.
         Ognuna di esse gemeva, raccontando la sua storia, apparentemente uguale a quella delle altre, ma erano state vissute in modo diverso. Io ascoltavo in silenzio. Ma una in particolare mi colpì più di tutte perché, stranamente, era simile alla mia: lo stesso vissuto, gli stessi pensieri e sentimenti …
          “ Come mai mi conosci così bene ? “ le ho chiesto.
         “ Io sono la tua immagine  !“ mi ha risposto.
         C’era un problema che mi assillava da tempo. Mi domandavo sempre che senso avesse la morte e che senso avesse vivere. Sentivo i discorsi della gente: giustificava la morte di una persona anziana, avendo ormai percorso la sua  lunga strada, mentre  non accettava la brevità di percorso di un giovane o di un bambino, morto prematuramente.
Perché ? La mia ragione si arrovellava nel cercare risposte alle mille domande e non ne trovavo una giusta.
         Allora mi sono rivolta alla morte . “ Perché ? “.
         Mi ha guardato a lungo, ma non mi ha risposto. Ha ceduto la parola alla vita e questa si è rivolta non alla mia ragione, bensì al mio cuore. Mi ha detto:
         “Cerca dentro di te e troverai “.
         Ho capito, d’un tratto, che la morte e la vita sono due realtà così intimamente unite, camminano insieme, si completano e, oserei dire, si arricchiscono reciprocamente: una è in funzione dell’altra.
         Penso ai bellissimi colori dell’autunno, al seme che muore nella terra per generare una creazione nuova, moltiplicata nella spiga; penso anche alla mia foglia gialla che beve, ora, le gocce di rugiada del cielo.
         Forse domani non la vedrò più.
Consumandosi lentamente alimenterà,  la terra, e l’aiuterà a dar  vigore al vecchio albero perché possa rifiorire in primavera.
         Continuo a riflettere: la morte di ogni persona che muore genera in me dolore ma anche l’attesa di una rinascita. Sapere che chi se ne va continua a vivere un modo diverso, nel nostro intimo, e si alimenta di una rugiada celeste che bagna la nostra sofferenza arida e, come l’autunno, colora i nostri momenti tristi con richiami d’infinito e di eternità.
Non è questa una pura illusione, ma il vivere le foglie secche come proposte di vita, che feconderanno la terra in cui saranno macerate.

                                                                                                           Inco

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