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lunedì 1 giugno 2015

Il verdetto



IL VERDETTO

Dopo un processo, durato quasi tre anni, alla fine il cancelliere disse con voce decisa: - L’imputato si alzi. La sentenza fu chiara e precisa: - Considerate le prove testimoniali e la stessa confessione dell’imputato, condanniamo il Sig. …. all’ergastolo per la rapina e l’uccisione della Sig.ra …La sentenza va attuata con pena immediata nel carcere di …
Un gelido silenzio cadde sui presenti, ben conoscendo il condannato, un professore di liceo, sempre stimato da tutta la comunità che lo aveva accolto con grande ammirazione per le sue attività di volontariato. Non riuscivano a convincersi che quella  persona, così educata e sensibile, avesse potuto compiere un gesto così malsano e violento.

L’imputato fu subito portato in cella d’isolamento e lasciato in solitudine per il tempo di detenzione che, ormai, avrebbe distrutto onore e prospettive. Il professore aveva 49 anni d una carriera stroncata per sempre.
Sua sorella, una donna di discreta presenza, era però afflitta da un problema gravissimo. Il figlio, di 13 anni, era nato down da una relazione con un signore che, poi, saputo il fatto del figlio disabile, si era dileguato.

Il professore rimase in carcere quasi 30 anni e, vittima di una brutta malattia, morì un mese di maggio del ’54. Non lasciò molti ricordi, tranne un quaderno di poesie personali e un fogliettino sul quale era scritto: nessuno dice di amare di più se non chi da la vita per il propri amici. Si seppe dopo che lui non aveva ucciso mai nessuno, né fatto rapina alcuna. Fu tutto fatto da sua sorella che, disperata, aveva voluto ripagarsi del mal torto ricevuto dalla vita, rapinando l’anziana signora, ricca, ma tragicamente uccisa da un colpo di pistola occasionale. Suo fratello si era accusato, al posto suo, per amore di quella donna che, oppressa dal dolore e dall’inganno, si era abbandonata a quel fattaccio infausto. Ci chiediamo se il gesto del professore ha un suo spessore morale, accusando se stesso per scagionare sua sorella. In fondo è stato condannato un innocente, mentre la vera colpevole è rimasta a piede libero. Giustizia umana.

                                                            Lorenzo

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