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venerdì 19 giugno 2015

Vademecum - Arnica montana



ARNICA
La sua virtù simbolica
è la calma
  

Seduta su una panchina, vicina al lago, osservo le onde che colpiscono le rocce ammassate, una sull’ altra, sulla riva.

Cloc… cloc… cloc… sono i loro tocchi briosi: una musica particolare che genera quiete.

A sorpresa, arriva un gatto dal pelo grigio, anziano, magro. Certo non c’è trippa per gatti da queste parti! Noto il suo passo felpato e lo sguardo da cacciatore, mentre e insegue, saltando, di roccia in roccia, dei passerotti, vispi e furbi, che dovrebbero essere il suo pasto quotidiano,  ma … povero gatto non ha i riflessi pronti, l’equilibrio stabile, l’agilità giovanile. I suoi occhi sono annebbiati per la debolezza e il suo miagolio è fievole.


Improvvisamente lo vedo scomparire tra le rocce e odo un cupo lamento. Nel salto, che gli ha fatto fallire la presa di un uccellino, la zampa gli è rimasta imprigionata tra due massi, causandogli un forte dolore. Riesce, con fatica, a liberarsi ma resta impietrito dal dolore, fissando lo sguardo spento su un passero che gli dice teneramente: « Non preoccuparti, amico, penserò io a te ! Ora vado a cercarti l’erba della caduta che cresce sul monte vicino ». E subito vola via in fretta.

Arriva in un prato umido di montagna, dove sta sbocciando un fiore, che sulla pianta medica dell’arnica, emigrata dalla lontana Germania, emana un delicato profumo aromatico. È un ottimo lenitivo nei dolori e affaticamento muscolare, nelle contusioni e strappi. La sua virtù simbolica è la calma.

« Ho bisogno di te, bellissimo fiore, del tuo aiuto per un gattino malato ». Il passero gli racconta tutto l’accaduto.

« Prendi alcune foglioline della mia pianta e falle masticare al tuo amico », risponde l’arnica.

L’uccellino obbedisce e vola velocemente dalla bestiola sofferente, accasciata sulla roccia lambita dalle onde. Le si avvicina e lascia cadere nella sua bocca semiaperta le foglie benefiche che stringe nel suo becco.

Il gatto apre lentamente gli occhi e ringrazia colui che avrebbe voluto mangiare, per quel gesto di grande altruismo. In quella mattinata impara che non esistono nemici dove il cuore è aperto alla comprensione e lo stomaco non diventa il centro di ogni attenzione. Quel giorno non mangia chi gli aveva dato la gioia della guarigione.

                                                             Inco

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