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lunedì 29 giugno 2015

Vademecum - Celidonia



CELIDONIA
La sua virtu’ profumata
è la gioia


Con quanta trepidazione ho atteso la primavera! È un giorno di festa e una nuovola lo sussurra al sole che sorride, mentre si affretta ad offrire la sua luce alla terra che freme, per destarsi dal sonno.

La celidonia stira i suoi petali e sboccia: dà così inizio alla nuova stagione. In coro la salutano coccinelle e farfalline che, per essa, aprono bellissime danze orientali.

Da lontani paesi giungono anche le rondini e i loro garriti sono un tripudio solenne.

sabato 27 giugno 2015

La scatola magica



SCATOLA  MAGICA

S’aspettava proprio un grosso regalo per il suo compleanno. Glielo avevano promesso.

Ed era arrivato giusto in tempo, con la corriera, custodito in una scatola molto bella, adorna d’un fiocco rosso, scintillante. Sembrava che il regalo fosse più fuori che dentro. Era difficile prenderla, tanto era grande.


Quanti pensieri suscitava e quanti sogni ! Quante attese e curiosità !                       

-        Su’ aprila, Giocondino ! – gli dissero i suoi.

          Con grande gioia, Giocondino aprì la scatola, ma trovò dentro un’altra scatola ed in questa un’altra ancora, e così via. Erano tante ! Esse diminuivano di misura, rimpicciolivano sempre di più, fino a diventare una scatolina, piccola quanto un mignolo. Quale sarà mai il regalo per essere così protetto ? Un diamante ?

          Pazientemente il festeggiato aprì la minuscola scatoletta, più bella delle altre, e che vi trovò mai ? Indovinate!
C’era dentro una biglia colorata.
         Si sentì dire:

-   Guarda com’è bella, Giocondino, viene dall’America con il marchio made in China!  Per questo è di gran valore.

-   Sì, ma che ci faccio io ?

E, deluso, la lanciò fuori dalla finestra aperta. La biglia fece buca nella bocca di un cane che abbaiava verso la casa. Aveva però scoperto, quel giorno, la magia delle scatole cinesi.



Non ambire mai delle grandi sorprese nella vita, prendendo spunto dalle apparenze,  potresti restare deluso.  

                                                            Inco

giovedì 25 giugno 2015

Parlagli di me, Maria!



Parlagli di me, Maria!


Madre mia dolce, ti prego,

Ti prego, parla con Lui


Diglielo, cosa mi porto nel cuore


Parlagli di me


Ecco, ho fatto questo disegno


Faglielo vedere,


C’è la mia casa, vedi


Ci siete voi


E i miei fratelli


L’ho fatto io!


Lo so, non sono capace di disegnare…


Ma questo è quello che vedo


Affido tutto a te


Portaglielo tu


Perché ti ascolta…


Attaccalo sul suo cuore


Così, quando lo guarderà


Penserà a questo suo figlio


E lo perdonerà.

                         Stefy

lunedì 22 giugno 2015

Vademecum - Azalea



AZALEA
  « sono il simbolo
dell’amicizia ».


Dice un noto proverbio: «Chi trova un amico, trova un tesoro».

Nasce così questa piccola storia.

In un luogo ombroso del mio giardino, inondato di luminosità, nasce un’azalea dai fiori color rosso vermiglio, riuniti al termine dei rami. Fiorisce continuamente ed ogni fiore che sboccia apre il mio cuore alla gioia.

Ha avuto una vita molto sofferta. Nacque in un vivaio fra tante azalee dai fiori screziati. Questi vantavano, superbamente, la loro singolare e particolare bellezza, fuori dal comune, tanto che venivano vendute a caro prezzo e finivano sempre nelle sontuose ville di gente nobile.

L’azalea rossa, invece, restava sempre là, in attesa di un giardino accogliente, ma … invano. Non la guardavano nemmeno.

Un giorno si presentò al vivaio una persona in cerca di una pianta dai fiori rossi. Mentre tentava di allungare lo sguardo alla sua ricerca, sentì una voce afflitta che lo implorava: « Prendimi con te, nessuno mi vuole ! Sono disprezzata, messa da parte, insultata. Io ti sarò riconoscente. Dicono di me che sono il simbolo dell’ amicizia ».

Il giardiniere tentò in tutti i modi di dissuadere dall’acquisto il suo cliente: « E’ una pianta riuscita male e la sua fioritura è scarsa, anzi ho pensato di buttarla domani nella spazzatura. I fiori screziati, sono peraltro pregiatissimi». Il buon uomo replicò: « Ecco la pianta che mi ci voleva » e indicò quell’azalea rossa. Devo regalarla a tre persone a me molto vicine, in segno di vera amicizia ». La comprò e se la portò via soddisfatto della sua scelta.

Ora l’azalea cresce in un vaso nel terrazzo della nostra casa. È elegante e magnifica perché ricca di bei ricordi … Ci dona tutta la sua amicizia, offrendoci i suoi fiori leggiadri alquanto suggestivi. Sono tanti ! Ognuno di essi, aprendosi alla luce, ama pronunciare il nome di quel dolcissimo amico e di tre sorelle, così diverse, ma intimamente unite nella vita di ogni giorno.

Due di loro hanno già varcato quell’orizzonte dove la terra si congiunge con l’infinito: incontro stupendo di luce !

Ed io, continuo a leggere nel cuore di questi fiori una storia che ci ha così profondamente legati.

Quella pianta divenne, col tempo, così bella perché si sentì portata via da una storia di disprezzo e scelta, nonché collocata in un posto dove, tutti poterono ammirarla. Non restò in lei alcuna traccia di antica bruttezza, anche perché le cose belle fioriscono proprio in quei luoghi dove si vive una proposta d’amore.
                                                              Inco

sabato 20 giugno 2015

Fissazione



FISSAZIONE

Chissà perché, di botto, s’era fissato di non essere di carne ma solo d’ossa.

Si guardava allo specchio e si diceva:

- Giovannino, quanto sei brutto ! Che t’hanno riesumato ? Che faccia cadaverica !

E fu tanta la fissazione che s’ammalò di mente e finì all’ospedale. Poveraccio, si vedeva come uno scheletro e s’impressionava. Il bello è che gli pareva d’essere un morto che cammina.

Ogni mattina il dottore gli chiedeva col suo accento particolare:

-   Giovannino, chi tu sei ?

E lui di rimando:

-   Uno scheletro, dottore.

Passarono tanti giorni e la fissazione non se ne andava. Però, arrivò finalmente la guarigione. L’uomo attendeva l’esame per essere promosso con la domanda del suo medico:

-  E ora, Giovannino, dimmi: chi tu sei ?

Per la prima volta lui rispose con un sorriso:

- Sono un essere umano, in carne ed ossa, per convinzione.

Allora fu dimesso e il soggetto, fischiettando felice, riprese la strada della sua casa. Ma, non passò molto tempo che se lo videro arrivare all’ospedale con l’affanno e il batticuore.

Chiese il dottore preoccupato:

-  Che è stato, Giovannino, stai male ? Che hai che tu tremi e sgrani gli occhi come i fanali della locomotiva ?

Quello, meschino, gli rispose:

-  Ho incontrato un cane grosso, gli ho detto: Guardami negli occhi: capiamoci. Io sono convinto di essere un uomo di carne, ma tu sei convinto che non sono un osso?

-  Beh ? Il cane che ti ha detto ?

-  Nulla. S’è messo a corrermi appresso.



Ogni uomo ha i suoi pallini o chiodi fissi. Talvolta, questi generano una prospettiva di vita non veritiera.

Attenti a non proiettare fuori ciò che rischia di essere solo una fissa interiore.
                                                     Inco