Pages

sabato 16 agosto 2014

Povertà




POVERTA’

   … « assumo
         la tua forma »

 

La povertà prepara un’attesa: attesa di luce nel tuo buio. Per questo esige uno svuotamento interiore continuo.
Allora, vuota, ogni sera, la tua anfora che è l’immagine del tuo cuore e riempila, agli albori del nuovo giorno, di cose piccole e semplici: cose nuove.
Avverrà così l’incontro stupendo della tua umanità con l’immensità, del tuo essere niente con la pienezza dei doni del cielo. 

Si faceva la fila, non appena nasceva l’alba, per riempire il proprio contenitore alla fonte del villaggio, immerso nel verde.
Quanti recipienti vuoti stavano in attesa di ricevere l’acqua fresca per dissetare ed acquietare l’arsura degli uomini nelle giornate calde d’estate !
Portavo anch’io la mia piccola anfora vuota, inseguendo i miei passi sulla strada polverosa. Non mi sentivo sola perché in compagnia di quell’orcio, che mi metteva fretta e misurava la distanza che mi separava dalla meta.
Giunto alla fontana, era felice di essere tuffato dentro, per riempirsi di quel liquido prezioso e ne usciva canterellando. Io ascoltavo il mormorio dell’acqua, che sgocciolava, e l’armonia dell’anfora ricolma. Immaginavo  l’incontro mirabile della terra con la sorgente, come quello del mio essere con l’infinito. Ogni giorno mi piaceva ascoltare lo stesso racconto, pur sempre ricco di novità e di freschezza, dell’acqua nata da una polla. Così si esprimeva, rivolgendosi al vaso:
« Io provengo da una sorgente nascosta sotto un masso, posto su un’altura e, zampillando e balzando per il pendio, sono giunta a valle, in questa fonte dove tu, piccola anfora di creta, ti lasci riempire da me per appagare la sete della gente.
Tu sei il mio tramite, il passaggio umile, povero e silenzioso che mi conduce agli altri. Così tu ed io diventiamo dono celeste. Io sono contenuta nella tua fragilità, assumo la tua forma, le tue sembianze, mi modello in te, mi assoggetto al tuo essere argilla. Diventano mie le tue gioie e i tuoi dolori, le tue speranze insperate e le sorprese inaspettate, le tue fragilità interiori e i tanti sospirati desideri di bene, di pace e di amore. E creo, nei tuoi spazi oscuri, quella luce benefica che ti permetterà di raggiungere le cose vere che vivi nella tua storia di ogni istante, tessuto con il filo d’oro della povertà ». 
Essere povero non è cancellare la propria vita, a volte tinta dal dolore o offuscata dal male, ma vederla con occhi diversi, con la purezza dell’acqua attraversata dalla luce.
 
                                                  Inco

0 commenti:

Posta un commento