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sabato 9 agosto 2014

Immolare




IMMOLARE


… coniuga nella nostra vita

il verbo immolare

 
Una bellissima e significativa storia di Leonardo da Vinci mi inoltra nel sentiero delle mie « Parole semplici », per raggiungere, ancora una volta, l’uomo nel suo essere « dentro »: il suo stato interiore e l’esperienza concreta di fatti vissuti, come la pietra focaia percossa dall’acciarino.
In tal modo, siamo colpiti dagli eventi della nostra vita. In questa realtà dolorosa si nascondono, però, cose stupende che scopriamo solo dopo i loro vari passaggi.
 

Storiella di Leonardo da Vinci:
 
«Pazienza.
Una pietra, un giorno, colpita dall’ acciarino, si rivoltò sorpresa e indignata:
Ma che cosa ti piglia ? Tu mi hai presa per qualcun’ altra, perché io non ti conosco. Sicchè lasciami stare, perché io non ho mai fatto del male a nessuno! L’acciarino, guardandola, le rispose sorridendo:
Se tu avrai un po’ di pazienza, vedrai che frutto meraviglioso farò uscire da te.
A queste parole la pietra si consolò, e con grande pazienza sopportò il martirio che l’acciarino le affliggeva con le sue percosse. Finché, all’improvviso essa partorì il meraviglioso fuoco, il quale, con le sue virtù, compiva opere straordinarie».
 
Ed ecco che l’estate è alle porte e inizia la mietitura. Il sole ha già indorato le spighe ed ora esse vengono raccolte e legate in covoni. Il grano, poi, è vagliato, diviso dalla pula che il vento sparpaglia nell’aria e, appena pronto, viene macinato nel vecchio mulino di un antico paese.
Un masso enorme ed imponente stritola i chicchi maturi. Si odono tanti gemiti: geme il grano sotto la mola. Se ognuno di essi potesse parlare, direbbe alla pietra:
- Perché mi fai così male? Io sono piccolo e indifeso. Perché mi riduci in polvere finissima, tanto da scomparire e perdere la mia identità in quel grosso mucchio di semi ? Cosa pensi di ottenere da me ?
Ma la mola sa che quella preziosissima polvere diventerà farina che sarà impastata e resa pane per gli uomini. E continua, imperterrita, il suo affliggente lavoro di macina, non certo gradito a quella buona semente che continua a gemere sotto l’immane peso, ignorando la sua fine, lo scopo, il senso di tanta dolenza.
Diventa la nostra immagine: siamo inconsapevoli del perché di tante pene che riteniamo inutili e ci danno solo struggimento. Eppure, ogni pezzo della nostra storia dolorosa racchiude una speranza di attesa, destinata a dare un significato a quel lamento che non incute nessuna pietà, almeno così crediamo, in chi ci percuote o ci stritola duramente e ci fa male.
Allora pensiamo che anche il cielo sia impietoso, però il cielo ci risponde … ma non sentiamo la sua voce, perché la nostra mente è sofferente come il nostro corpo e il nostro spirito.
Leonardo da Vinci, nella sua storia, ha un richiamo alla pazienza necessaria per saper attendere la meraviglia nascosta in ogni momento di prova. Quante cose straordinarie nascono proprio da questi momenti dolorosi! Solo la sofferenza ci farà comprendere, un giorno, la grandezza delle cose stupende operate in noi. 
Diventiamo capolavori del dolore che coniuga nella nostra vita il verbo: immolare : esso comporta anche la presenza del fuoco, che cuocerà la massa di farina che si trasformerà, al suo calore, in pane.
L’acciarino che colpisce la pietra, da cui scaturisce la fiamma, e la pietra che macina il grano e riduce i tanti semi in farina per l’impasto … si completano a vicenda.


Si inizia nel dolore, ma si conclude nella gioia.
 
 
                                                                                                                   Inco

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