IMMOLARE
… coniuga nella nostra vita
il verbo immolare
Una bellissima e
significativa storia di Leonardo da Vinci mi inoltra nel sentiero delle mie «
Parole semplici », per raggiungere, ancora una volta, l’uomo nel suo essere «
dentro »: il suo stato interiore e l’esperienza concreta di fatti vissuti, come
la pietra focaia percossa dall’acciarino.
In tal modo, siamo colpiti
dagli eventi della nostra vita. In questa realtà dolorosa si nascondono, però,
cose stupende che scopriamo solo dopo i loro vari passaggi.
Storiella
di Leonardo da Vinci:
«Pazienza.
Una
pietra, un giorno, colpita dall’ acciarino, si rivoltò sorpresa e indignata:
Ma che cosa ti piglia ? Tu mi hai presa per
qualcun’ altra, perché io non ti conosco. Sicchè lasciami stare, perché io non
ho mai fatto del male a nessuno! L’acciarino, guardandola, le rispose
sorridendo:
Se
tu avrai un po’ di pazienza, vedrai che frutto meraviglioso farò uscire da te.
A
queste parole la pietra si consolò, e con grande pazienza sopportò il martirio
che l’acciarino le affliggeva con le sue percosse. Finché, all’improvviso essa
partorì il meraviglioso fuoco, il quale, con le sue virtù, compiva opere
straordinarie».
Ed ecco che l’estate è
alle porte e inizia la mietitura. Il sole ha già indorato le spighe ed ora esse
vengono raccolte e legate in covoni. Il grano, poi, è vagliato, diviso dalla
pula che il vento sparpaglia nell’aria e, appena pronto, viene macinato nel
vecchio mulino di un antico paese.
Un masso enorme ed
imponente stritola i chicchi maturi. Si odono tanti gemiti: geme il grano sotto
la mola. Se ognuno di essi potesse parlare, direbbe alla pietra:
- Perché mi fai così
male? Io sono piccolo e indifeso. Perché mi riduci in polvere finissima, tanto
da scomparire e perdere la mia identità in quel grosso mucchio di semi ? Cosa
pensi di ottenere da me ?
Ma la mola sa che quella
preziosissima polvere diventerà farina che sarà impastata e resa pane per gli
uomini. E continua, imperterrita, il suo affliggente lavoro di macina, non
certo gradito a quella buona semente che continua a gemere sotto l’immane peso,
ignorando la sua fine, lo scopo, il senso di tanta dolenza.
Diventa la nostra
immagine: siamo inconsapevoli del perché di tante pene che riteniamo inutili e
ci danno solo struggimento. Eppure, ogni pezzo della nostra storia dolorosa
racchiude una speranza di attesa, destinata a dare un significato a quel
lamento che non incute nessuna pietà, almeno così crediamo, in chi ci percuote
o ci stritola duramente e ci fa male.
Allora pensiamo che anche
il cielo sia impietoso, però il cielo ci risponde … ma non sentiamo la sua
voce, perché la nostra mente è sofferente come il nostro corpo e il nostro
spirito.
Leonardo da Vinci, nella
sua storia, ha un richiamo alla pazienza necessaria per saper attendere la meraviglia
nascosta in ogni momento di prova. Quante cose straordinarie nascono proprio da
questi momenti dolorosi! Solo la sofferenza ci farà comprendere, un giorno, la
grandezza delle cose stupende operate in noi.
Diventiamo capolavori del
dolore che coniuga nella nostra vita il verbo: immolare : esso comporta anche la
presenza del fuoco, che cuocerà la massa di farina che si trasformerà, al suo
calore, in pane.
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