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mercoledì 27 agosto 2014

Definizioni - Comprensione

In uno degli antichissimi racconti della storia dell’umanità ricordo l’episodio di un progetto che fu quello di costruire una torre altissima, che raggiungesse il cielo per svuotarlo di ogni divinità. Veniva descritta la nostra razza umana come un gruppo, molto vasto, di uomini che avevano lo stesso linguaggio. Questo li portò a maturare un progetto che risultò, nello svolgimento, nefasto perché il loro intento di raggiungere il cielo, si trasformò in una generale confusione di lingue, per cui non solo quel disegno andò fallito, ma comportò anche la separazione degli uomini che non si capirono più, creandosi nuovi modi di parlare e tanta incomprensione.


Fui colpito da questo racconto che aveva il nome di Torre di Babele, in cui nacque la disarmonia universale delle lingue: ricchezza per il gruppo, ma allontanamento degli individui che persero la loro forma di comprensione. Mi chiesi se quella varietà di lingue fosse stata la vera ragione di tanta disarmonia. Ho capito che a questa fantasia storica soggiaceva una ragione ben più profonda e nascosta: quegli uomini cambiarono linguaggio perché la loro lingua perse il suo valore di comprensione  per diventare strumento di aggressione. La comprensione invece  può essere definita: la forza che è originata dalla comunione. L’umanità portava, dentro di sé, la separazione, e anche se il progetto era unitario, le volontà di realizzarlo nei modi, tempi e forme, erano avverse.
Comprendere non si identifica a capire, ma è accogliere, aprire dentro di sé il varco che rende presente e vivo l’altro. Non si comprenderà mai nessuno se non si è disposti a perdere una costola, come viene descritto in antichi oracoli, che spiegano la creazione del prossimo – donna,  come prodotto elaborato di una costola, sottratta all’uomo.
Nessuno di noi è disposto alla rinuncia di essere privato di un qualcosa che ci costituisce. Così nascono i vari linguaggi, razze, ragionamenti, religioni, società, come un lento processo di allontanamento degli uomini che amano non fondersi, ma separarsi, non accomunarsi ma distinguersi. E se per caso accade qualche fusione, una parte deve primeggiare sull’altra oppure nascono dei vincoli di dipendenza o proprietà, come sono quelli di uomini partoriti da altri e che chiamiamo figli. Eppure tutto ci invita a comprenderci, a unirci, a fonderci in una comunione dalla quale possono nascere progetti condivisi. Ma questo non accade perché è sparita dall’uomo quella forza che unisce, e di conseguenza sta lentamente sparendo la comprensione tra gli esseri umani.
La comprensione non può neanche confondersi o identificarsi alla pura condivisione, che comporta sempre un dividere. È pur vero che questo ci avvicina alla comprensione, ma essa è molto di più che una condivisione: è partecipazione che porta alla comunione. Condividere qualsiasi cosa è farne uso comune, ma non è mai appartenenza, appropriazione perché si rimane sempre, nella migliore delle situazioni, all’uso comune di un bene, che però resta estraneo a chi lo utilizza.
La vera comprensione è fusione, identificazione, che va oltre ogni naturale appartenenza. Comprenderemo il nostro prossimo solo quando diventiamo  una sola cosa, e questo ci porta a vivere un’unità superiore in cui si è veramente trasfigurati nell’altro, senza però perdere la propria identità. Come ciò possa essere possibile è solo faccenda di esperienza personale, in cui interviene un elemento di fondamentale importanza, molto legato all’empatia: è l’amore, non in quanto puro sentimento, ma come forza di identificazione, mediante la quale ci si apre all’altro in una comunione di vita. Comprendere, quindi, non è solo un fatto di conoscenza pura e semplice, ma è un convivere la stessa realtà in una identità di esperienza. Sono tante, in tal senso, le conoscenze interpersonali, ma pochissime le «comprensioni» interpersonali. Sta sparendo l’amore vero che è coinvolgimento mentre ci stiamo incamminando, sempre di più, sulla strada della pura conoscenza, che rende gli uomini distanti, anche se apparentemente consapevoli di aspetti dell’altro. 
Forse il suggerimento più significativo ci viene da questa bambina che sembra non voler vedere le brutture della vita. Nel buio di tante situazioni non dimentichiamo mai che viviamo immersi in un mare nel quale rischiamo di essere semplici ombre.

                                                                Lorenzo

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