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lunedì 23 giugno 2014

Vademecum - Violetta


VIOLETTA

« La mia virtù – simbolo

 è l’umiltà »



L’inverno si stava accomiatando dai suoi amici.
Sentivo il fischiare dei merli e scorgevo gli alberi già carichi di gemme che lo salutavano. Tutta la  natura, grata, gli diceva « Addio ! »,  e lui, tristemente, si dirigeva verso la stazione di partenza. Quell’omino, ancora imbiancato di neve, ha ceduto il posto alla giovane primavera, inghirlanda di fiori profumati.
In un bel clima temperato fresco, al primo apparire del sole, ecco che si schiudevano le gemme.
Sentivo bisbigliare, tra le foglioline di una macchia verde, dei fiorellini leggiadri che emanavano un delizioso profumo. Erano le delicate viole, timidamente nascoste. Mi avvicinai, le cercai, le chiamai e una di esse mi si presentò:
« Sono una viola, chiamata anche mammola e la mia virtù-simbolo è l’umiltà ».
All’improvviso mi venne un’idea. C’era una cara persona inferma che, ogni giorno, andavo a trovare all’ ospedale. In quel luogo triste si perde la cognizione del tempo, delle ore, dei giorni, delle stagioni. Desideravo tanto portare al mio amico un annuncio di gioia, un tocco primaverile, un’aria speranzosa, per cui non ho esitato a manifestare al piccolo, umile fiore, il mio pensiero.
Mi ascoltò, prima addolorato e, poi, mosso a compassione, mi disse subito:
« Coglimi e portami con te ! Voglio essere, per questo nostro comune amico, l’inizio di una nuova primavera».
Io  risposi: « Ma dovrò strapparti dalla tua pianta, e tu non vivrai per molto tempo in quel posto  di solitudine e di sofferenza ».
Riprese: « Il mio sole sarà il suo male, ed io sarò il suo respiro profumato e diventerò speranza nel suo cuore».
Colsi allora quella tenera violetta, adornandola con qualche fogliolina. Poi andammo insieme all’ospedale e il piccolo fiore si offerse a quel povero uomo sofferente che lo guardò e respirò, con un sorriso, il suo profumo.
Nel cuore di quel malato si riaccese un sogno, che si era assopito: il desiderio di guarire non per se stesso, ma per gli altri.
E accadde che da quel giorno incominciò ad attendere la sua primavera, giunta sì, con molto ritardo, ma grazie a quel fiore e al suo dono umile, miracolosamente arrivò, mentre per quella mammoletta, la sua vita, al termine del giorno, si spense in un dolce riposo.

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