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lunedì 30 giugno 2014

Vademecum - Malva




MALVA
… è il simbolo  del perdono 



È accaduto, questa mattina, in uno studio medico, che un antibiotico aggredì duramente un povero fiore di malva.
« Ma chi ti credi di essere ? Sei solo un’erbaccia campestre che cresce allo stato selvatico ! Eppure tutti ti cercano, fanno il tuo nome, ti qualificano nel campo di varie patologie: infezioni, gonfiori, dolori intestinali ed altro. Sei anche una pianta rinfrescante, dicono taluni, per non dire tanta gente.  Per me non vali niente.
Guarda me, invece, mi hanno perfino incapsulato per proteggere la mia medicina favolosa, molto pregiata. Sono l’antibiotico e risolvo tutti i problemi. Mi hanno preparato in uno dei più noti laboratori di cui non ti faccio il nome e sono rinomato per la mia grande capacità di curare i mali che, indegnamente, tu pretendi di curare. Sono stimato dai più noti scienziati dell’intero pianeta e scelto da tanti dottori. Come godo quando leggo il mio nome scritto sulle loro ricette! Non vedi ? Mi si deve comprare a caro prezzo perché valgo. Come puoi osare sostituirti a me e disonorarmi? Datti una calmata e ritirati in solitudine! Aria, ci sono io! ».
Il piccolo fiore di malva non proferì parola per difendersi. Provò amarezza per l’offesa ingiusta, senza alcun risentimento. Nel suo cuore tutto si volgeva in bene verso il suo nemico, ed ebbe pensieri di perdono. La malva è, infatti, il simbolo del perdono. Osa dire soltanto:
« Pitagora, il famoso filosofo e matematico dell’antica Grecia, riferendosi alle enormi virtù della mia pianta, scrisse: - Semina la malva, ma non mangiarla; essa è un bene così grande da doversi riservare al nostro prossimo, piuttosto che farne uso con egoismo per il nostro vantaggio - .
Vedi, io non cerco onori per me, non vanto nulla, come fai tu. Eppure ho tante proprietà, anche se disprezzate da te. Cerco solo, modestamente, di rendermi utile agli altri. È l’amore per il mio prossimo che conta e che ora mescolo al mi perdono per te. Voglio essere, per chi mi avversa, l’immagine del perdono ».
L’antibiotico masticava amaro e continuò a borbottare sottovoce parole incomprensibili. Era troppo orgoglioso per dar delle scuse alla sua rivale: ad alta voce… mai! Magari, poi, in sordina, certamente sì, ma senza allargarsi troppo.

Pensiero del giorno - 30 giugno 2014


Pensiero del giorno - 29 giugno 2014


Pensiero del giorno - 28 giugno 2014


sabato 28 giugno 2014

Luce





Luce

lasciati bagnare

dalla luce!

 

Cammini nella  nebbia di questo mondo senza riferimenti, perso in te stesso, assente dagli altri, distante dal cielo. Cammini verso un orizzonte che vedi straniero, perché non ti offre, come speri tu, una meta sicura.
Ti cerchi, chiamandoti ad alta voce, ma non ti rispondi. Vivi la precarietà nella tua storia: un lavoro precario, una famiglia precaria, degli amici precari, un’esistenza precaria e, precari anche i tuoi rapporti con il mondo che ti circonda.
Tutto ti sfugge di mano e non riesci, in alcun modo, ad afferrare alcuna cosa e chiederle: perché scappi lontano da me ? E ti senti solo, abbandonato, tradito, mentre una fitta nebbia ti avvolge e … 

Pensiero del giorno - 27 giugno 2014


giovedì 26 giugno 2014

Vademecum - Magnolia



MAGNOLIA

« sono l’immagine simbolica

della perseveranza »

 
 
Su uno degli alberi più belli, per il fogliame e i fiori, sono spuntati freschi boccioli.
È l’albero della magnolia, dalle foglie lucide sempreverdi odorose e dalla fioritura profumatissima. È tanto alto, sui quindici o venti metri, da sembrargli di essere vicinissimo al cielo e, per questo, è particolarmente felice perché uno dei suoi fiori si espanderà proprio lassù, in cima, regalando al vento  la sua fragranza, perché la diffonda nell’aria.
E così, mentre il sole fa capolino dietro la verde collina, il fiore bianco sboccia solitario, bagnato dalla luce, e sorride alla natura che l’accoglie festante. Gi uccellini lo rallegrano con i loro canti e gli animali del posto gli danno il benvenuto. Un gregge passa belando, mentre una pecorella rallenta il passo, distanziandosi dalle altre per fermarsi a guardarlo.
Elude la vigilanza del pastore e l’attenzione del vecchio cane da guardia, guercio, che vede solo una parte del gregge e per di più sfocata.
La pecora si è distesa all’ombra dell’albero. Sa che il piccolo fiore le narrerà una storia che riguarda una virtù attribuita alla magnolia: la perseveranza.
Anch’io mi avvicino pian piano, desiderosa di ascoltarla.
« C’era una volta un bocciolo di magnolia che aveva deciso di non aprirsi alla luce. Aveva già percorso molta strada e non intendeva affatto proseguire. Persisteva, con fermezza, a restare bocciolo, impegnarsi nel suo progresso comportava fatica, sforzo … Ma cosa accadde allora ?
Non molto tempo dopo subì la pena dovuta alla sua ostinazione. Non permise al sole di asciugare la sua corolla e la rugiada del mattino, tenendo sempre umidi i suoi petali, li fece marcire. Non ricevendo il calore e la luce dei raggi solari, il suo picciolo si staccò dal ramo e l’incostante bocciolo cadde ai piedi dell’albero. Solo la terra, pietosa, l’assunse come suo concime.
La perseveranza è quella virtù che ti fa sviluppare nella tua crescita interiore » disse il fiore di magnolia, rivolgendosi a me. Aveva scorto, dall’alto, la mia presenza nascosta.
« Ricorda bene: determinazione e assiduità nei tuoi propositi, sempre!
Impara da me: sono l’immagine simbolica delle perseveranza che segue tutte le tappe dello sviluppo, fino alla fine, senza mai arrestarsi ».
Io rimango in silenzio, guardando la pecorella che raggiunge il suo gregge, ormai lontano.

Pensiero del giorno - 26 giugno 2014


mercoledì 25 giugno 2014

Pensiero del giorno - 25 giugno 2014


martedì 24 giugno 2014

Pensiero del giorno - 23 giugno 2014


Pensiero del giorno - 24 giugno 2014



lunedì 23 giugno 2014

Vademecum - Violetta


VIOLETTA

« La mia virtù – simbolo

 è l’umiltà »



L’inverno si stava accomiatando dai suoi amici.
Sentivo il fischiare dei merli e scorgevo gli alberi già carichi di gemme che lo salutavano. Tutta la  natura, grata, gli diceva « Addio ! »,  e lui, tristemente, si dirigeva verso la stazione di partenza. Quell’omino, ancora imbiancato di neve, ha ceduto il posto alla giovane primavera, inghirlanda di fiori profumati.
In un bel clima temperato fresco, al primo apparire del sole, ecco che si schiudevano le gemme.
Sentivo bisbigliare, tra le foglioline di una macchia verde, dei fiorellini leggiadri che emanavano un delizioso profumo. Erano le delicate viole, timidamente nascoste. Mi avvicinai, le cercai, le chiamai e una di esse mi si presentò:
« Sono una viola, chiamata anche mammola e la mia virtù-simbolo è l’umiltà ».
All’improvviso mi venne un’idea. C’era una cara persona inferma che, ogni giorno, andavo a trovare all’ ospedale. In quel luogo triste si perde la cognizione del tempo, delle ore, dei giorni, delle stagioni. Desideravo tanto portare al mio amico un annuncio di gioia, un tocco primaverile, un’aria speranzosa, per cui non ho esitato a manifestare al piccolo, umile fiore, il mio pensiero.
Mi ascoltò, prima addolorato e, poi, mosso a compassione, mi disse subito:
« Coglimi e portami con te ! Voglio essere, per questo nostro comune amico, l’inizio di una nuova primavera».
Io  risposi: « Ma dovrò strapparti dalla tua pianta, e tu non vivrai per molto tempo in quel posto  di solitudine e di sofferenza ».
Riprese: « Il mio sole sarà il suo male, ed io sarò il suo respiro profumato e diventerò speranza nel suo cuore».
Colsi allora quella tenera violetta, adornandola con qualche fogliolina. Poi andammo insieme all’ospedale e il piccolo fiore si offerse a quel povero uomo sofferente che lo guardò e respirò, con un sorriso, il suo profumo.
Nel cuore di quel malato si riaccese un sogno, che si era assopito: il desiderio di guarire non per se stesso, ma per gli altri.
E accadde che da quel giorno incominciò ad attendere la sua primavera, giunta sì, con molto ritardo, ma grazie a quel fiore e al suo dono umile, miracolosamente arrivò, mentre per quella mammoletta, la sua vita, al termine del giorno, si spense in un dolce riposo.

domenica 22 giugno 2014

Pensiero del giorno - 22 giugno 2014



sabato 21 giugno 2014

Dedizione

 
 
 
 
DEDIZIONE
GLI ALTRI CI ATTENDONO
 
La nostra vita è un intervallo di tempo scandito da ore, minuti, secondi; da mesi ed anni che passano fugaci, senza ritorno. Come usiamo questo nostro tempo? Sappiamo farne tesoro o lo sciupiamo inutilmente, vivendolo solo per noi stessi?
Leggiamo, insieme, questa poesia di Trilussa:
 
« Accidia
In un giardino, un vagabonno dorme
accucciato per terra, arinnicchiato (= rannicchiato),
che manco se distingueno le forme.
Passa una guardia: - Alò ! – dice – Cammina! –
Quello se smucchia (= si tira su e si ricompone)
e j’arisponne: - Bravo!
Me sveji proprio a tempo! M’insognavo
che stavo a lavorà ne l’officina !».
 
Chissà, quante volte, nei momenti di tristezza e di malinconia, in seguito a fallimenti e delusioni, siamo stati anche noi un po’ vagabondi. È quel sentire il mondo estraneo, nemico, il desiderio di staccare con tutto e con tutti, che ti porta, pian piano, a un sorta di pigrizia interiore, di abbandono della propria esistenza, di smarrimento nella propria inerzia.
Per questo ho scelto un titolo che si contrappone alla pigrizia: dedizione.
 

Pensiero del giorno - 21 giugno 2014

 

venerdì 20 giugno 2014

Pensiero del giorno - 20 giugno 2014

 

giovedì 19 giugno 2014

Pensiero del giorno - 19 giugno 2014


mercoledì 18 giugno 2014

Vademecum - Girasole



 
GIRASOLE

 
 
« SONO IL SIMBOLO
DELLA PREGHIERA »


 
 

 

 



       “ Cri… cri… cri… cri… 
        Uffa! Che caldo, non resisto più, vado via! “ borbotta tra i girasoli il grillo canterino che, dopo aver esibito tutto il suo lungo repertorio di canti notturni, si congeda dal suo fiore giallo. Intanto il sole già è apparso nel cielo.
       “No, aspetta ancora un po’, non andare, non lasciarmi solo ! “, implora il girasole che, tristemente, resta immobile sul suo lungo fusto solitario.
       Ma l’animaletto è già schizzato via, cercando riparo tra le foglie di un albero della campagna, in attesa della notte che verrà.
       Siamo in piena estate e l’aria brucia nella pianura dorata dove i girasoli preferiscono abitare, scegliendo terreni profondi, freschi e sostanziosi.
       Parecchi spruzzatori, disposti in punti diversi li irrigano con abbondante acqua, che genera frescura. Essi si divertono tanto a girare in tondo. La temperatura alta scalda molto la pianura. C’è afa.
Io mi avvicino al campo e ad un tratto mi pare di udire la voce del fiore che mi chiama:
           “ Ehi, tu, chi sei ? Avvicinati, ti voglio parlare ! “.
Ha proprio desiderio di condividere con qualcuno i suoi pensieri. Mi racconta:
“ Sono un girasole. Mi piace il clima temperato, caldo, pieno di sole. Somiglio ad una margherita, ma sono gigantesca, con i miei petali gialli. Al centro, nel mio cuore, ci sono tanti capolini con dei semi da cui si estrae, a maturazione, un olio combustile leggero e gustoso. Questi miei piccoli semi attingono forza dall’astro solare per svilupparsi. Ecco perché, durante tutto il giorno, seguo i passi del sole, nel suo percorso.
Mi dicono, per tal motivo, che sono il simbolo della preghiera  perché il mio cuore è sempre rivolto al cielo, con i miei pensieri e sentimenti.
Segui anche tu questa strada di luce per progredire nella conoscenza della virtù orante che si dirige, continuamente, verso la sorgente luminosa.
Fa’ sì che la virtù della preghiera  abbia un posto privilegiato nell’intimità del tuo spirito.