IL DELFINO DI PIETRA
Sono entrata, un giorno, in un meraviglioso giardino, attratta da un qualcosa che mi sfuggiva. Quante aiuole fiorite e piante lo adornavano! Il sole vi passeggiava, irradiando la sua luce e contemplando una fontana particolare.
Questa era
irrorata da tanti zampilli. Il più originale era quello di un delfino di
pietra, che spruzzava acqua dalla bocca in una grande vasca. In essa nuotavano
molti pesciolini di colori e specie diversi. Giravano in tondo nel fontanile
circolare. I piccoli giocavano a tirarsi la coda o a nascondersi nelle rocce
giacenti nel fondo. Si sentivano come protetti da quel grosso animale marino e
amavano mettersi nel punto in cui il suo getto d’acqua picchiettava la
superficie limpida e fresca della fonte, creando tante bollicine frizzanti e
gioiose.
Gli domandavano:
- Perché sei sempre fermo in quel posto ? Te ne stai là solitario a guardarci con un aria triste ed infelice.
Dài, vieni con noi, scendi da lassù !
- Perché sei sempre fermo in quel posto ? Te ne stai là solitario a guardarci con un aria triste ed infelice.
Dài, vieni con noi, scendi da lassù !
Ma il delfino
non rispondeva se non con i suoi spruzzi armoniosi. Era di pietra dura, esposta
alle intemperie e all’inclemenza dei venti. Eppure sembrava un delfino vero,
con i suoi occhi di vetro, color celeste. Trovava vita in quell’acqua che
zampillava, donandola ai suoi piccoli amici.
La mia fantasia
lo rivestiva di colori e di bellezza. Lo sentivo vivo. Mi guardava e mi parlava
del suo mare, dei suoi salti acrobatici, delle sue avventure. Quel delfino di
pietra era ciò che mi attraeva. Era presente dentro di me. Quando uscì dalla
mia fantasia, lo rividi così com’era, però, come se avesse assunto un’ aria felice.
Ritornò a
proteggere quei pesci così buffi, con i loro occhi tondi e la bocca aperta,
sempre pronta ad acchiappare qualcosa che io non vedevo. Egli era stato
riammesso nel suo piccolo mare che accoglieva tutti i riverberi della luce del
cielo.
Non fidarti della tua durezza!
Inco
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