GUARDIA FORZATA
Una
gatta trasportava i suoi gattini, appena nati, in un luogo più riparato.
Riusciva a passare, tranquillamente, accanto all’abitacolo di una cagnetta
mentre dormiva. Riuscì nel tragitto con i primo cinque, ma non con il sesto.
Gli occhi della bestiolina si aprirono anzitempo, facendo scattare l’allarme
nel suo cervello. Con un salto fulmineo le corse appresso e, alla gatta, il
micio le scappò di bocca, per la paura. Non ritornò più a prenderlo.
Il
gattino restò solo, smarrito e impaurito, con i suoi miagolii strazianti. La
cagnetta, allora, presa dal rimorso lo portò nella sua cuccia accanto ai suoi
piccoli. Lo nutrì e ne ebbe cura e lo amò come gli altri. I cagnolini, poi furono
regalati ad altre persone. Rimase solo il gattino, considerato come un membro
della famiglia.
Essa
gli insegnava la sua lingua, i suoi modi ed abitudini, i suoi gusti ed i suoi
versi. Il piccolo animale era, però, restio nell’apprendimento canino.
Gli
diceva:
- Piccolo mio, quando cammini o
corri, caccia lingua, se no t’affoghi e quando vedi il padrone, scodinzola.
La
notte l’obbligava a montar la guardia, bloccandogli la coda con la zampa, per
non farlo scappare e poi lo ammoniva:
- Dài, Nerino, abbaia come la mamma: Bau … Bau … Bau …
E
lui di contro:
- Miao
… Miao … Miao
…
Non è possibile modificare i
tratti della natura anche quando sei circondato d’amore. Al limite puoi solo
far finta di essere quello che non sei.
Inco
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