La maestra aveva organizzato tutto per
la gita del giorno dopo. Una raccomandazione: portare l’ombrello perché ci
sarebbe stato la possibilità di una pioggia. Violetta, una bimbetta di sei
anni, aveva organizzato il suo zainetto e vi aveva caricato dentro il suo
piccolo parasole. Era stato il regalo della nonna, il giorno del suo
compleanno.
Ma l’indomani il cielo pur carico di
nuvole, non versò una sola goccia della prevista pioggia. Tranne Violetta,
nessuna delle bambine aveva portato l’ombrello. Fu così che all’ora di pranzo
le amichette incominciarono a prendere il giro Violetta, l’unica che aveva
portato l’ombrellino, caricato nel suo piccolo zaino. per far questo aveva
dovuto lasciare uno dei panini al formaggio e marmellata, preparato dalla mamma
e che era una golosità tanto, desiderata dalla piccola. La maestra, all’ora di
pranzo, osservava le sue piccole allieve e guardano Violetta, con il suo ombrellino,
rivolse alle ragazzine questa domanda: « Ditemi se qualcuno di voi sa cosa sia
la fiducia ». Tutte tacquero perché la domanda era troppo difficile per loro.
Ma la maestra soggiunse: la fiducia è portare l’ombrello anche quando non
piove, perché Violetta si è fidata del consiglio della sua maestra ». poi
rivolta alla sua piccola allieva chiese:
« Ma perché hai portato il tuo ombrellino, se non pioveva ? ». e la
piccola rispose: « perché ho creduto in lei maestra, e quando non ho visto
cadere neanche una goccia di pioggia, mi sono detto: forse bisogna aspettare che vengano le
nuvole, che ora non ci sono ».
« Sì, rispose Violetta, perché se metto
in dubbio una sola volta quello che lei dice, mi entrerà il dubbio tutte le
altre volte.
Questo racconto mi ha fatto molto
riflettere, mettendo in crisi la mia ricerca della verità a fronte dell’essere
fede a ciò che si ascolta.
È vero che non bisogna accettare le cose
a scatola chiusa, ma è anche da riflettere sul poco affidamento che prestiamo
al prossimo, in quale vale per quel tanto che di profitto mi procura. Ma è
proprio questa la strada, oppure nell’ affidamento c’è anche lo spazio per le
delusioni, le mancanze, l’attendere che le nuvole non ci siano ora, ma verranno
dopo ?
Avvicinai col mio pensiero la figura di
Violetta, e le chiesi?
« Ma non ti pare che la tua fiducia
nella maestra forse non andava verificata sui fatti ? Il credere ciecamente non può diventare un pericolo
e una delusione per chi ha posto tutta la sua vita al servizio delle cose
credute ? ».
La piccola non mi rispose. Ma mi
commossero i suoi occhi di speranza: non importava tanto la pioggia quanto il
suo attaccamento alla maestra. Questo mi fece capire che la fedeltà è un grande
dono e che tollera anche cose che non si realizzano, ma non perde mai quel
legame intimo che intercorre tra le persone. La fedeltà non è dabbenaggine o
credulità. Quella bambina che portò l’ombrello non se la prese con la maestra
che aveva preannunciato una pioggia, mai caduta, né con le amichette che la
sbeffeggiavano. Essere fedeli è volgere lo sguardo oltre le umani
vicissitudini. Violetta, pur piccolina, non volle interrompere il suo legame di
fiducia con la maestra. Non si sentiva ingannata ma solo speranzosa di una
nuova giornata con nuvole cariche d’acqua, che si sarebbe riversata sulla
terra. Il suo ombrellino non lo ha messo da parte, ma conservato gelosamente
nel suo zainetto per la futura pioggia.
Chi è fedele non è portato ad accusare,
non se la prende con gli altri. La fedeltà è una virtù che non è mai delusa,
perché sa che un sottile filo d’amore lega gli uomini, fino a renderli tutti partecipi
di un progetto futuro, dove si aprono spazi anche per le delusioni. Ma questo
lo capiva solo Violetta.
0 commenti:
Posta un commento