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sabato 21 marzo 2015

La mia vita? La chiamo speranza.





LA MIA VITA ?

LA CHIAMO SPERANZA

Io non so cosa sarebbe stata la mia  vita senza la speranza. Mi sarei persa, certamente. Ma, come una pietra bianca era stata lasciata su una strada, senza precisare la traccia: piccola freccia segnaletica di cui sono la sola a comprenderne il senso e chi ce l’aveva posta là.
Ti chiedo:
- Puoi forse capire la vita se non sperimenti la morte ? Parlo di vita e di morte tradotte nelle ore delle tue giornate, così come esse si presentano.
Mi potresti rispondere:
- Ma vi può essere speranza quando i tempi che viviamo ci appaiono pieni di lutti e di ombre e le notizie che ci giungono, quotidianamente, annotano soltanto eventi tristi?
- È vero, però la speranza è un dono e una forza che alberga nel tuo cuore, non la trovi fuori ma dentro di te. Non vedo, ad esempio, come puoi gioire per la nascita della primavera se non hai provato prima il desolato inverno. La gioia non è gustata pienamente se non da chi ha testato il suo opposto: la tristezza.
Se vuoi, ti invito a seguirmi per i sentieri silenziosi della contemplazione. Le cose che sono intorno a noi ci parlano e diventano segni preziosi per il nostro cammino interiore.

Già vedo un nido d’ uccelli abbandonato su un albero. È rimasto solo in questa fredda stagione, stretto tra i rami secchi e spogli. Eppure è un presagio di bene, l’augurio di una vita che, un giorno, verrà. Ora attraversa le sue vicissitudini: sottomesso alle bizzarrie del vento che dispiega tutta la sua energia per buttarlo giù. È in balia delle intemperie: affidato alla pioggia, alla grandine, alla neve e chiuso nella morsa del freddo e del gelo. Eppure resta fermo al suo posto, come il simbolo della speranza, come promessa di gioia. Diventa l’espressione di una rinascita.
L’inverno ha composto la sua musica mesta ed ha intonato i suoi canti affligenti per «consolarlo». Odo, dentro di me, i suoi lamenti che raggranellano nel profondo del mio essere anche i lamenti di un tempo passato: riemergono, senza volerlo. Pensavo di averli dimenticati, invece, erano solo assopiti. Ho capito allora che la speranza va vissuta in ogni evento della nostra esistenza, volta per volta, fino alla fine con paziente attesa e perseveranza.
Sosto ancora sotto l’albero dove il nido vuoto annuncia il ritorno della vita. È rimasto intatto così come lo avevano costruito gli uccelli, senza subire mutamenti. Mi parla con l’entusiasmo di chi sa attendere, silenziosamente, senza lagnanze né dolo o di chi sa orientare, verso il sole nascente, l’anelito della promessa d’una prossima primavera. Attraverso le sue parole ho capito che non c’è altra via che la notte, per arrivare all’alba. E il filo conduttore è la speranza, somigliante anche ad una fiamma che attraversa lo spessore delle tenebre.
Per questo ho pensato di chiamare la mia vita: Speranza. Essa mi conduce ancor più lontano, inoltrandomi in un mistero profondo che dissipa ogni dubbio. Un pensiero si ripete sempre nel mio cuore: credo perché spero, spero perché amo.
Domani si schiuderanno le gemme e le foglie novelle nasconderanno il nido. Faranno ritorno gli uccellini alla loro dimora e la abbelliranno. Si udranno nuovamente i loro cinguettii e il pigolio dei piccoli. E l’albero, con il suo nido, sarà felice in quell’aria di festa, ricolma di gioia primaverile.

 


                        Ricorda :

Pensa anche
alla storia meravigliosa
di un piccolo seme,
nell’oscurità della terra,
che porta in sé il ricordo della vita
e l’aspirazione alla luce.
E sarà proprio la vita che,
germogliando, fenderà l’oscurità
e sorgerà in un’ alba radiosa.
Così è in te
il cammino della speranza:
parte dal tuo buio,
dove tu non credi,
per aprirsi al cielo.
Un giorno, tu sarai illuminato
e chiamato da una Luce che,
da sempre, ti attende…

                                                 Inco

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