LA MIA VITA ?
LA CHIAMO SPERANZA
Io non so cosa sarebbe stata la mia vita senza la speranza. Mi sarei persa,
certamente. Ma, come una pietra bianca era stata lasciata su una strada, senza
precisare la traccia: piccola freccia segnaletica di cui sono la sola a
comprenderne il senso e chi ce l’aveva posta là.
Ti chiedo:
-
Puoi forse capire la vita se non
sperimenti la morte ? Parlo di vita e di morte tradotte nelle ore delle tue
giornate, così come esse si presentano.
Mi potresti rispondere:
- Ma vi può essere speranza quando i
tempi che viviamo ci appaiono pieni di lutti e di ombre e le notizie che ci
giungono, quotidianamente, annotano soltanto eventi tristi?
- È vero, però la speranza è un dono e
una forza che alberga nel tuo cuore, non la trovi fuori ma dentro di te. Non
vedo, ad esempio, come puoi gioire per la nascita della primavera se non hai
provato prima il desolato inverno. La gioia non è gustata pienamente se non da
chi ha testato il suo opposto: la tristezza.
Se vuoi, ti invito a seguirmi per i sentieri silenziosi della
contemplazione. Le cose che sono intorno a noi ci parlano e diventano segni
preziosi per il nostro cammino interiore.
Già vedo un nido d’ uccelli abbandonato su un albero. È
rimasto solo in questa fredda stagione, stretto tra i rami secchi e spogli.
Eppure è un presagio di bene, l’augurio di una vita che, un giorno, verrà. Ora
attraversa le sue vicissitudini: sottomesso alle bizzarrie del vento che
dispiega tutta la sua energia per buttarlo giù. È in balia delle intemperie: affidato
alla pioggia, alla grandine, alla neve e chiuso nella morsa del freddo e del
gelo. Eppure resta fermo al suo posto, come il simbolo della speranza, come
promessa di gioia. Diventa l’espressione di una rinascita.
L’inverno ha composto la sua musica mesta ed ha intonato i
suoi canti affligenti per «consolarlo». Odo, dentro di me, i suoi lamenti che
raggranellano nel profondo del mio essere anche i lamenti di un tempo passato:
riemergono, senza volerlo. Pensavo di averli dimenticati, invece, erano solo assopiti.
Ho capito allora che la speranza va vissuta in ogni evento della nostra
esistenza, volta per volta, fino alla fine con paziente attesa e perseveranza.
Sosto ancora sotto l’albero dove il nido vuoto annuncia il
ritorno della vita. È rimasto intatto così come lo avevano costruito gli
uccelli, senza subire mutamenti. Mi parla con l’entusiasmo di chi sa attendere,
silenziosamente, senza lagnanze né dolo o di chi sa orientare, verso il sole
nascente, l’anelito della promessa d’una prossima primavera. Attraverso le sue
parole ho capito che non c’è altra via che la notte, per arrivare all’alba. E
il filo conduttore è la speranza, somigliante anche ad una fiamma che
attraversa lo spessore delle tenebre.
Per questo ho pensato di chiamare la mia vita: Speranza. Essa mi conduce ancor più
lontano, inoltrandomi in un mistero profondo che dissipa ogni dubbio. Un
pensiero si ripete sempre nel mio cuore: credo
perché spero, spero perché amo.
Domani si schiuderanno le gemme e le foglie novelle
nasconderanno il nido. Faranno ritorno gli uccellini alla loro dimora e la
abbelliranno. Si udranno nuovamente i loro cinguettii e il pigolio dei piccoli.
E l’albero, con il suo nido, sarà felice in quell’aria di festa, ricolma di
gioia primaverile.
Ricorda :
Pensa anche
alla storia meravigliosa
di un piccolo seme,
nell’oscurità della terra,
che porta in sé il ricordo della vita
e l’aspirazione alla luce.
E sarà proprio la vita che,
germogliando, fenderà l’oscurità
e sorgerà in un’ alba radiosa.
Così è in te
il cammino della speranza:
parte dal tuo buio,
dove tu non credi,
per aprirsi al cielo.
Un giorno, tu sarai illuminato
e chiamato da una Luce che,
da sempre, ti attende…
Inco
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