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giovedì 12 marzo 2015

Vademecum - Colombina



COLOMBINA
il simbolo
dell’amore nascosto

 
Sorge, sulla parte più alta di un antico paesino, un vecchio castello. Un tempo era uno splendore, ma con gli anni è andato un po’ in rovina.
In una delle fenditure rocciose della sua facciata, aveva trovato riparo una colomba bianca. Si muoveva con voli bassi, radenti al suolo, per via di una zampa rotta nella stretta morsa di una tagliola.  Poverina, provava ancora dolore ! Ogni mattina, all’alba, raggiungeva faticosamente un lago vicino per fare un bagno e dare un po’ di vigore alle sue ali.  Poi, faceva ritorno alla sua dimora e vi restava, in paziente attesa di un insetto che le passasse accanto o di quei pochi grani che i visitatori le tiravano. Ma non riusciva mai ad afferrarne uno perché le altre colombe arrivavano prima. 

Viveva sola, accolta solo dal suo stesso silenzio che l’avvolgeva, facendole sentire una profonda solitudine. Non somigliava alle sue compagne che amavano volteggiare in alto, con ampi voli e tuffarsi nelle acque del lago con fare solenne. Provava il dolore dell’emarginazione, del rifiuto come disprezzo. Era umiliata per la sua inattitudine nel volare e per la sue penne bianche che non riflettevano nessun colore alla luce del sole, come le loro.
Un bel mattino, sbocciò accanto alla sua fessura un meraviglioso fiore, accompagnato da una graziosa ape. Era primavera e l’aria mite invitava a gustare la gioia di una rinascita della natura. La colomba guardò con stupore quell’incantevole fiore, accanto al suo abitacolo che, ora, acquistava un tono poetico. Gli chiese : « Ma tu, chi sei ? ». Le rispose : « Io sono il simbolo dell’ amore nascosto . Mi trovavo fra quei grani che la gente ti buttava e che le tue avversarie beccavano prima di te. Un giorno, una di esse si lasciò sfuggire dal becco un piccolo seme: ero io. Ho messo radici nclla terra umida che mi nutriva teneramente e che mi raccontava, durante la crescita della mia pianta, la tua storia. Mi parlava delle tue paure, dei dolori sofferti, delle offese subite e poi della tua prigionia nella fenditura per l’incapacità di volare. Vedi, non è un caso, ma il mio nome somiglia al tuo, mi chiamano Colombina.
Voglio donarti il mio amore nascosto che possiede una forza tale da farti vincere ogni ostacolo. E il fiore aprì i suoi petali e si lasciò bagnare dalla luce del sole che trasmise, in luminosi riflessi, sulla bianche piume della colomba, donando energia alle sue ali. Ad un tratto essa si alzò in volo verso il cielo azzurro, sorvolando il limpido lago dove vide riflessa la sua immagine. Improvvisamente tutte le colombe frenarono i loro voli, precipitando nelle acque lagunari, che accolsero la loro amara ed umiliante caduta.
Intanto la bianca colomba spaziava, libera, nell’immensità, in un volo fantastico, spingendosi verso un orizzonte sconfinato. Portava nel cuore l’amore nascosto di quel piccolo fiore, la Colombina, che le aveva restituito una vita nuova.

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