COLOMBINA
… il simbolo
dell’amore nascosto
Sorge, sulla
parte più alta di un antico paesino, un vecchio castello. Un tempo era uno
splendore, ma con gli anni è andato un po’ in rovina.
In una delle
fenditure rocciose della sua facciata, aveva trovato riparo una colomba bianca.
Si muoveva con voli bassi, radenti al suolo, per via di una zampa rotta nella
stretta morsa di una tagliola. Poverina,
provava ancora dolore ! Ogni mattina, all’alba, raggiungeva faticosamente un
lago vicino per fare un bagno e dare un po’ di vigore alle sue ali. Poi, faceva ritorno alla sua dimora e vi
restava, in paziente attesa di un insetto che le passasse accanto o di quei
pochi grani che i visitatori le tiravano. Ma non riusciva mai ad afferrarne uno
perché le altre colombe arrivavano prima.
Viveva sola,
accolta solo dal suo stesso silenzio che l’avvolgeva, facendole sentire una
profonda solitudine. Non somigliava alle sue compagne che amavano volteggiare
in alto, con ampi voli e tuffarsi nelle acque del lago con fare solenne.
Provava il dolore dell’emarginazione, del rifiuto come disprezzo. Era umiliata
per la sua inattitudine nel volare e per la sue penne bianche che non
riflettevano nessun colore alla luce del sole, come le loro.
Un bel mattino,
sbocciò accanto alla sua fessura un meraviglioso fiore, accompagnato da una
graziosa ape. Era primavera e l’aria mite invitava a gustare la gioia di una
rinascita della natura. La colomba guardò con stupore quell’incantevole fiore,
accanto al suo abitacolo che, ora, acquistava un tono poetico. Gli chiese : «
Ma tu, chi sei ? ». Le rispose : « Io sono il simbolo dell’ amore
nascosto . Mi trovavo fra quei grani che la gente ti buttava e che le
tue avversarie beccavano prima di te. Un giorno, una di esse si lasciò sfuggire
dal becco un piccolo seme: ero io. Ho messo radici nclla terra umida che mi
nutriva teneramente e che mi raccontava, durante la crescita della mia pianta,
la tua storia. Mi parlava delle tue paure, dei dolori sofferti, delle offese
subite e poi della tua prigionia nella fenditura per l’incapacità di volare.
Vedi, non è un caso, ma il mio nome somiglia al tuo, mi chiamano Colombina.
Voglio donarti
il mio amore nascosto che possiede una forza tale da farti vincere
ogni ostacolo. E il fiore aprì i suoi petali e si lasciò bagnare dalla luce del
sole che trasmise, in luminosi riflessi, sulla bianche piume della colomba,
donando energia alle sue ali. Ad un tratto essa si alzò in volo verso il cielo
azzurro, sorvolando il limpido lago dove vide riflessa la sua immagine.
Improvvisamente tutte le colombe frenarono i loro voli, precipitando nelle
acque lagunari, che accolsero la loro amara ed umiliante caduta.
Intanto la
bianca colomba spaziava, libera, nell’immensità, in un volo fantastico,
spingendosi verso un orizzonte sconfinato. Portava nel cuore l’amore
nascosto di quel piccolo fiore, la Colombina, che le aveva restituito
una vita nuova.
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