FELICITÀ
possono diventare
scintille di felicità…
«
Le piccole cose hanno l’aria di nulla, ma danno la gioia. Sono come i fiori del
campo. Li crediamo senza profumo e tutti insieme imbalsamano l’aria» (G. Bernanos).
Solo
i poveri conoscono la piccolezza delle cose e sanno scoprire la loro grandezza
anche negli oggetti di scarso valore o di scarto, trovando in essi motivo di
letizia.
Mi
ha tanto colpito un fatto di cronaca, una settimana fa, guardando il
telegiornale. In India, dei ragazzini frugavano tra i rifiuti, con le loro
piccole mani, in cerca di qualcosa da mangiare insieme a minuti pezzi di ferro,
smerciati poi da padroni sfruttatori. Li chiamano «i bambini spazzatura».
Provo
a colorare questa cruda realtà con immagini suggestive della natura.
Non
sono ancora fuggite le ombre della notte e già s’odono rombi di motore che spezzano il silenzio, facendo vibrare l’aria
con il loro rumore assordante. Perfino la luna sembra disturbata. Avanzano quei
mezzi pesanti con i loro musi neri, fumosi, carichi di letame e lo versano
nelle discariche.
Poi
ritorna la quiete e … vedo come tuffarsi in quell’immondezzaio tanti puntini
scuri che celano persone, ma non identificabili per la nebulosità.
Intanto
spunta l’alba nella campagna. Un tiepido calore dirada lentamente la nebbia e
rende visibile la presenza del sole nel deposito di rifiuti. Anche quei
molteplici puntini diventano mani di bimbi che frugano, velocemente, tra quelli
scarti, avanzi di cibo che sono stati gettati via dalle mense opulente dei
ricchi, mescolati a oggetti metallici.
Sono
i piccoli operai che i padroni utilizzano per i loro interessi. Si tratta di
bambini che hanno perso la loro infanzia, mercificata dagli adulti e scaraventata
in quel posto lercio.
Quanta
fatica velata dietro quegli sguardi spenti e tristi! Quanto buio in fragili
vite, prive di orizzonti! Solo il sole
adorna di luce quel quadro misero e infelice e accarezza, con i suoi raggi
benefici, quelle manine instancabili.
D’un
tratto vedo risalire da quel montarozzo di immondizia un ragazzino con una buccia di banana sulla testa, a caschetto. Si
è fatto un cappellino per ripararsi dai raggi solari. Ha gli occhi ridenti e un
sorriso pieno, stampato sulle labbra.
Mi
chiedo come si può essere felici per così poco. Questo bimbo lo è, tanto più
che, ogni giorno, sognerà di tornare in quel pattume per trovare altre bucce di
banane e farsi un cappellino nuovo.
Anche
gli scarti possono diventare un segno di gioia. Rifletto sui nostri resti
interiori come le imperfezioni, i vuoti, le delusioni, i fallimenti …
Se sappiamo vederli alla luce del bene, si trasformano in scintille di felicità,
nel nostro cuore.Inco
0 commenti:
Posta un commento