LIBERTA’
Corri verso i confini
della libertà …
Libertà: è quello spazio ampio, dentro di te, dove ti muovi
in modo semplice, senza essere imprigionato dalle tue stesse idee fisse.
Ti è
mai capitato di avere un pensiero inchiodato nella mente, tanto da non riuscire
a volgere l’ atten-zione su nessun’ altra cosa ?
Ebbene,
ci sono persone esageratamente «congelate» su alcuni punti indiscutibili,
chiuse nei loro schemi, ingabbiate, che passano la vita, tentando disperatamente
di inseguire le loro fisime, perché le ri-tengono essenziali alla propria
realizzazione.
A chi
paragonarle ?
Una
coppia di amici aveva lasciato in custodia al mio vicino di casa un criceto,
per una settimana.
A me
piaceva tanto quel piccolo animale, mentre lui lo detestava. Mi soffermavo
spesso ad osservarlo, per conoscere le sue abitudini, la sua vita diurna e
notturna. Mi incuriosiva il suo comportamento.
Gli
avevano procurato, come «casetta» una picco-la gabbia. Poverino, ci stava un
po’ stretto ma si ac-contentava di quel ridotto spazio dove c’erano due
recipienti per i pasti e, in compenso, una bella ruota dove passare le ore
della notte !
Durante
il giorno se ne stava tranquillo in un cantuccio, in stato di fermo: riposava.
La
notte, invece, gli offriva la possibilità di scatenarsi, girando
ininterrottamente nella ruota, senza smettere un attimo.
Che rumore ! Quanto baccano !
Un
canarino che divideva con il piccolo roditore lo stanzino, gli gridò una notte:
« Ma cos’è questo frastuono ? Non si riesce a chiudere un occhio, a stare in
pace ! Ehi, tu, dove credi di andare ? Non ti accorgi che non avanzi nemmeno di
un millimetro, che hai un bel girare, ma sei sempre allo stesso po-sto ? ».
Ma il
criceto continuava a ruotare, non ascoltava nessuna voce se non il suo
piacevole rumore assor-dante, che amava tanto. Accelerava sempre più la corsa,
mantenendo fisso il suo unico obiettivo: gira-re, girare continuamente senza
fermarsi mai.
Ma
accadde che …
Una notte, durante questa corsa sfrenata, fu ac-cesa la luce
dal mio vicino, dentro lo sgabuzzino. Anch’egli era al colmo della
disperazione: non ne po-teva più di quel rumoreggiare continuo della ruota. «Mi
hanno dato in affidamento un topo! » gridava « non lo sopporto più, mi fa
impazzire ! » .
Il criceto, pensando fosse giorno, terminò imme-diatamente
la sua corsa. Scese dalla ruota e si ac-quietò in un cantuccio, in attesa della
notte successi-va.
Il canarino, invece, credendo che stesse sorgendo l’alba,
iniziò a muoversi nella sua grande gabbia e a cantare a squarciagola. Poi si diresse vero la
va-schetta del grano e, sbucciando i semi, uno per uno, li mangiava con
eleganza e riponeva con arte le buc-ce sul bordo del contenitore. Era proprio
un artista e piaceva tanto al mio amico!
Passarono un po’ di giorni e il criceto si ammalò d’inerzia.
La ruota era diventata silenziosa, non gira-va più e l’animale aveva perso il
suo passatempo pre-ferito. Sarebbe morto se non l’avesse salvato il rien-tro
dei padroni.
Vedi, basta niente e non rispondi più di te stesso, della
tua mente. Una cosa da nulla ti può disorientare e ti può inabissare in
quell’unica idea fissa che hai, e farti colare a picco, mentre era l’unica
fondamentale ragione della tua vita, anche se limitava la tua libertà di
spaziare su altri fronti.
Non basta correre, ma avanzare. Guarda che non ti accada
come a quel criceto: tanta corsa per, poi, restar fermo in un punto.
Faticare molto e non raggiungere nessuna meta è il rischio
di chi pensa di essere libero e non sa di girare a vuoto.
Inco
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