Con la fine della divisione
mondiale creata dalla guerra fredda, attualmente ci stiamo confrontando con una
realtà in cui nuovi conflitti e tensioni sembrano minacciare l'opera
dell'essere umano. I veleni di lunga data vengono alimentati in regioni in cui
la precedente realpolitik imponeva
una scomoda tregua o una pace del tutto artificiale. Dunque, non sorprende
affatto che le società si rivolgano alle tradizioni culturali ed alla saggezza
religiosa per rafforzare la propria capacità di guardare al futuro con
speranza.
Tuttavia, è ben noto, quanto queste possano subire manipolazioni per
giustificare ogni tipo di violenza, generando un fondamentalismo che nega
l'integrità e l'umanità a coloro che sono fuori
da quel gruppo. E mentre risulta innegabile che i germi della guerra
abbiano germogliato - e continuino a germogliare a causa dei simboli, dei testi
ed ai leader religiosi - è proprio il
richiamo “alla non violenza” il valore e l’obbligo principale di ogni religione.
E come è possibile riscontrare la propensione all’odio di alcune di esse,
altrettanto e con maggiore intensità altre
alimentano la pace. In sintesi, il fondamentalismo
religioso ha un ruolo cruciale nel fomentare i conflitti dei nostri giorni,
ma nelle radici di ogni religione vi è la
chiara possibilità di una scelta non violenta.
Coesistono due verità paradossali: le religioni del mondo non incarnano in
maniera coerente i principi della pace e della non violenza; le religioni del
mondo hanno dato – e danno - significativi contributi agli ideali di pace e non
violenza per lo sviluppo umano e la sacralità della vita. Quindi, in un'epoca in cui la terra vacilla sull'orlo dell'annientamento
nucleare e dei conflitti interni come possiamo trasformare l'odio in
compassione, il sospetto in fiducia e la divisione in unità?
MARA
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