E' importante che le mie parole siano supportate
dalla visione attenta di queste immagini meravigliose, che riproducono la
fatica di creature librate nel cielo. Le considero come attestati esemplari che
mi insegnano a valutare il volo come un insegnamento di vita.
Diciamo subito che non basta l'aria diafana o il
vento frizzante per spiccare il volo. C'è bisogno di ali possenti e una legge
stampata nell'intimo che ti proietta in alto, mentre le tue zampe si
raggruppano, dietro, quasi inutili, anche se come una chiglia si adagiano sulle
alture, quale misterioso naviglio che ha l’aria come mare.
Non posso negare il desiderio di volare l'ho raccolto
nella mente, nella memoria e nella volontà, mentre mi sentivo trasformato,
dentro, da una diversa forma di conoscenza. Non si trattava di immagini
ricavate dai sogni: io mi libravo veramente nell'aria con forme diverse, che mi
accompagnavano con altrettanti attestati di vita nuova.
Il mio pensiero alato non era una finzione: ero realmente
proiettato in quella dimensione dove il volare è un percorrere le vie del mio
cielo. Quali ? Sentirmi trasparente, e non condizionato dai bisogni concreti di
immediatezza in cui si realizza la mia vita.
Era una strana chiarezza in cui la
mia persona non aveva dei contorni precisi. Infatti, la gravità non mi legava
più alla terra e mi percepivo non subordinato ad un programma, che impostava,
senza appello, la mia rotta, obbligatoria. Ero in volo, con la mia mente, senza
l'oppressione di una storia in cui gli itinerari sono tracciati sul terreno.
Volavo come quelle creature che solcano l'aria e sembrano intente a non
fermarsi al primo sentore di stanchezza.
Gli uomini non sentono, se non in modo fiabesco, il
desiderio di volare, perché le loro ali non sono previste dalla natura. Ma
quanta inerzia c'è in tanti che vogliono ridurre la propria esistenza a operazioni
di quotidiana ordinarietà, con gesti ripetitivi, senza alcuna libertà di
scelta.
Sono presi dall'immediato, mortificante e carico di catene, che
strutturano la vita umana in un insieme di gesti ripetitivi. Legati alla terra
e incapaci di sollevarsi sulle cose del mondo si trascinano in una
programmazione ammorbante.
Sentono questo pensiero come la futile arte di vagheggiare
senza essere parte attiva della storia. Condannati a fantasticare su cose di
nessuna importanza, che sollecitano l'immaginazione, per creare mondi privi di
valori.
Eppure, davanti alla contemplazione di questi pennuti, che percorrono
distanze straordinarie di migliaia di chilometri, o che volano oltre le cime
delle montagne più alte della terra, e viaggiano con un ininterrotto battito di
ali, mi chiedevo se noi, esseri umani, definiti superiori, non stiamo
ancorandoci, sempre di più, alla terra che diventerà, un giorno, il luogo della
nostra definitiva cessazione. Riflettevo, guardando con ammirazione, quei
volatili ardimentosi, se la nostra dichiarata superiorità, non finisca per
saziarsi di vuoto, di insolvenza, camminando pesantemente su questa terra e
dimenticando di avere, in dotazione, meravigliose ali interiori. Esse sono una
ineffabile risorsa che ci permettono di levarci in alto e guardare la storia
da una prospettiva più elevata. Cambiamo le conoscenze, che non sono più
quelle di scrutare l'orizzonte, con una visione bassa, stretta e riduttiva.
Mi chiedevo se non avevamo anche noi la possibilità
di varcare il nostro inevitabile collegamento con la terra per sentirci,
realmente e senza illusioni, in un mondo più ampio. Ho pensato anche all'altra
capacità di ripercorrere il tempo in lungo e in largo, con quella risorsa
meravigliosa che chiamiamo memoria. Essa ci permette di raggiungere gli estremi
confini del tempo, senza lasciarci imprigionare dall'asfissiante presente. non
sempre vissuto come possibilità di vita, ma spesso ci vuole distanti dalla
sorgente da cui proveniamo, oppure può anche diventare attesa di un futuro, talvolta
concepito come una foce, in cui si dissolve il nostro trascorso vitale.
Volare non è privilegio dei pennuti, che si elevano
per svernare in zone distanti dalla propria nascita, ma è indirizzo necessario
verso lidi più accoglienti e caldi, per generare nuove vite. È anche la
possibilità di ogni persona che trovi l'ardire di trasmigrare in dimensioni
vere, più elevate e capaci di dare, a ognuno di noi, il respiro delle altezze,
la frescura dell'aria non inquinata dalle numerose grettezze della terra, per
trovare una patria accogliente.
Volare, però, comporta un aleggiare continuo, 1'
impegno di non accontentarsi della banalità, anche se essa appartiene alle cose
che appaiono obbligatorie e necessarie al quotidiano sopravvivere.
Volare è andare oltre, è non ridursi a lambire la
terra senza mai conoscere il cielo.
Anche se l'uomo respira le altezze, però quasi sempre si sente condannato a
succhiare il nettare della terra per cui diventa, egli stesso, un tramonto e
non un'aurora.
E allora, vola, amico mio, vola! Non è infatuazione,
ma sollecitazione dello spirito.
Abbiamo la vita come un attraversamento della terra, seminando in essa
il nostro corpo mortale. Ma vi è una parte di noi stessi che non finisce qui,
perché ci è stato messo dentro un anelito inarrestabile di andare oltre, ed è
questo il nostro volare.