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sabato 4 aprile 2015

Vademecum - Mesembriantemo



MESEMBRIANTEMO
                 SONO IL  SIMBOLO
                                     DELLA GENTILEZZA
  

La primavera ha appena chiuso la sua porta e l’estate ha aperto la sua.
È arrivata con il suo caldo afoso e con una cesta carica di frutti squisiti. Oggi mi offre una bella giornata ed io passeggio sul lungomare, in questo mattino tranquillo, bagnato di sole.
Cammino a passo lento, lasciandomi incantare dall’ andirivieni delle onde azzurre come il cielo, che si rincorrono, fino alla riva, spumeggiando. Osservo anche le piante marine e mi attira una in particolare che adorna un bel giardino. È una pianta grassa con fiori grandi simili a margherite, d’un brillante color rosa vivo. Ho sentito dire che è originaria dell’Africa del Sud e che ama vivere in terreni sassosi e sabbiosi, per crescere meglio.

Sono proprio curiosa di fare la sua conoscenza. Mi avvicino ed essa mi saluta gentilmente, felice di presentarmi la sua gaia fioritura. Ma, è uno dei suoi fiori che prende la parola: arde dal desiderio di comunicare con me. È il più bello, il più giovane ed anche il più vivace. Lo vedo attorniato da tante farfalline colorate, le quali giocano a nascondino tra i suoi petali. Eccole tutte vezzose, le pettegoline, che volano con leggerezza ed attenzione per non sciupare le loro ali delicate! Mi guardano con sospetto e si dicono parole incomprensibili. Mormorano di me, però sono contenta: mi incantano, sono spiritose.
Il fiore, invece, mi intrattiene con fare gentile e mi si rivela: « Sai, il mio nome è molto lungo, ma tu chiamami semplicemente Temo. Sono il simbolo della gentilezza.
Ora ti voglio raccontare una piccola storia che mi riguarda. Un giorno il guardiano del giardino ha prelevato della sabbia, dalla spiaggia, dov’era più umida ed ha colmato la nostra aiuola. Chissà com’erano capitate, in quella arena gialla, delle lumache di mare ! Selvaggiamente, il giardiniere le ha prese e buttate via. Solo una è riuscita a sfuggire dalla sua mano, cadendo nel mio cuore, circondato di petali. Era piccolissima e tremava di paura, ma con me si sentiva al sicuro. Siamo cresciute insieme.
Di giorno se ne stava nascosta ed io la riparavo dai pericoli, mentre di notte usciva allo scoperto per passeggiare nel giardino. Faceva ritorno all’alba, imperlata di rugiada. Io le offrivo la mia gentilezza ed essa mi raccontava le storie notturne che accadevano nella riserva.
Un  mattino non fece più ritorno. L’ho attesa invano per lunghe e interminabili ore. Una farfallina corse a darmi la notizia. L’aveva vista, pensierosa e nostalgica, in riva al mare conversando con un’onda. È stata risucchiata da essa e trasportata al largo. Era felice di essere stata rapita da quell’onda scintillante, trapuntata di riflessi solari.
La lumachina di mare si è lasciata attrarre dai flutti per ritornare nel luogo dov’era nata. Ho saputo, dopo molto tempo, che raccontava la sua storia alle sue amiche e mi ricordava con tanto affetto e gratitudine » .

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