MESEMBRIANTEMO
SONO IL SIMBOLO
DELLA GENTILEZZA
La
primavera ha appena chiuso la sua porta e l’estate ha aperto la sua.
È
arrivata con il suo caldo afoso e con una cesta carica di frutti squisiti. Oggi
mi offre una bella giornata ed io passeggio sul lungomare, in questo mattino
tranquillo, bagnato di sole.
Cammino
a passo lento, lasciandomi incantare dall’ andirivieni delle onde azzurre come
il cielo, che si rincorrono, fino alla riva, spumeggiando. Osservo anche le
piante marine e mi attira una in particolare che adorna un bel giardino. È una
pianta grassa con fiori grandi simili a margherite, d’un brillante color rosa
vivo. Ho sentito dire che è originaria dell’Africa del Sud e che ama vivere in
terreni sassosi e sabbiosi, per crescere meglio.
Sono
proprio curiosa di fare la sua conoscenza. Mi avvicino ed essa mi saluta
gentilmente, felice di presentarmi la sua gaia fioritura. Ma, è uno dei suoi
fiori che prende la parola: arde dal desiderio di comunicare con me. È il più
bello, il più giovane ed anche il più vivace. Lo vedo attorniato da tante
farfalline colorate, le quali giocano a nascondino tra i suoi petali. Eccole
tutte vezzose, le pettegoline, che volano con leggerezza ed attenzione per non
sciupare le loro ali delicate! Mi guardano con sospetto e si dicono parole
incomprensibili. Mormorano di me, però sono contenta: mi incantano, sono
spiritose.
Il
fiore, invece, mi intrattiene con fare gentile e mi si rivela: « Sai, il mio
nome è molto lungo, ma tu chiamami semplicemente Temo. Sono il simbolo della gentilezza.
Ora
ti voglio raccontare una piccola storia che mi riguarda. Un giorno il guardiano
del giardino ha prelevato della sabbia, dalla spiaggia, dov’era più umida ed ha
colmato la nostra aiuola. Chissà com’erano capitate, in quella arena gialla,
delle lumache di mare ! Selvaggiamente, il giardiniere le ha prese e buttate
via. Solo una è riuscita a sfuggire dalla sua mano, cadendo nel mio cuore,
circondato di petali. Era piccolissima e tremava di paura, ma con me si sentiva
al sicuro. Siamo cresciute insieme.
Di
giorno se ne stava nascosta ed io la riparavo dai pericoli, mentre di notte
usciva allo scoperto per passeggiare nel giardino. Faceva ritorno all’alba,
imperlata di rugiada. Io le offrivo la mia gentilezza ed essa mi raccontava le
storie notturne che accadevano nella riserva.
Un mattino non fece più ritorno. L’ho attesa
invano per lunghe e interminabili ore. Una farfallina corse a darmi la notizia.
L’aveva vista, pensierosa e nostalgica, in riva al mare conversando con
un’onda. È stata risucchiata da essa e trasportata al largo. Era felice di
essere stata rapita da quell’onda scintillante, trapuntata di riflessi solari.
La
lumachina di mare si è lasciata attrarre dai flutti per ritornare nel luogo
dov’era nata. Ho saputo, dopo molto tempo, che raccontava la sua storia alle
sue amiche e mi ricordava con tanto affetto e gratitudine » .
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