Prodigalità
Apri
le tue mani…
Nessuna cosa ti
appartiene: la tua vita, il tuo tempo, le cose che hai, i tuoi sentimenti, i
tuoi momenti … C’è chi attende: un povero all’angolo del tuo cuore ti tende la
mano.
Ma non è solo chi mendica un pezzo di pane o un vestito
da indossare o scarpe da calzare, anche chi cerca una parola di conforto, di
coraggio, di speranza, un gesto di bontà, un granello d’amore.
Non essere avaro nel tuo donare. Sii prodigo!
Voglio farti leggere una poesia di Trilussa riguardo
all’avarizia.
"Avarizzia"
Ho conosciuto
un vecchio
ricco, ma
avaro: avaro a un punto tale
che guarda li
quatrini ne lo specchio
pe’ vede
raddoppiato er capitale.
Allora dice:
- Quelli li do via
perché ce
faccio la beneficenza;
ma questi me
li tengo pe’ prudenza …-
E li ripose ne la scrivania ».
Appartiene ai volatili un uccello con aspetto simile
al corvo, dal piumaggio bianco e altri riflessi.
La protagonista di questa mia storia è una gazza, che
passa il suo tempo a rubare oggetti che sottrae agli altri. È chiamata, per
l’appunto, gazza ladra, proprio per l’abitudine che ha di impossessarsi di cose
che non le appartengono. Predilige tutto ciò che luccica, che fa riflessi, che
brilla.
Un giorno, spiando i suoi movimenti, l’ho vista ritta
sul davanzale di una finestra socchiusa, aspettando l’uscita della padrona di
casa. Quando questa si allontanò, la gazza si è precipitata dentro ed è
riapparsa con una coppa di cristallo.
L’ho osservata entrare e uscire più volte da quella
finestra che era riuscita a spalancare a forza di becco. Ogni volta aveva un oggetto diverso, luccicante,
che andava a riporre nel suo rifugio.
Se l’avaro accumula e non dà, la caratteristica di questo
uccello è rubare per avidità. Testimone dei suoi misfatti era quella finestra
che assisteva, terrorizzata, ai suoi furti ripetuti.
Finché un merlo, postato su un ramo d’albero, fischiò
così forte che, per paura, la ladra lasciò cadere l’ultimo oggetto rubato sul
davanzale, transito di continui andirivieni. Le fu intimato, dallo stesso
merlo, di restituire tutta la refurtiva. Suo malgrado, iniziò il triste viaggio
di ritorno, ma tenne per sè l’oggetto più bello e prezioso che aveva preso e,
per non riconsegnarlo alla padrona, lo ingoiò. Era un anello pregiato con un
brillante di notevole caratura. Nel suo stomaco diventava una parte di sé e,
come tale, nessuno avrebbe più avuto la possibilità di richiederlo.
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