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sabato 5 aprile 2014

Prodigalità





Prodigalità

Apri le tue mani…

 
Nessuna cosa ti appartiene: la tua vita, il tuo tempo, le cose che hai, i tuoi sentimenti, i tuoi momenti … C’è chi attende: un povero all’angolo del tuo cuore ti tende la mano.

Ma non è solo chi mendica un pezzo di pane o un vestito da indossare o scarpe da calzare, anche chi cerca una parola di conforto, di coraggio, di speranza, un gesto di bontà, un granello d’amore.

Non essere avaro nel tuo donare. Sii prodigo!



Voglio farti leggere una poesia di Trilussa riguardo all’avarizia.

 
"Avarizzia"

Ho conosciuto un vecchio
ricco, ma avaro: avaro a un punto tale
che guarda li quatrini ne lo specchio
pe’ vede raddoppiato er capitale.
 
Allora dice: - Quelli li do via
perché ce faccio la beneficenza;
ma questi me li tengo pe’ prudenza …-
E li ripose ne la scrivania ».


Appartiene ai volatili un uccello con aspetto simile al corvo, dal piumaggio bianco e altri riflessi.

La protagonista di questa mia storia è una gazza, che passa il suo tempo a rubare oggetti che sottrae agli altri. È chiamata, per l’appunto, gazza ladra, proprio per l’abitudine che ha di impossessarsi di cose che non le appartengono. Predilige tutto ciò che luccica, che fa riflessi, che brilla.

Un giorno, spiando i suoi movimenti, l’ho vista ritta sul davanzale di una finestra socchiusa, aspettando l’uscita della padrona di casa. Quando questa si allontanò, la gazza si è precipitata dentro ed è riapparsa con una coppa di cristallo.

L’ho osservata entrare e uscire più volte da quella finestra che era riuscita a spalancare a forza di becco. Ogni  volta aveva un oggetto diverso, luccicante, che andava a riporre nel suo rifugio.

Se l’avaro accumula e non dà, la caratteristica di questo uccello è rubare per avidità. Testimone dei suoi misfatti era quella finestra che assisteva, terrorizzata, ai suoi furti ripetuti.

Finché un merlo, postato su un ramo d’albero, fischiò così forte che, per paura, la ladra lasciò cadere l’ultimo oggetto rubato sul davanzale, transito di continui andirivieni. Le fu intimato, dallo stesso merlo, di restituire tutta la refurtiva. Suo malgrado, iniziò il triste viaggio di ritorno, ma tenne per sè l’oggetto più bello e prezioso che aveva preso e, per non riconsegnarlo alla padrona, lo ingoiò. Era un anello pregiato con un brillante di notevole caratura. Nel suo stomaco diventava una parte di sé e, come tale, nessuno avrebbe più avuto la possibilità di richiederlo.

L’avarizia conosce solo l’accaparramento sfrenato delle cose che sostituisce alla partecipazione del dono. È un modo per rubare al prossimo ciò che gli appartiene, anche se accumulare solo per se stessi è un lacerare il tessuto della condivisione. I beni di questo mondo appartengono a tutti e non devono essere mai oggetto di cupidigia che priva gli altri di poterne partecipare. Attenzione a ingoiare i doni che appartengono a tutti e vantare diritti di possesso personale !
 
                                                                                                    Inco
 

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