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martedì 4 febbraio 2014

Solidarietà umana


Ero in vacanza in una cittadina di mare e assistevo alla messa domenicale. Durante l’omelia il celebrante, che per molti anni aveva fatto il missionario in Africa, ha raccontato questo episodio.

 “Quel giorno mi sono recato a visitare un piccolo e sperduto villaggio dello Zimbabwe  e tutti i bambini del luogo mi sono accorsi incontro festosi. Per loro  e per tutti gli abitanti del villaggio la visita di un sacerdote costituiva un fatto inatteso, sorprendente e gioioso.

I bimbi erano più di dieci e tutti s’aspettavano qualcosa da me. Guardai nelle tasche, ma non avevo nulla. Solo una caramella rimasta lì chissà come. Mi venne l’idea di organizzare un gioco con loro. Avrei lanciato la caramella in aria e chi fosse riuscito a raccoglierla  per tre volte l’avrebbe avuta in premio.

        Vi lascio immaginare l’eccitazione e l’allegria scatenatasi tra i fanciulli  che, nella loro innocenza, vedevano questo come un fantastico gioco. Lanciavo la caramella in aria e i bambini, come fanno i piccioni se tiri loro una mollica di pane, si avventavano sulla preda sperando di arrivare per primi. Il gioco andava per le lunghe, ma se c’è una cosa che abbonda da quelle parti è il tempo.

        Alla fine una bimbetta, tutta trafelata  ma rapida come un fulmine, riuscì per tre volte ad afferrare  la caramella. Aveva vinto. Gliela diedi . I suoi occhi erano pieni di felicità. Poi guardò i visi delusi dei suoi compagni.

        Prese una pietra, con essa spezzò la caramella e ne diede un frammento a ciascuno di loro”.

Giulio

3 commenti:

Lorenzo Vecchiarelli ha detto...

... anche una pietra può diventare uno strumento di condivisione!
Lorenzo

Mariachiara Martinelli ha detto...

Quanto abbiamo da imparare da questi popoli, noi che ci sentiamo così progrediti e così "avanti"!

Anonimo ha detto...

solo i bambini che non hanno nulla sanno condividere quello che ricevono anche se si tratta solo di una caramella!!!

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