Ero in vacanza
in una cittadina di mare e assistevo alla messa domenicale. Durante l’omelia il
celebrante, che per molti anni aveva fatto il missionario in Africa, ha
raccontato questo episodio.
“Quel giorno mi sono recato a visitare un
piccolo e sperduto villaggio dello Zimbabwe
e tutti i bambini del luogo mi sono accorsi incontro festosi. Per
loro e per tutti gli abitanti del
villaggio la visita di un sacerdote costituiva un fatto inatteso, sorprendente
e gioioso.
I
bimbi erano più di dieci e tutti s’aspettavano qualcosa da me. Guardai nelle
tasche, ma non avevo nulla. Solo una caramella rimasta lì chissà come. Mi venne
l’idea di organizzare un gioco con loro. Avrei lanciato la caramella in aria e
chi fosse riuscito a raccoglierla per
tre volte l’avrebbe avuta in premio.
Vi
lascio immaginare l’eccitazione e l’allegria scatenatasi tra i fanciulli che, nella loro innocenza, vedevano questo
come un fantastico gioco. Lanciavo la caramella in aria e i bambini, come fanno
i piccioni se tiri loro una mollica di pane, si avventavano sulla preda
sperando di arrivare per primi. Il gioco andava per le lunghe, ma se c’è una
cosa che abbonda da quelle parti è il tempo.
Alla
fine una bimbetta, tutta trafelata ma
rapida come un fulmine, riuscì per tre volte ad afferrare la caramella. Aveva vinto. Gliela diedi . I
suoi occhi erano pieni di felicità. Poi guardò i visi delusi dei suoi compagni.
Prese
una pietra, con essa spezzò la caramella e ne diede un frammento a ciascuno di
loro”.
Giulio
3 commenti:
... anche una pietra può diventare uno strumento di condivisione!
Lorenzo
Quanto abbiamo da imparare da questi popoli, noi che ci sentiamo così progrediti e così "avanti"!
solo i bambini che non hanno nulla sanno condividere quello che ricevono anche se si tratta solo di una caramella!!!
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