Arrosto di vitello al curry
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L’arrosto di vitello al curry è un arrosto dal sapore diverso dal solito,
caratterizzato dalla nota speziata e leggermente piccante del curry,
ricoper...
2 giorni fa
6 commenti:
Proiettarsi verso la dimensione contemplativa della vita : evasione da un mondo in cui si è stati scaraventati, senza essere interpellati, e che appare dominato da violenza. sopraffazione,distruzione o ricerca tesa alla scoperta di una realtà che gli occhi non riescono più a vedere ma che pure esiste ?
E’ la terza volta che maturo una risposta al commento presentato, che mi propone una domanda allettante e altrettante volte mi spa-risce lo scritto dal blog per diverse ragioni. Ho pensato che, forse, il mio pensiero non avesse la forza della risposta precisa e chiara, anche quando mi sono impegnato giudiziosamente a prendere molto sul serio lo scritto, al margine del filmato. Spero di percor-rere un’altra strada che è quella di comporre le mie riflessioni in un diverso contesto che, poi, spero potrò trasferire nel blog. La domanda è stimolante è può essere sintetizzata (mi scuso per la semplificazione) in questo modo: la contemplazione è una fuga da un mondo fondamentalmente violento in cui mi trovo scaraventato, senza alcun previo coinvolgimento propositivo, oppure è un modo per incontrare realtà che gli occhi non riescono a vedere, ma che sono altrettanto vere e delineabili ? La domanda è di grande interesse perché mi spinge a parlare di “contemplazione“ che, io ritengo, sia la forma più elevata di conoscenza, senza alcun disprezzo o sottovalutazione delle altre forme conoscitive.
Il mio orientarmi alla contemplazione non è far maturare un modo alienante di pensare, quasi una forma proiettiva e poco reale. La contemplazione è, fondamentalmente, il raggiungimento di tutte quelle comprensioni che appartengono al reale, come lo sono i pensieri, i sentimenti, le emozioni estetiche. Anch’essi sono fuori della portata dei sensi altrui, ma non dell’esperienza personale, insondabile, che non potrà mai trasmettere ciò che si vive nel proprio spirito. La contemplazione appartiene al mondo dell’ interiorità e scopre legami non sensibili, anche se si parte dalle cose concrete immediate. Il mondo della contemplazione non è una finzione dello spirito ma un’esperienza che matura nel tempo e legge tutto ciò che ci circonda in un modo nuovo, sviluppandone le potenzialità nascoste. Si percepiscono nuovi legami tra le cose, non inventati, ma “vissuti” in un modo che non possono essere tradotti con un linguaggio usuale. Ad esempio, per rifarmi all’immobilità delle tartarughe sotto il sole, non ci vedo un semplice quadretto sul quale appiccico le mie fantasie poetiche o inventate. Questo sarebbe non tanto contemplazione ma pura trasfigurazione del mondo fantastico al mondo reale. Una emulazione delle storie alla Walt Disney. Assolutamente. Contemplare è entrare nel perimetro delle realtà che trovano spunto da ciò che si vede, o tocca o gusta, ma non si riducono a quelle sensazioni, perché ciò che ci circonda è denso di altri significati. È penetrare nel mondo delle spiegazioni profonde di tutto quello che ci avvolge e scoprire che non vi è nulla di “gettato a caso” nell’esistenza. Non siamo scaraventati nel mondo dell’essere, ma convocati a vivere un dialogo che è fatto, come i nostri discorsi di suoni, di pulsioni, di sensazioni che vanno oltre il nostro piccolo mondo sensoriale e non è riducibile alla stessa formulazione. Non vorrei tediare il mio interlocutore con discorsi che possono apparire alquanto filosofici. Ma se pensiamo alle nostre emozioni o sentimenti, vediamo che anche il più piccolo atto interiore è colorato, in nuce, da sprazzi primitivi di con-templazione. Mi fermo qui. Se Anonimo è interessato a prosegui-re, me lo faccia capire. Lo.
attendevo la tua risposta, mi è piaciuta. Sono sempre stato attratto da quella parte dell'uomo che lo rende diverso da ogni altro essere vivente: la sua interiorità. Le risposte dei filosofi, degli psicologi mi lasciano perplesso. Cosa rende ogni uomo un unicum tutto da scoprire, da dove nascono i suoi pensieri, i suoi sentimenti. E' come quando ci si trova su una barca : si è attratti dai colori del mare, dai movimenti dell'acqua , dalle navi che lo solcano, ma quando ci si immerge nelle sue profondità si scopre un mondo inimmaginabile e se si giunge al punto in cui la luce non arriva più percepisci che ,in quel buio , sotto di te, c'è ancora qualcosa che i tuoi occhi non riescono a vedere ma che sembra chiamarti.
Capisco i tuoi sentimenti e talvolta li vivo con la mia sensibilità. Essere un'interiorità è un meravigliso mistero della nostra componente spirituale che si sottrare allo sguardo superficiale dei nostri sensi. Quel mondo inimmaginabile, di cui parli, è la chiamata alla contemplazione di strati del reale che ti portano in un lontano (anche se vicinissimo) mondo di nuove realtà, soprattutto simboliche. Ma tutto questo comporta viaggiare con altri parametri ed essere, soprattutto, interessato a vivere in dimensioni più elevate. Ma questo ci apre a un discorso... diverso e, per me, più affascinante.
Tanto tempo fa sono stato raggiunto dal famoso imperativo " conosci te stesso" mi sembrò di aver ricevuto una sfida e con l'irruenza tipica della gioventù mi lanciai in quello che chiamai "viaggio intorno...a me stesso" convinto che avrei raggiunto ben presto la meta.Mi procurai penna e quadernetto su cui scrivere le impressioni di viaggio e...partii.;però mi accorsi subito che il percorso era piuttosto accidentato. Volendo coominciare a descrivere il mio aspetto fisico mi misi d'avanti ad uno specchio e scoprii che quello che mi rifletteva non era come io mi sentivo dentro; le cose si complicarono ulteriormente quando cominciai a domandare a mio padre, mia madre, mio fratello, mia sorella, amici, amiche di dirmi come mi vedevano. I pareri erano tutti discordi. Smisi di chiedere agli altri,continuai a interrogare lo specchio scoprendo che anche io, ad ogni anno che passava, mi vedevo diverso. Mutava anche quello che sentivo dentro di me, emozioni, sentimenti, finchè mi resi conto che ero immerso in un dinamismo incessante e che l'eplorazione di me stesso mi aveva fatto salire su un treno il cui percorso si svolgeva non in modo lineare ma come in una spirale e non avrei mai raggiunto la meta che mi ero prefisso all'inizio del viaggio. Questo bisogno di conoscenza, nel frattempo, si estendeva anche a ciò che era fuori di me e, ora, pur in mezzo al frastuono del quotidiano comune a tutti, continuo a guardare persone e cose volendo penetrare nel mistero di ognuno non per pura curiosità ma per scoprire che cosa ci accomuna pur nella reciproca diversità. Non voglio essere come quelle tartarughe di cui parli in altra parte, sotto la cui corazza dura si nascondono quando si sentono minacciate. Il tempo passa inesorabilmente e spero ancora che tante domande che mi nascono dentro ricevano una risposta.
Il tuo itinerario di conoscenza ha seguito il percorso naturale di chi incomincia a guardarsi all'esterno e chiede verifiche al prossimo. Interessante vedere come questo viaggio ti abbia portato, gradatamente, verso quella sfera interiore in cui
ti trovi a non voler essere come le tartarughe, corazzate perché si sentono minacciate. Potrebbe anche essere così, ma io penso che sotto quelle corazze ci sia sempre un essere impaurito che cerca sicurezza e protezione. Le nostre paure sono, quasi sempre, il frutto di una ancestrale e invincibile sollecitazione alla difesa e nasce da quella natura che he perso i contatti con le certezze, provenienti da chi, oscuramente, percepiamo come presenza rassicurante. Ognuno di noi anela l'ombra di un padre che ci avvolga e protegga. Molti non capiscono e non sanno definire tale protezione, ma tutti abbiamo stampato, nell'intimo, l'origine da cui proveniamo e che ha fatt oscaturire il nostro essere. Negare ciò è allontanarsi da quella verità che poi, con il tempo, diventerà corazza, per avere la certezza di non soccombere davanti ai nemici occulti. Le tue innumerevoli domande nascono dalla matrice del tuo essere interrogante. E' un grande tesoro da non smarrire. Chi sa interogarsi è sulla via della verità.
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