speranza
…e il piccolo seme
muore nella terra
Mentre è notte dentro di te e sei in preda allo sconforto e l’ansia vuole occupare tutto lo spazio del tuo tempo, nel solco profondo della tua terra, tracciato dal dolore dei tuoi fallimenti, il piccolo seme muore nel buio: è l’immagine della tua vita.
La tua storia sembra concludersi così, senza attesa di gioia.
Che senso ha quello che vivo e che ho vissuto ? Una domanda che ti poni, senza risposta.
Ma se il piccolo seme non muore, non può vivere: deve marcire nella terra. È la sua fine che cela la risposta al tuo interrogativo. È la sua morte che segna l’inizio della sua rinascita.
Ed ecco che un tenue germoglio si fa spazio attraverso una fenditura della terra, si spinge verso l’alto e si lascia bagnare dai caldi raggi del sole.
Inco
9 commenti:
Ringrazio il bellissimo articolo postato dove tutto fila liscio in TEORIA!
Ho avuto la fortuna e la tristezza di assistere malati in famiglia e non, che nel momento del dolore non avevano la concezione della gioia e non capivano il senso di dolore ma sono stati fermi nella fede e non sempre, pur nella ribellione. Certamente non è facile definire le singole situazioni, ma posso testimoniare umilmente che la porta della gioia non avviene nel momento del dolore ma nel dopo...
Bisogna stare vicino a chi il dolore lo ha, e capire che non sente la gioia come porta di speranza ma, per chi anche inconsapevolmente crede nella volontà di Dio. E MOLTO DIFFICILE!
Aggiungo qualche verso scaturito in un momento di piccolo dolore
Davanti a me l'oblio imperversa
dopo una giornata faticosa.
Luci e ombre si confondono,
strade e vicoli si fondono.
Le anime chiedono il riposo,
scene di ansimanti incontri
con chi detiene il regno
di un invisibile sogno.
Oh, Signore del mio "sono"
colui che vigila il mio sonno.
Permea le mie stanche membra
del tuo bel ricordo,
della tua vita, della tua morte.
Abbracciami con tenerezza,
fammi giacere sul tuo cuore.
A tutti coloro che soffrono senza capire il senso del dolore.. La mia PREGHIERA C'E.
m.
dieci ani fa mi è stata tolta una figlia di quindici anni dopo una lunghissima malattia contro la quale abbiamo lottato con tutte le nostre forze : indescrivibile il dolore che ancora oggi attanaglia tutta la nostra famiglia. Il tempo che passa non lo addolcisce e nei miei risvegli notturni nel cuore c'è una sola domanda "perchè,perchè,perchè"?
Caro M., grazie per il bellissimo commento e per la poesia che l'accompagna. Chi ti scrive ha conosciuto il volto di un dolore senza nome, perchè il dolore non ha un nome. Può durare anche per tutta la vita nella sua intensità. Contiene però il mistero della speranza che lo conduce verso la gioia intima del cuore che poggia, come mi hai fatto capire tu, sulla fede.
Non sai quando si aprirà questa porta, ma... la porta c'è. Possiedi anche la chiave. La speranza è propiettata nell'infinito, non conosce tempo e la gioia... verrà. Con affetto grande. Inco
Caro Anonimo, grazie. "Perché, perché, perché" ? Il dolore si pone sempre questo interrogativo e non riceve mai risposta. Eppure essa c'è, anzi non è lontana, nel più profondo del tuo cuore, dove vivi, oggi, più intensamente la presenza della tua amata figlia. Non farla soffrire con il tuo pianto perché è viva, presente coninuamente a te. Ritrovala nella preghiera profonda, chiamal, incontrala! Vivi il cielo con lei e sperimenterai la gioia della sua presenza. Ricorda: "nel silenzio del tuo cuore si schiude già il germoglio della tua vita nuova"... Ti sono vicina, con affetto grande. Inco.
Ma se posta Lorenzo, chi è Inco
Inco,non so chi tu sia, sai scrivere belle parole,ma.....dici "ritrovala nella preghiera profonda"; la mia preghiera si è disseccata 10 anni fa: "vivi il cielo con lei" ma dov'è mia figlia ora? Dieci anni fa è stata deposta,già consumata dalla malattia, in una bara di legno in cui ora forse non c'è più nulla di lei e allora lei dov'è? nel cuore di tutti coloro che l'hanno amata certamente sì e non vedo come il mio pianto sconsolato possa farla soffrire più di quanto abbia sofferto quando era ancora con noi
Capisco pienamente la dolorosa situazione di chi ha perso una figlia, non faccio commenti dalla mia vita personale ma il dolore che si prova esula ogni tipo di TEORIA. La preghiera può aiutare ma la nostra umanità soffre!
Gesù nel Getsemani, Padre Pio, San Francesco nell'Averna, Giuseppe da Cupertino, Teresa d'Avila, Giovanni della croce, Tanti e tanti altri! Il dolore non è stato per loro porta della gioia ma umile obbedienza a Dio nella sofferenza.
Non tutti riusciamo ad accettare le prove alle quali siamo sottoposti, io per prima, ma l'importante: essere costanti nella fede, anche se livida e appoggiarsi a chi ti vuole bene.Un forte abbraccio..
m.
Caro/a anonimo, ti ringrazio. La vera preghiera non conosce parole, è tanto più vera quanto più è silenziosa e, tante volte, arida e disseccata, come dici tu. E' triste poi pensare che la nostra vita si conclude in una bara, forse consumata da una malattia.
Il risultato della morte non è la stessa morte ma la vita: il nostro corpo risorto brilla già fin d'ora alla luce diDio e il cielo è dov'è la sua presenza. Il cielo è già dentro di noi se crediamo che Lui c'è. Tua figlia la ritrovi in te, nel tuo cuore. "Se mi ami non piangere..." diceva s. Agostino. Io so quanto tu sia particolarmente legata a tua figlia, ma chi ama non vuol veder soffrire la persona amata. Ritrova, con lei, una gioia nuova: la gioia di due persone che si amano per l'eternità. Un abbraccio affettuoso, Inco.
Caro/a m. mi dispiace che continui a prendere le mie parole come TEORIE. Credo, come ogni mortale, di aver vissuto anch'io il dolore della morte di una carissima sorella, cui ero molto legata, come una lancinante prova di afflizione. Non voglio paragonarla allo strazio di chi perde una figlia, nè valgono le citazioni delle sofferenze dei grandi santi che citi. Ma ti posso dire che anche loro sono stati consolati da chi è fonte di ogni consolazione nella prova. Diversamente sarebbero sprofondati nella più amara disperazione. La grandezza della fede nasce dal suo intimo rapporto con la divinità, che sa unire uomo e Dio, debolezza e potenza, morte e vita. Con affetto Inco
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