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sabato 20 aprile 2019

Una storia di luce


( Anche la fantasia può condurti alla riflessione. Questo è un semplice racconto che ha uno sfondo di verità. In esso c’è tutto l’amore di Dio per te ).

Il sole ha già terminato la sua corsa diurna ed è scesa la sera con le sue ombre che si allungano. Nel cielo, che ora si trapunta di stelle, la luna inizia il suo percorso notturno. Con la sua luce strana tutti i luoghi bui, curiosa di scoprire quali segreti nascondono. D’un tratto si ferma, turbata, in cima ad un monte dove s’innalza al cielo una croce. Ma non riesce a capire, non sa che un tempo è stato crocifisso il Figlio di Dio. Sosta a lungo in quel luogo che sa di dolore, di ricordi tristi, di passaggi silenziosi, di preghiere sommesse, di vita e di morte. Si domanda, con trepidazione, com’è finita quella storia lontana. Si rivolge, allora, alle stelle perché, forse, quella notte essa era assente nel firmamento.
Una stellina racconta l’accaduto. Proprio in quella notte, cercando Gesù, l’aveva incontrato sulla croce e l’aveva vegliato, appostata sulla cima. Era un uomo venuto dal Cielo, il Figlio di Dio, l’Innocente tradito, abbandonato, rinnegato, torturato da uomini empi e, da loro, condannato e crocifisso. Poi, è stato sepolto da chi lo amava. All’alba seguente è risorto, in una luce splendente di gloria.
La luna ascolta commossa e corre subito a nascondersi dietro una nuvola. Non osa splendere in quel cielo, ricordando la notte dolorosa del suo Dio.
Io, invece, chiedo a me stesso: “Dimmi, ti manca forse la memoria viva di Gesù che ha dato la sua vita per te, nelle tue notti buie? Eppure la sua morte ti ha meritato la salvezza e il suo amore immenso ti ha aperto le porte del suo Regno!”
La natura porta impressa in sé l’immagine del suo Creatore, così come anche tu porti impressa, nel tuo cuore, l’immagine del tuo Redentore. Non dimenticarlo mai!






Ti prego…
Ora so, mio Gesù,
che mi è mancata
la memoria di Te,
nelle mie notti buie.
Fuggivo dalla tua luce
che portava allo scoperto,
le mie defezioni.
Ti allontanavo da me,
perché mi sentivo abbandonato.
Come ho potuto dimenticare
il tuo paziente operare,
nell’intimo del mio essere?
Ma Tu, dov’eri, Signore,
quando ti cercavo
in ogni mio dolore?
Dove ti nascondevi
quando ti chiamavo,
senza aver risposta?
Perché indugiavi
nel venirmi incontro,
tacendo con parole
di misterioso silenzio?
Mi ricordo di Te, Gesù,
soltanto ora e ti guardo,
memore del tuo dolore.
Dall’alto di quel legno
dove ti ho inchiodato,
volgi a me gli occhi tuoi pietosi.
T’incontro nella mia solitudine
che diventa mistero con la Tua.
Ma siamo insieme!
                                            Incoronata

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