È un pomeriggio
d’autunno, mite e tranquillo, fino a quando il vento non inizia a soffiare,
creando tensione.
Fa tremare le
foglie gialle degli alberi, le scuote e strappa dai loro rami e le trasporta
con sé nell’aria, in un turbinìo. Ed esse girano impaurite e confuse prima di
cadere, formando un tappeto. Sono destinate a marcire ma sanno che diventeranno
linfa, per teneri germogli che si apriranno alla vita, in primavera.
La loro storia si
esprime, ora, con un gemito. Gemono le povere foglie secche, così come geme
ogni uomo dalla sua alba nascente al suo tramonto, attraversando momenti nel
tempo di vite che corrono veloci. Portano nel cuore ricordi di cose vissute:
sono gemiti nel silenzio.
Quante situazioni,
quanti mali, dolori ed ansie! Sono tutti gemiti accolti dal Padre dei Cieli che
veglia, da lassù, su di noi. Lui che ha rispettato la libertà dell’uomo, ha
accettato la sua scelta di morte, ma è entrato nella nostra umanità per
ridonarci la vita.
È questa la forza
del tuo illimitato amore.
Meraviglioso Dio!
Ora vedo cadere
l’ultima foglia gialla da un albero. volteggia nell’aria e il vento la
trasporta lontano, in alto, chissà dove.
Padre mio,
nutro nel cuore
la tanto attesa speranza
di essere liberato
dalla schiavitù della morte,
per entrare nella tua libertà.
La mia anima silenziosa
geme nel dolore.
Non so come pregarti,
non so come parlarti.
Sono qui, solo, dinanzi a Te,
privo di desideri, abbandonato.
La tua misericordia
si china su di me, misero:
mi doni il tuo Spirito Divino
che viene in aiuto
alla mia debolezza.
Non so cosa sia bene
domandare a Te.
Ma Lui ti prega
con inesprimibili gemiti,
che io non comprendo.
Tu solo conosci e sai
i suoi desideri, Dio d’amore,
perché intercede per me
secondo il tuo volere.
Incoronata
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