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domenica 21 aprile 2019

Entro nel mistero


Ciò che ho imparato da un uomo sofferente, è il mistero del dolore di Gesù che si concretizza in ogni persona e diventa esperienza vissuta con Lui.
Questo caro amico mi diceva con immensa tristezza:
« Perché devo soffrire? A che serve il mio dolore? Non è bastata la passione e la morte del Signore, per cancellare il male del mondo? ».
Già, me lo sono chiesto anch’io fino a quando la luce divina non ha illuminato la mia mente. No, non bastava perché ogni creatura de-ve essere immagine del Redentore. Gesù vuole fare un’esperienza diretta, unica, irrepetibile con ognuno di noi. Ha un senso la sua nascita nel nostro cuore, il suo dolore, la sua morte e risurrezione.
Dio mio, quanto buio c’era dentro di me prima di conoscerti! Quanta confusione!
Riporto un pensiero di s. Agostino:
« Colui che ha creato te, senza di te, non può salvare te, senza di te ».
Entro nel mistero.
Ora capisco, Signore Gesù, che Tu vuoi farmi dono della tua vita divina, che è partecipazione al tuo mistero d’amore insondabile. In questa mia umanità sofferente, Tu entri e vivi in Te ogni mio momento doloroso che è incluso nel tuo momento, che culminerà sulla croce.
Tu continui ad incarnarti in me, nasci nella mia povertà,  adagiato sulla paglia delle mie miserie. In me soffri la tua passione, inchiodato nella mia storia. Muori in me per risorgere in un’alba di Luce Nuova.



  





  


Ti prego …

Mio dolcissimo Signore,
la mia preghiera si innesta
nel tuo silenzioso mistero:
sei un Dio venuto dal Cielo,
uomo tra gli uomini
pur restando Dio.
Ti contemplo in me,
ti sussurro parole semplici
come preghiera del cuore,
che segnano il tracciato
della mia miseria.
E Tu mi trasmetti
parole di pace profonda,
come richiamo di eternità.
È il tuo amore immenso
che mi ha redento.
Cammino con Te, Gesù,
so che mi conduci per mano
verso le rive sconfinate
del tuo Paradiso.
                                     Incoronata

sabato 20 aprile 2019

Una storia di luce


( Anche la fantasia può condurti alla riflessione. Questo è un semplice racconto che ha uno sfondo di verità. In esso c’è tutto l’amore di Dio per te ).

Il sole ha già terminato la sua corsa diurna ed è scesa la sera con le sue ombre che si allungano. Nel cielo, che ora si trapunta di stelle, la luna inizia il suo percorso notturno. Con la sua luce strana tutti i luoghi bui, curiosa di scoprire quali segreti nascondono. D’un tratto si ferma, turbata, in cima ad un monte dove s’innalza al cielo una croce. Ma non riesce a capire, non sa che un tempo è stato crocifisso il Figlio di Dio. Sosta a lungo in quel luogo che sa di dolore, di ricordi tristi, di passaggi silenziosi, di preghiere sommesse, di vita e di morte. Si domanda, con trepidazione, com’è finita quella storia lontana. Si rivolge, allora, alle stelle perché, forse, quella notte essa era assente nel firmamento.
Una stellina racconta l’accaduto. Proprio in quella notte, cercando Gesù, l’aveva incontrato sulla croce e l’aveva vegliato, appostata sulla cima. Era un uomo venuto dal Cielo, il Figlio di Dio, l’Innocente tradito, abbandonato, rinnegato, torturato da uomini empi e, da loro, condannato e crocifisso. Poi, è stato sepolto da chi lo amava. All’alba seguente è risorto, in una luce splendente di gloria.
La luna ascolta commossa e corre subito a nascondersi dietro una nuvola. Non osa splendere in quel cielo, ricordando la notte dolorosa del suo Dio.
Io, invece, chiedo a me stesso: “Dimmi, ti manca forse la memoria viva di Gesù che ha dato la sua vita per te, nelle tue notti buie? Eppure la sua morte ti ha meritato la salvezza e il suo amore immenso ti ha aperto le porte del suo Regno!”
La natura porta impressa in sé l’immagine del suo Creatore, così come anche tu porti impressa, nel tuo cuore, l’immagine del tuo Redentore. Non dimenticarlo mai!






Ti prego…
Ora so, mio Gesù,
che mi è mancata
la memoria di Te,
nelle mie notti buie.
Fuggivo dalla tua luce
che portava allo scoperto,
le mie defezioni.
Ti allontanavo da me,
perché mi sentivo abbandonato.
Come ho potuto dimenticare
il tuo paziente operare,
nell’intimo del mio essere?
Ma Tu, dov’eri, Signore,
quando ti cercavo
in ogni mio dolore?
Dove ti nascondevi
quando ti chiamavo,
senza aver risposta?
Perché indugiavi
nel venirmi incontro,
tacendo con parole
di misterioso silenzio?
Mi ricordo di Te, Gesù,
soltanto ora e ti guardo,
memore del tuo dolore.
Dall’alto di quel legno
dove ti ho inchiodato,
volgi a me gli occhi tuoi pietosi.
T’incontro nella mia solitudine
che diventa mistero con la Tua.
Ma siamo insieme!
                                            Incoronata

venerdì 19 aprile 2019

Le due croci

Si rincorrono i miei pensieri sulle pagine del mio diario, svelati da una penna indiscreta. Essi appartengono al mio cuore e sono diret-ti verso orizzonti lontani, che congiungono la mia terra con il cielo.
Sogno di attraversare un ponte che mi porta all’altra riva. Sotto corre un ruscello che saltella sui ciottoli. Penso che l’esistenza dell’uomo sia un passaggio dalla sua vita a quella di Dio. Le nostre storie sono tutte come quei sassi levigati dall’acqua. Se ognuno potesse raccontarsi da dove viene, da quale montagna si è staccato e com’è precipitato a valle…
Una di queste pietre diventa la mia immagine simbolica.
Ecco, Dio mi ha rimosso dal suo monte per farmi vivere quaggiù, secondo un suo disegno divino. Su quel monte c’erano tante croci di legno, di dimensioni diverse. Ne ha presa una e, donandomela, mi ha detto:
« Portala con te ed accompagnami da questo mio monte al monte Calvario, dove un giorno sarò crocifisso ».
Non capivo. Gli ho risposto tremante e preoccupato:
« Mio Gesù, ma io non conosco la lunghezza della strada in sa-lita, i momenti delle prove che mi attendono, l’intensità del dolore, la paura del buio! Forse non ce la farò mai, mi stancherò e rinuncerò a seguirti ».
Lui mi rassicura:
« Io ti aiuterò e sarò al tuo fianco: tu con la tua croce ed Io con la mia. e quando non ce la farai, poggerai la tua piccola croce sulla mia grande croce ed io la porterò ».
Cammino in silenzio con il mio Dio, portando la mia croce che, per quanto piccola, mi pesa. Poi, rallento il passo e mi fermo, chiudo gli occhi e mi addormento. Quando riprendo la strada il Signore non c’è più. Lo cerco, confuso, chiedendo alla gente che dice:
« Arrivi tardi, amico! È stato crocifisso sul Calvario. Solo un ladro lo ha seguito, è morto accanto a Lui su una croce. Il perdono e l’amore per il suo Dio lo hanno salvato. È morto per vivere lassù, nella sua gioia. Aveva detto a Gesù, prima di morire:
« Gesù, ricordami nel tuo Regno! ».
E Gesù gli aveva risposto:
« Oggi sarai con me in Paradiso! ».
A me, purtroppo, è mancata la forza dell’amore che sa osare tutto per chi si ama. Quel ladro aveva preso il mio posto accanto al Signore.


 




    


Ti prego …
Mio buon Gesù,
non ho avuto il coraggio
di prendere la mia croce
e di seguirti.
Non ho avuto la forza
di supportare un peso,
seppur piccolo rispetto al tuo
e di accompagnarti là,
in cima al Monte.
Gli uomini sulla croce
ti hanno inchiodato,
come dono d’amore
per questa umanità.
Ti ho perso, mio Dio,
ti ho lasciato andare
solo, per quella via.
Quando son giunto,
col peso della mia croce,
la tua mi è parsa enorme.
Morente, mi hai guardato
e mi hai detto:
« Perché non hai poggiato
la tua croce sulla mia?
Io l’avrei portata ».
Perdonami, Signore,
non ti vedevo.
Mi sentivo solo
anche se c’eri Tu:
non ti ho creduto.
Ora son qui con Te.
Per pietà, ricordami
quando sarai lassù,
nel tuo Paradiso! 
                                      Incoronata