Anche l’inverno
finisce in primavera,
come la sofferenza
finirà nella gioia.
Il pinguino aveva camminato tutto il giorno e i suoi occhi si erano
saziati di neve. Aveva pensato tutto il giorno alla strada che aveva per-corso
e si chiedeva se ci sarebbe stato un momento in cui poteva dire:
« Sono arrivato alla meta ».
Ogni giorno se lo ripeteva con più
insistenza:
« Sono arrivato alla meta ».
E camminava
senza fermarsi mai. Un giorno vide in mezzo alla neve un uccellino che era
caduto su quel manto bianco, senza sapere il perché. La madre, con tutta la
nidiata, forse non si era neanche ac-corta della sua assenza. Il pinguino si
avvicinò a quel piccolo volatile e gli chiese:
« Da dove vieni? ».
L’uccellino rispose:
« Non lo so, ma ricordo solo che la mamma
aveva detto: “Qui non c’è più alimento e dobbiamo andar via” ».
Il pinguino lo guardò teneramente e gli
disse:
« Vieni tra le mie zampe e riscaldati! Non
ho altro da offrirti ».
Il vento
spirava gelido e il campo innevato era senza orizzonte. Stando così, quell’uccellino si sentì rincuorato e chiese con grande
ardimento:
« Ma esiste un posto dove si riposa senza
dover faticare? ».
L’altro rispose:
« Sì, ma alla fine di questo cammino. So che è chiamato paradiso ».
L’uccellino si addormentò al tepore di
quelle piume che lo av-volgevano. Nel sonno chiese al suo benefattore:
« Perché le stagioni sono quattro? ».
Il pinguino rispose:
« Tutto inizia con l’autunno dove la natura si prepara per il letargo
invernale. Questo accade perché le cose si rafforzino al freddo e tutto si
chiude in un misterioso raggrupparsi delle cose verso il centro. Il freddo
serve al raccoglimento ed è proprio in quel tempo che il creato acquista sempre
di più coscienza. L’inverno, poi, rassoda questa coscienza. Pian piano entrano
fili di calore che aprono tutto il creato a una nuova creazione. Qua è là
germogliano gemme che sono l’espressione della vita nata dal raccoglimento. La
chiamano: primavera. È proprio da questo sviluppo che viene fuori la vita
nuova, la quale prima prende la forma di gemma e poi si sviluppa in pianta e
foglie, fiori e frutti che si aprono al dono di chi li coglie. Come ben vedi
c’è bisogno del freddo e della sofferenza per donarsi alla gioia della vita ».
L’uccellino restò estasiato dalla
descrizione del paradiso, che è la sintesi di tutti i passaggi, anche quello
del dolore. La sofferenza è un ingrediente della vita ed è tanto necessaria per
far maturare il frut-to. Non c’è nulla nel creato di inutile o di brutto e
tutto finisce, alla fine, per essere un tassello del paradiso.
Il pinguino aveva camminato molto e lasciò
l’uccellino a con-templare le stagioni della vita. Capì che il paradiso è la
sintesi di tutti questi passaggi e anche lui si avvicinava verso un’eternità
beata.
Io mi sentivo trasportato in una corrente
di bene, che mi por-tava verso una zona beata da tutti chiamata Paradiso. Avevo
tutte le ansie della vita e la forza che mi veniva data da chi mi offriva gioia
e felicità, maturate da un itinerario di sofferenza. Non c’era più il do-lore
ma solo il desiderio di vivere in pienezza tutto ciò che Dio mi aveva donato.
Ho capito che il dolore, con il tempo, si trasformerà in gioia senza fine e
questo lo vedevo maturato a partire dall’autunno, in cui vedevo sbocciare il
futuro del mio Paradiso.
Domanda:
![](file:///C:/Users/POWERU~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image003.jpg)
Credi tu che, un
giorno, la tua sofferenza diventerà fonte di pace nel Cielo?
Lorenzo
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