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lunedì 25 febbraio 2019

Il Credo … la remissione dei peccati, ... - Parte terza


Altre sono le domande che scaturiscono dalla frase “Chi crederà e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non crederà sarà condannato”. La prima domanda che mi pongo è: sarà salvato solo “Chi crederà e sarà stato battezzato”. Qual è la sorte per chi non è stato battezzato? Nulla viene detto nella frase di Marco.

Non oso rispondere a questa domanda, posso solo fantasticare ipotesi. Come riconosco di non essere in grado di rispondere alla domanda successiva che collego strettamente alla precedente. Mi chiedo: quando avviene che al corpo umano viene associata l’anima? Avviene al momento del concepimento, quando il gamete maschio, lo spermatozoo, penetra il gamete femmina, l’ovocita e lo feconda riunendo i singoli cromosomi che i due gameti posseggono e formando uno zigote, l’unità biologica che già possiede il dna del futuro essere umano? Hanno quindi un’anima gli embrioni criocongelati?

Oppure avviene al momento del battesimo, quasi che, prima di esso, l’uomo non si differenzia dal resto degli esseri viventi se non per le eccezionali facoltà umane di cui il creatore lo ha donato, solo potenziali al momento del concepimento? Non ritengo che se fosse vera questa seconda ipotesi ciò giustificherebbe l’aborto perché a quel grumo di vita umana, ancora senz’anima, con l’aborto negheremmo la possibilità di averla diventando figlio di Dio.

Ho letto che San Tommaso sosteneva che l’anima entrava nel corpo dopo qualche tempo dal concepimento, quando il corpo si fosse formato. Parlava di virtus vegetativa dell’anima in corrispondenza dell’embrione, di virtus sensibile quando i sensi sono formati, e finalmente di virtus razionale dell’anima, quando tutto il corpo è completo.

Comunque sia, supponendo che l’anima si formi solo al momento del battesimo si potrebbe dare una risposta razionale alla prima domanda che mi ero posto e che riformulo così: che fine fanno gli esseri umani che non hanno conosciuto Cristo o, conoscendolo da adulti (intendo ad esempio i fedeli di altre religioni), non hanno inteso essere battezzati?

Proviamo a ipotizzare una risposta, consapevoli di poter scivolare in un'eresia. Non avendo un’anima vivrebbero e morrebbero come ogni altro essere vivente e di essi non resterebbe traccia a differenza di chi possiede un’anima perché battezzato assicurandosi la “vita eterna”, anche se non ci è stato rivelato in che cosa essa consista. Costui, se muore in grazia di Dio, si assicura il luogo, che preferisco chiamare “condizione”, che indichiamo con il termine “Paradiso”, mentre se muore, ma non si è pentito, vivrà in eterno la “condizione” della privazione di Dio, quella che indichiamo con il termine “Inferno”. Una condizione dolorosa come quella del fuoco di cui Gesù ha parlato.

Che fine farebbero gli altri? Che senso avrebbe, senza aver colpa, far percepire l’assenza di Dio, l’Inferno, a chi non ha conosciuto o non ha voluto conoscere Cristo? Penso a chi è nato prima di Cristo o ai tanti che hanno vissuto o vivono tuttora in zone dove Cristo non è arrivato.
                                                      Salvatore

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