L’attesa di un
momento che non ha sponde,
né
prima, né dopo.
Ed ecco una folata di vento settembrino,
come se il cielo volesse respirare le ansie e i piaceri di chi assapora la
bellezza del giardino. La fontanella getta spruzzi d’acqua fresca e qualche
passe-rotto ne coglie la sua frescura.
Ogni spirito prosciuga, nel proprio
intimo, una strana sensa-zione della vita che passa. Nel cuore dell’uomo si
percepisce già il tramonto incipiente. Si vive il vuoto di un tempo che non
tornerà mai più e, pian piano, ci si sente spogliati di una intimità trafugata
dalle ore che scorrono veloci. Sentiamo come se una mano silenziosa ci rubasse
i ricordi di questo tempo che fu e che non ritornerà mai più.
Ma quello che ci attende è pieno di
mistica allegria, perché ci porta nel cuore pezzettini di serenità che
ricolmano lo spirito di un’ attesa sempre più incalzante. A volte, mi chiedo se
il futuro non sia già passato o se il passato abbia la freschezza del futuro. È
in questi momenti di silenziosa speranza, che sento palpitare il cuore di Dio
come una prospettiva di imminenti aspettative in cui mi sento tra-sportato come
in un altro mondo, in un’altra epoca dove il mio io si confonde in quello degli
altri. Sono in comunione con l’universo in-tero e, dentro, mi stillano gocce
d’eternità beata. Sono svuotato di me stesso e riempito di felicità che non ha
fine.
È questa l’eternità che anelo oppure è
quella che rintraccio nel mio cuore, libero da ogni cosa terrena? Sospiro
l’infinito che non è ancorato a nessun punto di questo mondo, ma aperto
all’immensità di Dio.
Lorenzo
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