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lunedì 29 ottobre 2018

Una domanda misteriosa


Proposta di una risposta
densa d’infinito


Era uno di quei pomeriggi con nuvole sparse in un cielo grigio. Una falena se ne stava su uno specchio d’acqua, guardando in basso tanti girini, che sembravano non trovare pace nei loro innumerevoli movimenti che tracciavano, nelle fredde acque del lago, il ricordo di spiagge lontane. La falena ragionava con se stessa sul tempo passato, quando guardava con attenzione le tante creature che popolavano quelle acque quiete, sulle quali scivolava insieme ad altre falene. Quella di-stesa liquida rifletteva i giri di una falena solitaria, quand’ecco che piombò una rana. Portava anch’essa con sé la memoria di acque di-stanti, dove aveva conosciuto altri misteriosi abitanti. Pensava: « In mezzo a tanto svolazzare, ci sarà pure un Paradiso tranquillo! ».
Le apparve una stupenda creatura: un misto d’uccello con le piume dorate che apparivano come spruzzi di cielo. Quell’essere mi-sterioso poggiò le sue ali simili a seta, che conservavano la reminiscenza di remoti paesi. Erano reminiscenze di lidi meravigliosi che apportavano pennellate di un futuro prossimo. Quella creatura alata recava con sé l’immagine di un posto incantevole in cui si staglia-vano le parole di un Paradiso, fatto di colori e profumi delicati.
La falena domandò: « Da dove vieni, o misterioso uccello, che rechi la nostalgia di terre sublimi? ». L’uccello così rispose: « Vengo da una terra che terra non è. Si chiama Paradiso, dove non esiste se non una brezza che viene chiamata: Amore ».


Scaturisce una domanda che ha il sapore di cose ignote:

Ma il Paradiso è una terra reale o un desiderio generato dal cuore di ogni creatura umana, che cerca l’eterno e l’infinito?

Tu, che suggerimento dai a questo interrogativo?

                                                                       Lorenzo 

martedì 23 ottobre 2018

Desiderio di eternità


Il bisogno profondo di andare
oltre le cose peribili

Dopo aver a lungo camminato, per il costone aspro di una montagna, un soffio di zefiro mi fa veder volare uno stormo di uc-celli, che vanno in cerca di una vasta pianura ed ecco che mi si apre davanti agli occhi. Contemplo una pianta rinsecchita sulla quale è appollaiato un gufo. L’avvisto con gli occhi assonnati, che mi acco-glie col suo verso monotono. Mi fermo per ravvisare in quel quadro di silenziosa poesia, il fondo di una vallata che mi suggerisce, nel cuore, i versi calmi di un desiderio inappagato. Mi chiedo se quel panorama non sia il preludio di un anelito profondo in cui mi si apre l’originale discorso della vita.
È da tempo che sento il bisogno di respirare un qualcosa che non abbia limiti. È come il desiderio di non trovare appagamento in nessuna delle cose che vedo e tocco, perché dentro mi lacera l’ur-genza dell’infinito. Lo vado cercando dovunque poiché, dentro il mio cuore, da sempre ho fame e sete di cose eterne. In questo brama-re continuo di eternità, il mio sguardo sembra dissolversi in una di-stesa dove acque fresche e canterine mi spingono verso l’ignoto. Si apre dentro di me il bisogno di Te, mio Dio, e vado sorseggiando la tua misteriosa presenza come sorgente perenne di Paradiso. C’è un sasso sul mio sentiero su cui noto, discreto, un maggiolino, anch’esso aperto alla ricerca di chi sa quale punto di spazio infinito.
Mi fermo e sospiro una preghiera:


O Dio, conducimi alle terrazze del Cielo, dove potrò am-mirare la varietà senza fine dei colori e dei profumi della tua e-ternità. Fammi camminare per le vie che non conoscono tramon-to ma solo aurore interminabili, sature di cose in espansione. In tal modo mi sento trasportare in un luogo ricco di sorprese e per-meato di gioia profonda. Non è questo il Paradiso, ma solo l’ansia di possederlo in cui Tu, Signore, mi apri all’indescrivibile esperienza di verità eterne. Amen.

Due parole che ti spingono a formulare una domanda che sappia di eterno e infinito.
Hai il cuore aperto all’Eternità?

Lorenzo