Proposta di una
risposta
densa d’infinito
Era uno di quei pomeriggi con nuvole
sparse in un cielo grigio. Una falena se ne stava su uno specchio d’acqua,
guardando in basso tanti girini, che sembravano non trovare pace nei loro
innumerevoli movimenti che tracciavano, nelle fredde acque del lago, il ricordo
di spiagge lontane. La falena ragionava con se stessa sul tempo passato, quando guardava con attenzione le tante creature
che popolavano quelle acque quiete, sulle quali scivolava insieme ad
altre falene. Quella di-stesa liquida rifletteva i giri di una falena
solitaria, quand’ecco che piombò una rana. Portava anch’essa con sé la memoria
di acque di-stanti, dove aveva conosciuto altri misteriosi abitanti. Pensava: «
In mezzo a tanto svolazzare, ci sarà pure un Paradiso tranquillo! ».
Le apparve una stupenda creatura: un misto
d’uccello con le piume dorate che apparivano come spruzzi di cielo.
Quell’essere mi-sterioso poggiò le sue ali simili a seta, che conservavano la
reminiscenza di remoti paesi. Erano reminiscenze di lidi meravigliosi che apportavano
pennellate di un futuro prossimo. Quella creatura alata recava con sé
l’immagine di un posto incantevole in cui si staglia-vano le parole di un
Paradiso, fatto di colori e profumi delicati.
La falena domandò: « Da dove vieni, o
misterioso uccello, che rechi la nostalgia di terre sublimi? ». L’uccello così
rispose: « Vengo da una terra che terra non è. Si chiama Paradiso, dove non
esiste se non una brezza che viene chiamata: Amore ».
Scaturisce una
domanda che ha il sapore di cose ignote:
Ma il Paradiso è
una terra reale o un desiderio generato dal cuore di ogni creatura umana, che
cerca l’eterno e l’infinito?
Tu, che
suggerimento dai a questo interrogativo?
Lorenzo