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martedì 13 marzo 2018

Il Credo ... di là verrà a giudicare i vivi e i morti - parte prima



Al termine della nostra vita terrena, quando il corpo cessa le sue funzioni vitali, il nostro essere, quello che alcuni di noi chiamano anima, prima di iniziare quella nuova vita che ci è difficile, anzi impossibile immaginare, ma che crediamo esista e sia eterna, il nostro essere, dicevo, la nostra anima, viene giudicata, "singolarmente", sulla base del nostro vissuto terreno.
A giudicare i vivi e i morti” ce l’ha annunciato Gesù. Nella sua predicazione ha parlato di “Giudizio dell’ultimo Giorno”, quando sarà giudicata la condotta di ciascuno e verrà condannata l’incredulità colpevole di chi non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio.
Sarà dunque Cristo stesso a giudicarci, lui che ha assunto la natura umana e che perciò conosce ogni nostro recondito risvolto umano caratterizzante la nostra presenza in questo mondo. Ci potrà quindi giudicare come uomo, come un fratello piuttosto che come un Dio ignoto e distante. “Il Padre, infatti, non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre" (Gv 5, 22-23). Lo ha promesso Dio quando, riferendosi al Cristo, ha pronunciato la frase “se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto” (Deuteronomio 18,19) in ciò prefigurandone la natura divina.
Confesso di avere qualche difficoltà a comprendere il giudizio sui vivi e quel “verrà” che lo anticipa nel testo. Ci si riferisce al cosiddetto Giudizio Universale, quello che avverrà alla fine dei tempi quando il Cristo ritornerà e riguarderà coloro che saranno a quel tempo vivi.
Sappiamo, scientificamente, come sarà la fine del mondo quando, se non avviene prima per altre cause, tra cinque miliardi di anni il sole morirà per esaurimento dell’idrogeno e dell’elio che sono i suoi combustibili da fusione. Allora si espanderà diventando una stella del tipo gigante rossa, brucerà tutti i pianeti a lui vicini che vi cadranno per collasso gravitazionale. Come tutto questo combaci con il ritorno di Cristo e il Giudizio Universale è per me un mistero davanti al quale mi fermo.

Come verremo giudicati, individualmente? Cristo ci ha suggerito i termini del giudizio, chiarendoceli tramite le sue parabole, episodi umani che comprendiamo perfettamente proprio perché sono umani anche se adombrano concetti trascendenti.
Mi riferisco, in particolare, alle parabole dell’amministratore (Luca 16, 1-9) e a quella dei talenti (Matteo 25,14-30). In entrambe, seppure per scopi diversi, Gesù ci indica l’importanza della responsabilità dei beni che ci sono stati affidati, responsabilità che ha senso solo se Qualcuno, alla fine ce ne chiede conto. Ho avuto certi doni naturali, la vita mi ha procurato occasioni per fare del bene? Li ho sfruttati? Ho messo a servizio le capacità che ho, le occasioni che mi si sono presentate oppure ho nascosto i talenti sotto terra chiudendomi in me stesso o dissipato le fortune che mi sono piovute dal cielo solo per il mio piacere?
                                                Salvatore

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