Non so se questa mia riflessione sia stata
concepita, nella mia mente, come una preghiera oppure non sia altro che un
semplice soliloquio, in una tappa della mia vita. Comunque nel mio cuore non ho
avuto una risposta chiara se non quella di una meditazione sul senso della mia storia
umana. Si tratta di sentirmi sempre in viaggio con una scarpa in meno. Ho un
piede dolorante, ferito, che cammina male. Perché ho questa sensazione proprio
in un momento in cui mi vedo viandante, verso una capanna in cui nasce un
bambino meraviglioso?
Ho percepito una spiegazione che è quella di
vivere a metà ogni cosa. Studio, lavoro, affetti, rapporti umani sono parte di
me, uno spaccato in cui non mi sento pienamente vivo e totalmente operativo. È
come se lasciassi una parte di me fuori, non perché lo voglia, ma perché la mia
vita è come ferita, divisa alla radice. Non si tratta di un pensiero negativo,
ma reale. Amo con tutto quello che sono, c’è però sempre qualcosa che resta
fuori. E in quel cunicolo vedo inserirsi tutte le sensazioni, sollecitazioni al
male che mi affliggono. Voglio vivere con tutto me stesso, solo che in me c’è
come un’incapacità di farlo pienamente. Mi percepisco sempre di camminare con
una scarpa in meno e procedo zoppicando.
Ed è qui che sento, nell’intimità più
profonda, la tua voce, Signore, che mi dice:
« Guardami sulla croce! A me mancano le
due scarpe. Tu hai una scarpa in più. Io ti amo per la tua povertà, perché
desidero darti le mie scarpe ».
A me incuriosisce una simile persona che,
in croce, non ha la possibilità di regalarmi qualcosa! E allora oso chiedere:
« Ma cosa mi puoi dare, Gesù, Tu che non
hai nulla? ».
Ed Egli mi risponde :
« Le mie scarpe, infatti, son fatte di nulla
e il mio nulla vale più di tutte le cose
di questo mondo, perché tutto ciò che appartiene al mondo si consuma,
deperisce, finisce. Io voglio darti cose eterne, infinite che questa storia non
è in grado di concepire. Quando ti ho detto di dare tutto ciò che era in tuo
possesso o uso non intendevo toglierti se non quelle cose che mi avrebbero
impedito di regalarti eternità. Io ho creato il mondo dal nulla e voglio darti
una nuova creazione.
Cammini senza una scarpa perché tutto
quello che fai non è eterno e lentamente deperisce ».
Mi ero avvicinato a quella stalla in cui
vidi il Bimbo Gesù senza scarpe. Scorsi sotto la culla una vecchia ciabatta e
mi dissi:
«Forse devo incominciare un nuovo modo di
camminare, senza le scarpe di questo mondo, ma con quelle che vuole Dio.
Mi sentii molto contento in quella notte
accanto al Bimbo senza scarpe.
Questa è anche la tua storia come quella
di tutta l’umanità. E tu riceverai l’augurio più affettuoso per questo Santo
Natale in cui Gesù ti regalerà scarpe che non si consumano in eterno».
Lorenzo
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