È
sull’onda che si arresta il gabbiano.
Un’onda
qualsiasi,
purché
non sia di terra.
Nel
mare, quando fa sera,
c’è
sempre un sapore strano
di
oasi, di punto nel deserto d’acqua
dove
c’è vita.
Se
guardi fisso, o qua o là,
trovi
di certo un retaggio dove ti quieti:
o
vicino l’orizzonte, dove ti perdi,
o
in mezzo al mare, dove t’affondi,
o
in qualche oscuro posto, lontano,
dove
diventi un’onda
in
cerca di un lido.
E
sulla tua onda… un gabbiano.
Sono
le ali bianche di tanti ricordi,
oppure
illusioni, od anche pensieri stanchi,
o
semplici distrazioni.
Lesto
vagar nel cielo,
senza
trovare l’accogliente sponda
a
cui ormeggiare.
Se
cerchi l’eterno orizzonte, ricorda:
lo
cerchi invano.
Se
affondi nel mare profondo,
ti
perdi il colore del cielo.
Se
invece tu vaghi come onda,
pensosa
di spiaggia serena,
lontano,
lontano,
con
ali di vento,
s’accosta
al tuo mare un gabbiano.
Riflessione
Le nostre
distrazioni appartengono ai sentimenti, a quella zona dove ogni uomo si trova a
vivere nel mondo delle realtà, che sopravanzano schemi e ragionamenti puramente
razionali.
Divaghiamo con
la nostra sfera interiore, rincorrendo tutto quel mondo spirituale che, come
una nuova creazione, elimina ogni difetto e incarna simboli pieni di vita, di
emozioni pure e intense in cui noi, amabilmente, ci perdiamo.
E’ un retaggio
di paradiso perduto e ritrovato.
Voliamo in un ambiente
dove tutto ha il sapore di verità completamente diverse da quelle ci affaticano
quotidianamente e che formano il tessuto in cui viviamo e ci muoviamo
inesorabilmente.
Il gabbiano
rappresenta l’icona del volo che si muove liberamente e che ci permette un librarci
nell’aria, non come in un sogno, ma quale vita di quella libertà senza
restrizioni di sorta.
Tutti sentiamo
il bisogno di abitare senza leggi costrittive, ma per un’oscura forma di vivere
senza barriere. Sono queste leggi che ci impediscono di muoverci senza impedimenti,
perché noi amiamo la radice stessa della libertà che, in fondo, è un intrinseco
anelito di infinito.
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