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domenica 31 dicembre 2017

E l'uomo suonava l'armonica




31 Dicembre: ultimo giorno dell’anno che si prepara a partire.
È viva, nel mio cuore, un’immagine che mi è tornata alla mente come simbolo di speranza: è l’armonica a bocca, un piccolo stru-mento musicale. Vedo stampata nella mia memoria un uomo ancora giovane con vestiti dimessi, senza scarpe e una espressione triste sul viso la quale esprimeva solitudine e delusione.
E l’uomo suonava l’armonica.
L’aveva ricevuta in dono da un amico avanzato negli anni, malato e indigente. L’aveva conosciuto all’angolo di una strada, mentre regalava, a chi passava, le sue note armoniose.
Un giorno questi gli disse:
« A te, amico mio, voglio donare questo prezioso oggetto, con la promessa di usarlo per le strade del mondo, donando agli uomini la speranza. Io vado via, felice di aver offerto tutto di me nella mia povertà. Ritorno per sempre nella Città di Dio, immersa nella luce ».
Poco tempo dopo quel vecchio amico morì.
Il giovane si rivestì di povertà, abbandonando tutti i suoi beni e  scelse la vita in strada e si mise a suonare l’armonica. Era un giorno nebbioso che leggeva molto bene lo stato del cielo, solcato da nu-voloni grigi i quali annunciavano una pioggia in arrivo.
Era anche ora di punta e la gente si riversava sulle strade. Il povero, con la sua armonica,  pensava di infondere speranza ma gli uomini passavano con indifferenza, preoccupati dei loro problemi, assorti nei loro pensieri, con gli occhi fissi nel vuoto, rincorrendo la propria anima che navigava chissà in quale mare, per approdare chissà dove.
Un cagnolino, ritto sulle zampe posteriori, con un piattino in bocca, cercava di strappare un soldo da qualche tasca pietosa, dov’era assopito. Ogni tanto rotolava nel piatto uno spicciolo. L’uomo osservava con dolore e non riusciva a capire il motivo della felicità del suo vecchio amico e il suo amore per una folla così estranea e insensibile.
Si lamentò con il Signore:
« Dio del Cielo immenso, perché è così impietosa la gente? Sei Tu presente in questa strada buia, che indossa lo stesso colore cupo di quel cielo lontano? In questo mondo che cerca di rincorrere una speranza perduta, per dare una risposta ai tanti problemi della vita, ci sono anch’io. Hai almeno Tu uno sguardo clemente, dove io possa perdermi per raggiungere l’abisso del tuo cuore divino? ».
E Dio gli rispose:
« Non temere, figlio! Io vivo in questo posto dove nessuno si cura di me, non mi cerca o mi disprezza, eppure qui è il mio Cielo, nel cuore di ciascun essere umano come nel tuo afflitto e ferito dall’indifferenza degli altri. Ma tu contieni in te il mio amore in-finito. Io sono, attraverso te, la speranza di questi uomini e, per te, sono la tua ricchezza e la nostalgia del Paradiso, anelato come premio al tuo dolore.
Si fece notte. Il povero uomo si addormentò, felice, all’angolo di quella gelida strada e sognò che anche la sua armonica era stata toccata dalla luce divina e ora brillava nel suo cuore come segno di speranza. La sua voce si introduceva già nel primo giorno del Nuovo Anno.
E l’uomo suonava l’armonica la quale bussava silenziosamente al cuore di ogni fratello che passava accanto, con un augurio ricolmo di melodiose note di speranza.
È anche il mio augurio affettuoso, con tutto il cuore…

                                                               Incoronata

lunedì 25 dicembre 2017

E' nato Gesù



C’è una capanna laggiù
in fondo al sentiero.
Lieto il pellegrino va,
contando i suoi passi
affaticati e lenti.
Nel buio della notte,
cerca il Dio nascosto
nella sua mente confusa
o nel suo cuore smarrito.
È nato il Signore!
Lo troverà solo
nell’intimo silenzio,
che si veste di speranza
e la pace dell’anima
s’adorna di luce divina.
Vedrà il bimbo Gesù
e diventerà suo Cielo.
Lo contemplerà e con Lui
vivrà nell’immensa gioia
d’una eternità senza fine.


Una Luce si accende
          È una notte mite e serena. Il firmamento è come trapuntato di stelle lucenti, mentre le tenebre ricoprono la terra.
Nel buio del suo tempo umano, il pellegrino batte i sentieri della sua storia vissuta, un tempo, con tutti i suoi attraversamenti e tessuta con colori e modi diversi i suoi vuoti di luce e le cadute nell’abisso profondo del suo cuore. E’ alla ricerca del suo Dio che nascerà in un luogo ignoto alla sua conoscenza. Durante il cammino lo vince il sonno e pensa di riposare prima di proseguire il suo viaggio. Entra nel sonno con un sogno bellissimo. Sogna di aver perso un sandalo durante la rotta e di ripercorrere, tristemente, la strada a ritroso. Perlustra ogni angolo più segreto e nascosto, muovendo i passi a fatica, zoppicando sulle pietre appuntite. Il freddo acutizza il dolore al piede scalzo e il silenzio nebbioso rende ovattati i suoi gemiti.
         Desolato l’uomo si rivolge al suo Dio con silenziose parole:
« Dove sei, mio Signore? Riuscirò mai a trovarti? Eccomi giunto, nuovamente, all’inizio del mio viaggio verso di Te ».
Ed è proprio in questo momento che una Luce si accende nel suo intimo. Nella sua anima, trasformata in una greppia, vede adagiato un Bambino. Riconosce Gesù, il Dio venuto sulla terra dal Cielo. Accanto alla sua culla ritrova, stupito, il sandalo perduto sul quale è caduta una stella da lassù.
Allora esclama con un trasporto di gioia:
« Signore, ero venuto a cercarti e Tu, invece, mi attendevi nel profondo del mio cuore, luogo del tuo Paradiso. Così hai fatto di me il tuo Cielo ».
Quando il pellegrino si risveglia, prova una grande felicità, perdendosi nell’infinito di Dio.

 
Eccomi, mio Dio!
È dinanzi a Te,
solo, quel pellegrino
che, per cercarti,
intraprese un viaggio
molto lontano.
Io non son partito mai,
perché mi attendevi
già nel mio cuore
mentre ti cercavo fuori
nella mia confusione.
Il sandalo perduto
era solo un segno
di questi miei giorni
vissuti nel mondo,
con ritmi variegati
tra buio e luce.
Eppure ho provato
il dolore e l’angoscia,
la durezza della strada,
il peso del silenzio,
l’ansia di vederti,
l’anelito d’incontrarti.
Tu sei qui, Gesù.
La tua presenza, ora,
pian piano m’introduce
nel Regno Eterno
del tuo splendore.
Incoronata