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giovedì 24 novembre 2016

Guardare in alto






Guardare in alto

    

Continuano la mie riflessioni, anche se s’inseriscono in un pensiero che dura da diverso tempo, maturato nella pre-ghiera. Guardare in alto non è semplice perché non si tratta solo di una posizione spirituale, ma di un atteggiamento inte-riore che fa capo a un’esperienza ineffabile.
Mi spiego. Raccattare nell’intimo dello spirito i mo-menti in cui ci si distacca dalla terra e trovarsi in un ambiente in cui matura una diversa forma di vivere non è cosa facile. Il non trovarsi da nessuna parte, senza la percezione del tempo è descriverti questa forma di vita. Non si tratta di elucu-brazioni mentali, ma  di un vissuto in cui si è pienamente im-mersi e che causa un dolore profondo, non fatto di pure sen-sazioni ma di situazioni diverse da un comune vivere quo-tidiano! Non è un dato che possiamo descrivere come dolo-roso, nella terminologia corrente, ma trattasi di un nuovo mo-do di percepire il vuoto, l’inconsistenza, il non senso del mo-ndo e di tutto quello che mi circonda.
Vivo, appunto, una fetta del reale che mi appare «doloroso», cioè affliggente dello spirito che procede come su una strada che non so dove mi porta. In tal modo, guardare in alto non mi comporta alcuna formula meditativa. Sono preda di quella banalità in cui alto o basso sono dimensioni che non mi collocano da nessuna parte e penso, in cuor mio, che questo possa essere una premessa di una grande sof-ferenza, di cui ignoro il valore e il senso. E’ come vivere senza alcuna prospettiva di vita, e questo si riproduce nel mio intimo raccattando ovunque esperienze di vuoto, di non senso. Ci sono pero fessure di luce in cui ritrovo tanta pace. E’ difficile poter descrivere questo stato per le nostre cate-gorie mentali che cercano sempre una spiegazione, una causa, una prospettiva di valore.
Ci sono inoltre momenti in cui l’inconsistenza diventa sempre più schiacciante, e anche lo stesso spirito vaga come se avesse perduto l’orizzonte. Non sto facendo una descri-zione della mia storia, ma semplicemente mettendo le pre-messe che mi introducono in un ambiente dove ai realizza il mio rapporto con Dio, il quale mi appare in tutto il suo splendore e grandiosità. E’ questo il momento più esaltante della mia esistenza in cui si mescolano luce e buio, vuoto e proposta di pienezza. Il non-senso mi spinge ad andare oltre, laddove mi ritrovo tutto completo in attesa di un Dio che mi riempia.
Ed Egli mi raggiunge con la sua luce e fa chiarore in tutto il mio intimo.
 
                                                               Lorenzo

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