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venerdì 4 settembre 2015

Guardia forzata



    GUARDIA FORZATA
 
Una gatta trasportava i suoi gattini, appena nati, in un luogo più riparato. Riusciva a passare, tranquillamente, accanto all’abitacolo di una cagnetta mentre dormiva. Riuscì nel tragitto con i primo cinque, ma non con il sesto. Gli occhi della bestiolina si aprirono anzitempo, facendo scattare l’allarme nel suo cervello. Con un salto fulmineo le corse appresso e, alla gatta, il micio le scappò di bocca, per la paura. Non ritornò più a prenderlo.

Il gattino restò solo, smarrito e impaurito, con i suoi miagolii strazianti. La cagnetta, allora, presa dal rimorso lo portò nella sua cuccia accanto ai suoi piccoli. Lo nutrì e ne ebbe cura e lo amò come gli altri. I cagnolini, poi furono regalati ad altre persone. Rimase solo il gattino, considerato come un membro della famiglia.
Essa gli insegnava la sua lingua, i suoi modi ed abitudini, i suoi gusti ed i suoi versi. Il piccolo animale era, però, restio nell’apprendimento canino.
Gli diceva:
-  Piccolo mio, quando cammini o corri, caccia lingua, se no t’affoghi e quando vedi il padrone, scodinzola.
La notte l’obbligava a montar la guardia, bloccandogli la coda con la zampa, per non farlo scappare e poi lo ammoniva:
-  Dài,  Nerino, abbaia come la mamma: Bau … Bau … Bau
E lui di contro:
-   Miao … MiaoMiao …

Non è possibile modificare i tratti della natura anche quando sei circondato d’amore. Al limite puoi solo far finta di essere quello che non sei.
                                                  Inco

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