Riflessioni
semplici sull’albero.
Le radici
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip61ro26OEhZQxjF84IeRnrz0dwVJm2N9MZ-S8QbriK5BvStHAvDEBG4L_UjKkbNee24JXTx06PErSEKkoBsl09Q3Xy_6Z3Lk2ZGJgY3nFnSnEKzNh2i8Q-AkOE8hHFpUCKVW2gpSK/s1600/albero1.jpg)
Le nostre radici interiori hanno tre
dimensioni: il silenzio, l’abisso
l’eterno.
Il
silenzio
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguO9l1oOPSrzkTsuphhidW4dcjp-9V2WI2G0BIWDegNbzfmT9kdXZQdoI6STJaDG9lUTioLAqTrtww1kuJeT1QDRxXXpwGrF3u6UDMIMG7jTRXXqtJoGVZpZhRYQ16fqiaFj4BfqRG/s1600/albero2.jpg)
L’abisso
Non trovo un altro vocabolo adatto
per far capire quella dilatazione interiore dell’intimo umano dove non esistono
limiti. Si è in quello “spazio” in cui viviamo l’infinito, il bisogno di non
essere allo stretto, dimensionati né dal qui, né dall’ora, né da una fine.
Superare ogni cattività e vivere avendo non più le strettoie del finito. Non ci
sono cadute, anche se si vive in libertà di movimenti. L’uomo è un abisso che
divora ogni limite.
L’eterno
È l’aurora senza l’ansia del
tramonto. È il vivere senza fine, che è il miglior modo per essere in un
perenne presente e non sentire la premessa di un termine. Dove esiste una fine
anche il principio diventa angoscioso, perché è in attesa di una fine. Concludere
è sempre distruggere l’inizio. Tutto questo lo vivo intensamente e vorrei
comunicartelo.
Lorenzo