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sabato 17 gennaio 2015

Una notte di luce





Una notte
di luce

    
         La notte ha terminato il suo corso e il sole inizia a sorgere dietro i monti, salutato dall’ultima stella che, lentamente, si dilegua nel cielo. Nuvole bianche si tingono d’arancione. È spuntata l’aurora.
          La natura si riempie, pian piano, di suoni, di rumori, di cinguettii festosi, di riflessi di luce.
       Su un tronchetto d’albero, in riva ad un fiume, un uccellino, il Martin Pescatore, è in paziente attesa di pesci freschi che, abitualmente, risalgono la corrente. È immobile, con gli occhi fissi sull’acqua che fluisce, gorgheggiando, mentre si dirige verso la valle. Si intuisce ch’ è tempo di pesca.

       Appollaiato, invece, sul ramo di un pioppio, un gufo, con vista calante, se ne sta lì, ad aspettare ancora una preda da catturare. Pensa che la notte non è terminata. Appare disorientato perché non riesce più a distinguere il giorno dalla notte e per di più non è riuscito a cacciare neanche un minuscolo insetto. Non sa staccarsi dal suo appoggio e si lamenta per la fame. A malapena, però, focalizza la sagoma del Martin Pescatore e non riesce a capire perché mostra un così grande interesse per quel fiume. Gli chiede timidamente:
« Piccolo uccellino, chi stai aspettando ? ».
L’altro risponde: « Sto pescando e aspetto che un pesce si decida a passare da queste parti. Ma tu, piuttosto, che fai lassù ? Non vedi che è giorno e che il buio è sparito? Amico, ora è questo il mio tempo e non il tuo ! ».
Il gufo tace, mortificato. È molto debole e non ha la forza di replicare. Ad un tratto perde l’equilibrio e cade dal suo appoggio. L’uccellino corre subito in suo aiuto. Sì, i pesci possono aspettare, non gli interessa il suo pasto. Si china con amore su di lui e ascolta, con dolore, il suo respiro ansimante e le parole sussurrate con un fil di voce:
« Sono nel buio perché non vedo la luce e ho fame ».
« Non preoccuparti, penserò io a te » risponde l’altro. E il piccolo pescatore ritorna al suo posto . Sull’istante passa un bel pesce che luccica nell’acqua. Allora punta sulla preda, si tuffa, lo afferra per la coda e con il suo becco lo strattona un po’ per terra per stordirlo e lo porta al gufetto affamato. È felice di offrirgli il suo cibo prelibato, rinunciando a se stesso.
« Che importa ? Mangerò domani, io posso attendere », così pensa dentro di sé.
Poi vola a cogliere le foglie della celidonia, una pianta che guarisce gli occhi e le porta al suo amico. Col passare dei giorni questi, lentamente, riacquista la vista.
Vuoi sapere il meraviglioso finale di questa storia semplice ? Da premettere che, ogni mattina, il gufo, stando a distanza osservava il suo piccolo amico che pescava.
Un giorno i pesci si attardarono a passare, anzi persero la coincidenza. L’attesa si protrasse fino a sera. Fu una grande delusione per l’uccellino che volò via, stremato per la fame. Quando ritornò il giorno seguente al suo fiume, notò che qualcuno occupava il suo posto. Si avvicinò timoroso ma riconobbe con grande gioia che era il suo amico gufo che, con gratitudine gli donò un pesce che aveva pescato per lui. In quel bellissimo incontro con il Martin Pescatore, il gufetto visse la sua notte di luce.





Ricorda:

La tua vita ha un senso
solo se viene spesa per gli altri,
dimenticando te stesso.
Ed è questa la più bella espressione dell’amore
che si arricchisce
di dono e di gratitudine.
In esso è contenuto
il segreto della vera gioia.
E allora, « scendi »
nel cuore di ogni uomo,
cogline il dolore
e trasportalo nella profondità
del tuo essere
perché diventi parte di te.


                                    Inco



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