CAVALCANDO
SULLE
ONDE
Nel cielo azzurro, solcato da soffici e
tenui nuvole bianche, il sole ha iniziato la sua corsa ed ora si riflette
nel bel mezzo del mare. È mezzogiorno.
L’aria
è calda e il vento soffia leggero increspando l’acqua. Gioca con essa, creando
piccole onde che si rincorrono, senza posa, fino a raggiungere la riva,
spumeggiando.
Ed
ecco che, sulla cresta si un’ onda, appare un piccolo cavalluccio marino in
cerca di nuove esperienze. Si guarda attorno, si stiracchia un po’, tira fuori
un respiro e … via, si lancia nell’avventura, cavalcando sulle onde e lasciandosi
trasportare dal movimento delle acque.
Sogna di vivere
momenti felici, di scoprire cose nuove, di provare gioie inattese ma … un
pericolo è già in agguato. Ad un certo punto della sua cavalcata, il poveretto non si accorge che il
suo mezzo di trasporto non è più l’onda, bensì la pinna di una squalo che
squarcia le acque tranquille del mare, agitandole e turbandole.
L’enorme cetaceo
tiene d’occhio la sua preda, piuttosto minuta. « E’ sempre meglio di niente »,
pensa. All’ improvviso, però, s’ode un grido d’aiuto. Il cavalluccio si rende
conto, soltanto ora, della terribile situazione in cui si trova ed è nel
panico. Gli viene in soccorso il vento, non certo amico, che scatena una
tempesta furibonda. Il mare s’ingrossa e un’onda gigantesca trascina lontano il
piccolo animale velocemente, malmenandolo. Questi è stremato e, soprattutto,
spaventato dal sibilo furente del vento e dal ruggito del mare. Viene poi abbandonato
sulla spiaggia, imbiancato dalla spuma delle acque.
Quando si
riprende, vede davanti a sé un granchio che lo fissa con interesse e tenta di afferrarlo
con le sue chele. Pregusta, anzitempo, un certo sapore. « E’sempre bene
accontentarsi di ciò che ti capita », si dice. Il cavalluccio trema di paura,
strabuzza gli occhi ed emette suoni strani. È come un preda ad un delirio.
Lo ode una
scimmietta, appostata sul ramo di una palma, intenta a lanciare noci di cocco ai malcapitati passanti. Punta il granchio
che la guarda impietrito e fa appena in tempo a schivare il tiro e fuggire. Poi
è la volta del cavalluccio che giace esanime sulla sabbia ma, la noce tirata,
favorisce un’onda che, lambendo la spiaggia, lo riporta nel mare dove riprende
le sue forze.
Ora sente dolore
per la triste avventura provata. Ha voluto conoscere nuovi mari, nuove spiagge.
Si è fidato così tanto delle impressioni che aveva di sé stesso e ascolta la
voce del suo cuore ch’ è quasi un monito: «Ti chiamano cavalluccio marino ma
non possiedi le caratteristiche del cavallo, agile e possente. Non puoi vantare
la tua forza perché sei debole, né la velocità per trottare in qualsiasi mare,
in quanto sei lento ».
Il cavalluccio sta per sprofondare nello
sconforto più grande quando, d’improvviso,
percepisce la voce amorevole del padre che lo chiama, angosciato. Questi
non ha mai cessato di cercare il suo piccolo che, solamente adesso, sente, nella tenerezza del genitore il calore della
vita.
Ricorda:
Ritrova quell’origine
da cui procedono tutte le cose,
anche se queste possono apparire
banali e prive di interesse.
Non puntare sulle tue sensazioni
e desideri di grandezza,
ma vivi la bellezza
delle esperienze semplici,
nascoste nel tuo quotidiano.
In esse scoprirai la vera gioia.
Inco
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