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lunedì 12 gennaio 2015

Definizioni: La gioia


Un giorno un bambino piccolo e gravemente malato, fece questa domanda a suo padre, chiedendogli: «Papà, cos’è la gioia ?». E il padre, che aveva il cuore pieno di ansie per la salute del suo figliolo, fece un gesto semplice ma molto concreto. Abbracciò suo figlio con tenerezza e rispose: «Figlio, la gioia è sentire la presenza di due braccia che ti stringono, perché ti amano ». 



Quel piccolo non capì tutta la profondità di quella risposta, ma sentì che quell’abbraccio era solo per lui e che il papà glielo regalava. Nonostante le sue gambe fossero paralizzate da molto tempo, sollevato da terra ebbe come la sensazione che le gambe del papà fossero anche sue. Si accovacciò sul petto del padre e visse, per un istante, la gioia di essere parte viva di qualcuno.
Credo che gioire sia un atto proprio di un incontro di persone, che hanno eliminato le distanze del «mio» e del «tuo» e sono diventate partecipi di un  «noi», stabile e definitivo.
Tutte le volte che siamo capaci di allargare il nostro orizzonte individuale per trovarci collocati in un universo che stringe tutte le creature, facciamo l’ esperienza della gioia.
L’essere umano ha una vocazione universale e aspira a diventare la parte di un tutto che lo realizzi totalmente e perfettamente.
Da questo nasce il moto interiore che sintetizza ogni aspirazione e che noi abbiamo chiamato gioia. Diventiamo come il bambino del racconto che, abbracciato teneramente dal padre, si sente parte ci quella realtà e riesce anche a vincere l’esperienza della propria infermità.
Per cui gioia diventa aggregazione vera, solidarietà, acquisto di una nuova personalità dove si superano le barriere dell’individualità e ci si apre alla nuova dimensione della comunione. Gioia è anche il vissuto di conoscere l’«oltre» del nostre stretto recinto personale, importante ma non definitivo.
La gioia è scoprire che non siamo soli, ma un flusso di amore permea la nostra persona e fa sì che una spiaggia postuli altre rive, un fiume non corra verso il nulla, la vita si apra alla novità di altre dimensioni. Gioia è non ridurre l’orizzonte a una linea di demarcazione tra cielo e terra, è forza interiore che ci apra gli occhi alla notte come premessa di un nuovo giorno e non come fine di un tempo, in cui lentamente si perde la luce.
Gioia è sentirsi solista in un coro,  stella in mezzo ad altre stelle, è partorire la vita, senza restare nella solitudine della propria individualità.
Gioia è correre per raggiungere altri posti, è cantare per riempire di armonia un altro cuore, è contemplare il mondo con gli occhi dell’universo.  È anche remare insieme per approdare su altre spiagge o sapere che alla fine siamo tutti uniti in una corale che canta le lodi di una comunione esaltante.

1 commenti:

Ale ha detto...

bellissmo. Rimango convinta che la gioia, questa gioia sia scissa dal dolore; perlomeno dal dolore deglli esemp fatti nel confronto dell'altra sera; la gioia della nascita di un figlio non può essere messa in paragone col dolore fisico del parto.
Altro e' il dolore causato dalla cattiveria umana e dalla gioia che può nasciere nello sconfiggerla con l'amore.

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