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giovedì 28 febbraio 2019

Tramonto sul mare


Com’è suggestivo il tramonto sul mare!
Ascolto il soffio dello zeffiro che increspa le onde, le quali iniziano il loro andirivieni spumeggiante. Laggiù, all’orizzonte, dove il sole debutta la sua lenta e solenne discesa, passa una barca di pescatori, scivolando sulle acque; mentre lassù, nel cielo tinto di rosso, un gabbiano esibisce i suoi voli maestosi. È come un saluto all’astro solare che sta terminando la sua corsa.
Ecco, ora il sole scompare nelle acque marine, cedendo il turno ai guardiani della notte. Già si affaccia la luna e compaiono le prime stelle nel firmamento.
Scende il silenzio e la mia anima, nel buio, incontra la luce del suo Dio. Tutto avviene in quel profondo spazio interiore, dove ogni cosa si vela di mistero. Dio è mistero, anche quando comunica con me con parole silenziose. Posso comprenderle soltanto se il mio cuore è semplice, umile, povero, altrimenti, lo vedrò sempre distante. Mi sfuggirà la sua presenza nei momenti ardui della vita. Mi sentirò abbandonato. Mi apparirà come il sole che sparisce al tramonto o come l’orizzonte che si perde nel buio, anche se Lui, il Signore della vita, mi dirà:
« Non temere, Io sono con te, sempre! ».
Sono nella quiete. Il mio sguardo è proiettato su quel mare che è davanti a me. La barca continua il suo corso, prende il largo e si allontana fino a diventare un piccolissimo punto, che poi scompare.
 

Ti prego    


Resta con me, Signore,
perché si fa sera
e il mio giorno, ora,
è giunto al declino.
Vieni con la tua pace,
perché sia riposo sicuro
al mio cuore stanco.
Trasmettimi il silenzio
delle tue parole divine,
pur se non le comprendo.
Riempi i miei occhi di luce
perché io possa vederti.
Donami il tuo amore,
perché possa gustarlo in me.
Tu passi nel mio intimo
senza far rumore,
passi come sempre,
Dio silente e attento.
Ti accorgi di me, mi ami.
Resto fisso nei tuoi pensieri
e so che Tu, Padre,
non mi abbandoni mai.
                                                  Incoronata

lunedì 25 febbraio 2019

Il Credo … la remissione dei peccati, ... - Parte terza


Altre sono le domande che scaturiscono dalla frase “Chi crederà e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non crederà sarà condannato”. La prima domanda che mi pongo è: sarà salvato solo “Chi crederà e sarà stato battezzato”. Qual è la sorte per chi non è stato battezzato? Nulla viene detto nella frase di Marco.

Non oso rispondere a questa domanda, posso solo fantasticare ipotesi. Come riconosco di non essere in grado di rispondere alla domanda successiva che collego strettamente alla precedente. Mi chiedo: quando avviene che al corpo umano viene associata l’anima? Avviene al momento del concepimento, quando il gamete maschio, lo spermatozoo, penetra il gamete femmina, l’ovocita e lo feconda riunendo i singoli cromosomi che i due gameti posseggono e formando uno zigote, l’unità biologica che già possiede il dna del futuro essere umano? Hanno quindi un’anima gli embrioni criocongelati?

Oppure avviene al momento del battesimo, quasi che, prima di esso, l’uomo non si differenzia dal resto degli esseri viventi se non per le eccezionali facoltà umane di cui il creatore lo ha donato, solo potenziali al momento del concepimento? Non ritengo che se fosse vera questa seconda ipotesi ciò giustificherebbe l’aborto perché a quel grumo di vita umana, ancora senz’anima, con l’aborto negheremmo la possibilità di averla diventando figlio di Dio.

Ho letto che San Tommaso sosteneva che l’anima entrava nel corpo dopo qualche tempo dal concepimento, quando il corpo si fosse formato. Parlava di virtus vegetativa dell’anima in corrispondenza dell’embrione, di virtus sensibile quando i sensi sono formati, e finalmente di virtus razionale dell’anima, quando tutto il corpo è completo.

Comunque sia, supponendo che l’anima si formi solo al momento del battesimo si potrebbe dare una risposta razionale alla prima domanda che mi ero posto e che riformulo così: che fine fanno gli esseri umani che non hanno conosciuto Cristo o, conoscendolo da adulti (intendo ad esempio i fedeli di altre religioni), non hanno inteso essere battezzati?

Proviamo a ipotizzare una risposta, consapevoli di poter scivolare in un'eresia. Non avendo un’anima vivrebbero e morrebbero come ogni altro essere vivente e di essi non resterebbe traccia a differenza di chi possiede un’anima perché battezzato assicurandosi la “vita eterna”, anche se non ci è stato rivelato in che cosa essa consista. Costui, se muore in grazia di Dio, si assicura il luogo, che preferisco chiamare “condizione”, che indichiamo con il termine “Paradiso”, mentre se muore, ma non si è pentito, vivrà in eterno la “condizione” della privazione di Dio, quella che indichiamo con il termine “Inferno”. Una condizione dolorosa come quella del fuoco di cui Gesù ha parlato.

Che fine farebbero gli altri? Che senso avrebbe, senza aver colpa, far percepire l’assenza di Dio, l’Inferno, a chi non ha conosciuto o non ha voluto conoscere Cristo? Penso a chi è nato prima di Cristo o ai tanti che hanno vissuto o vivono tuttora in zone dove Cristo non è arrivato.
                                                      Salvatore

martedì 12 febbraio 2019

Il Credo … la remissione dei peccati, ... - Parte seconda


Fin qui quello che dicono il Vangelo e il Catechismo. Dopo di che arrivano le riflessioni e le domande alle quali non è detto che l’essere umano possa essere in grado di dare risposta.
La prima riflessione attiene al pentimento necessario perché i nostri peccati siano perdonati. Il peccato si materializza quando ai doveri, all’obbedienza ai comandamenti del Signore, si contrappone l’egoismo che, per il piacere personale, ci porta al peccato.
Cristo è stato chiaro: senza pentimento non ci può essere remissione. Per quanto Dio possa essere infinitamente misericordioso Egli è anche infinitamente giusto e Gesù lo ha ripetuto innumerevoli volte e in molte forme, anche violente, mostrandoci il “fuoco inestinguibile” della Geenna nel quale ti ritroverai se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio, che ti sono stati motivo di scandalo non li hai tagliati e gettati via (cfr. Marco 9, 42-48).
In effetti, all’inizio della sua predicazione, Gesù lo aveva affermato: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo” (Marco 1,15). Due condizioni, dunque, per entrare nel “regno”. Convertitevi e credete. Oggi ci si è dimenticati di una parte di quel comandamento: “Convertitevi!”. Nessuno, nel buonismo imperante, osa ricordarlo. Scriveva Joseph Ratzinger (“In principio Dio creò il Cielo e la Terra”, 1996): “Il tema del peccato è uno dei temi su cui oggi regna un perfetto silenzio. La predicazione religiosa cerca di evitarlo accuratamente… L’uomo odierno non conosce alcuna misura, non vuole riconoscerne alcuna, perché vede in essa una minaccia alla propria libertà… Riconosciamo il male solo se lo evitiamo”.
Da qui il mondo con la sua amoralità tentatrice che lo fa assomigliare al serpente del terzo capitolo della Genesi che ci seduce affascinati dalla nostra libertà.
Prosegue il futuro Benedetto XVI descrivendo come il tentatore ci ammalia: “Non attenerti a questo Dio lontano che non ha nulla da darti; non attenerti a questa alleanza, che ti pone tanti limiti, immergiti nella corrente della vita, nella sua ebbrezza e nella sua estasi, così parteciperai personalmente alla sua realtà e alla sua immortalità”. Il peccato di Adamo, come quello di tutti i suoi eredi nasce dunque dall’allontanamento della creatura dal suo Creatore. Si noti che il serpente non nega che Dio esista, ma ci affascina con la pretesa della nostra libertà assoluta.
Per tornare in grazia di Dio serve dunque il ravvedimento, come Gesù ci ha insegnato con la parabola del figliol prodigo. Solo dopo il ravvedimento il Padre lo riaccoglie nella casa. Troppo spesso, ai giorni nostri, ci viene invece presentato un Dio misericordioso che perdona tutti, ci viene detto che l’Inferno è vuoto, ammesso che esista, ci si fa illudere, come insinuava il serpente, che siamo noi i proprietari della nostra vita. Ma non ci dice che lo siamo solo di quella terrena.
                                                      Salvatore