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lunedì 19 novembre 2018

Tintinnio del cuore


È un fresco mattino d’estate.
Il vento ha portato, da lontano, l’aria frizzantina degli alti monti e spinge nel cielo le nuvole cariche di pioggia, che non tarda a cadere. Ma sono solo poche gocce, tanto per calmare l’arsura della terra.
Il vento, intanto, stimola dei semplici fiori campestri: le campanelle, piccole e graziose. Le invita, facendole ondeggiare a mo’ di campane, ad implorare le nuvole avare. Ed esse si rivolgono gentilmente alle nuvole dicendo:
« Voi che siete lassù, fermate la vostra corsa e lasciate scendere la vostra acqua benefica ad irrorare i campi inariditi, compromessi dalla calura estiva! ».
Una nuvola ascolta e s’impietosisce. Una preghiera così umile non può non essere ascoltata. Apre le sue ante e la pioggia viene giù dal cielo.
Quando il tuo cuore si chiude alle istanze della grazia, tu trattieni dentro di te i doni di Dio, negandoli agli altri. C’è chi ha bisogno del tuo aiuto, che attende i tuoi piccoli gesti d’amore per vivere.
Ascolta il tintinnìo del suo cuore!



Ti prego …
Ogni giorno, Signore,
ricevo me stesso
dalle tue mani.
Ed è la cosa più bella
che dona al mio essere
il coraggio di vivere
e la forza di amare.
Gli uomini vogliono,
m’interrogano,
chiedono, implorano,
invadono il mio intimo.
E io dimentico
tutti i miei momenti,
vivendo i loro tempi
così diversi dai miei.
Sono tanti, Signore!
Odo il loro grido
e mi lascio trasportare
da voci vicine e lontane.
Sono i miei fratelli,
attendono dietro la porta
del mio cuore.
Sono i poveri
della mia periferia.
È il mio prossimo
che mi domanda:
« Ma tu conosci Dio?
Dove posso trovarlo?
Conducimi da Lui! ».
                                       Incoronata

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