Dal profondo a Te grido, Signore,
Signore, ascolta la mia
voce.
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Da quale
profondità ti chiamo, mio Signore,
per cui posso
dirmi uomo che ti raggiunge
dal suo avvallamento?
Dove mi trovo
quando ti voglio incontrare
nel mio profondo?
Talvolta mi sento
spiazzato.
In quale intimo
del mio cuore mi
disperdo
quando sento il
bisogno
di pregarti, a
partire dalle mie profondità?
E’ come un
trovarmi
in un abisso in
cui ribolle il tutto
senza che io sia
da alcuna parte.
Non vorrei
chiamarti dal mio nulla
e sentirmi carico
di tante faccende
che si accalcano
dentro di me
come granelli di
sabbia
portati dal vento.
Eppure non mi
sento
evaporato o
lasciato chissà dove:
ti invoco nel mio
intimo, più intimo,
che mi sembra
di essere
concentrato
nella parte più
vera di me.
Percepisco
l’anelito profondo
di essere guardato
da Te
e perdermi in
quegli strali di luce
che mi
attraversano, come dardi infuocati
che mi fanno
vivere la tua presenza
ormai diventata
vita dentro di me.
Dal mio profondo
io elevo il mio grido
e attendo la tua
risposta, o Dio.
Riflessione
Quando
contempliamo il nostro intimo abisso, che ci coinvolge in ogni nostro pensiero,
e lo lasciamo come sospeso in un ambiente che non sappiamo definire, è allora
che vediamo chiaramente quanto sia immensa la nostra anima.
E’proprio
in quell’abisso incommensurabile che maturano tutte le nostre idee e aneliti
interiori in cui, talvolta, si sviluppa il nostro senso di Dio.
Se
dovessimo appellargli sono come sfilacciature del nostro cuore in cui ci ritroviamo
divisi in mille pensieri, quasi mai ben chiari. Anzi abbiamo la sensazione di meditare Dio come un insieme di tanti concetti di
cui abbiamo bisogno di dargli una veste definita e precisa.
Grande
illusione la nostra in cui diventa un’ accozzaglia di molteplici concetti indefiniti
e poco chiari.
Ma io capisco che è la traduzione di nostri desideri
ardenti di possederlo.
Lorenzo