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mercoledì 30 marzo 2016

Grani di sale



Sono brevi racconti, fantasiosi e semplici,
che nascondono riflessioni,
nati dalla natura delle cose,
attraverso immagini e accostamenti.
Essi hanno il sapore
di un quotidiano avvolgente
e, talvolta,  affascinante
che allo sguardo interiore
si aprono a comprensioni
più profonde e avvincenti,
espresse in maniera sobria
e senza complicazioni.
Li abbiamo chiamati
«
grani di sale»
perché hanno il sapore
di aspetti concreti,
che vanno dosati
con moderazione.

Lorenzo

 (Volume disponibile - chiedere a Lorenzo o Incoronata)

sabato 26 marzo 2016

Ma Tu mi dici

MA TU MI DICI


È una certezza: Gesù sarà con te sempre,
Amico e Signore della tua vita pellegrina.
Egli sarà con te fino a quando
la porta del tuo orizzonte terreno, si aprirà
su quella celeste e tu entrerai nel Regno.


Ma Tu mi dici:

«Non temere, Io sono con te fino alla fine … ».

Ricordo una promessa che risuona così nel mio cuore ed è la tua, Gesù, che mi facesti il giorno in cui lasciasti la nostra terra per salire al tuo Cielo.
Rammento il senso di quelle parole che traduco, continuamente, nella mia anima per darmi coraggio in situazioni difficili.
Tu sarai con me fino alla fine del mio tempo, per sempre, presente nelle mie ore, negli istanti scanditi dalla mia vita sottomessa agli eventi di una storia travagliata. Sei con me, oggi, e fino a quando raggiungerò quella meta ch’è dietro il mio orizzonte di terra, il quale mi pare tanto lontano, mentre è così vicino quando sto con Te. Allora vivo il Cielo nel mio cuore, perché sei Tu il Cielo. Io sarò con Te, mio Signore, fino alla fine del mio mondo.
Vivrò nella gioia e il dolore avrà il suo compimento e la paura cesserà, cedendo il posto alla tua consolazione divina, misericordioso Dio d’amore infinito.
                                                             Inco

sabato 19 marzo 2016

Cade la pioggia


CADE LA PIOGGIA 

Non ti senti, a volte, un poveraccio
 in questo mondo indifferente?
Porti dentro la tua indigenza
ed essa non desta nessuna pietà negli altri, anzi ..
Solo il tuo Dio sa avvilupparti con il suo amore.



Cade la pioggia dall’alto e bagna il mio cuore, triste. Nel mio intenso dolore non ho un punto di riferimento, un sostegno, un amico che mi aiuti a camminare sereno.
Eccomi, Signore ! Avanzo a fatica, barcollando. Sono un povero vagabondo, senza casa né famiglia. E sono qui, solo, ad attendere, smarrito in me stesso. La gente che mi passa accanto si ferma a guardarmi con commiserazione, dicendomi:
«Poveraccio, ma che vita indegna ! Fa’ almeno qualcosa, non startene buttato sulla strada, a pietire! Fai veramente pena. Ci crei disagio e vergogna».
Mio Dio, gli uomini si burlano di me, hanno vergogna della mia disgrazia: sono malato, disoccupato, povero. Tu mi comprendi, Signore ? Fa’ che mi perda nei tuoi occhi pietosi. Possano essi raccogliere la mia misera vita e farla vivere nella tua ! Scende ancora la pioggia dal cielo e Tu sei qui con me. Ma sperimento la dolcezza del tuo amore che mi avvolge, restituendomi la dignità perduta.
                                                          Inco

mercoledì 16 marzo 2016

La volta stellata


La volta stellata
Da bambino mi affascinava guardare il cielo di notte perché vedevo quelle inafferrabili stelle che popolavano la volta celeste. Nella mia mente infantile il firmamento era un’immensa copertura con tanti buchi, che mascherava una grandissima luce , al di là del cielo.
Mi ero data una spiegazione che mi affascinava perché quel faro immenso che era la causa di tante stelle, per me era un dato incontrovertibile. Crescendo, capii che le mie ragioni infantili erano insufficienti e fantasiose, ma mi restò, nonostante tutto come una ragione suprema che spiegava un dato per me molto importante. Era la spiegazione della verità, come  il riflesso di una enorme fonte luminosa che attraversa ogni realtà, rendendola affascinante.
In ogni cosa vedevo la ragione del bello, del vero e dell’armonia grazie a quell’unica luce che brillava alle spalle di tutte le fatture create. Non vi era errore possibile se non come una parte della stessa luce che, diminuendo, chiamavo ombra, oppure oscurità o incapacità di affrontare la luminosità. Questo mi appariva così lampante quando, nelle calde serate d’estate, chiuso nella mia stanzetta, vedevo a poco a poco affievolirsi la luce e, senza accorgermene, restavo immerso in una densa penombra che rasentava il buio. Dovunque scorgevo luci ed ombre, ammirando il gran cielo stellato e desideravo una irrefrenabile voglia di riempire la mie pupille di quella luminosità che rischiarava ogni cosa in questo mondo, Essa non si vede a prima vista, perché sta dietro ogni realtà. In tal modo la verità mi diventava come una trafittura di luce ed io ero estasiato da tanta bellezza ed ordine.
Questo l’ho conservato anche crescendo, ed ora le cose mi appaiono come tanti buchi che lasciano filtrare la luce. Ovunque contemplo questa meraviglia e voglio farla arrivare a tutti. Attendo il momento in cui ammirerò la grande luce. Intanto vivo nell’attesa di vedere ogni creatura come un forellino, attraverso il quale filtra un bagliore di verità.
                                                             Lorenzo

sabato 5 marzo 2016

Volteggiando

VOLTEGGIANDO

L’essenza del carcere è toglierti la libertà
che hai usato male.
Puoi essere anche tu prigioniero, ma di te stesso.
La libertà perduta è un dono
che solo Dio può ridonarti se accetti di vivere
nell’ampio spazio del suo Spirito.


Volteggiando nell'aria, una farfallina bianca si posa sulla sbarra della finestra della mia prigione. Invidio il suo volo libero e provo nel cuore nostalgia di libertà. È strano, ma in questo luogo infame ho sentito parlare di Te, Signore, di un Dio a me ignoto, che ci rende veramente liberi. Allora ho provato il desiderio di conoscerti, di raccontarti la mia storia per essere aiutato ad uscire dal carcere. Quanti anni ho trascorso da detenuto per meritate colpe ! Sono ladro di professione.
Ho sentito anche parlare, un giorno, di un ladro come me, crocifisso accanto ad un uomo innocente. Ho ripetuto nel mio cuore pentito le sue stesse parole:
«Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno».
E Tu, mio Re, mi hai risposto:
«Oggi, sarai con me in Paradiso».
Avevo bussato alla porta del tuo cuore e Tu mi hai aperto con gioia : in me c’era tutta la forza del tuo perdono. Ora sono nel tuo Cielo e Tu nel mio. Mi sembra di vivere nello stesso posto : Tu sei in me ed io in Te. Ti parlo, Signore, nel silenzio della mia anima, dove odo il tuo respiro che dà vita alla mia preghiera semplice. Così essa giunge, libera, al tuo cospetto.

Vivo ora la mia libertà. Volo come quella farfalla che ha ripreso a volteggiare nell'aria.
                                                       Inco

mercoledì 2 marzo 2016

Rudere





Scendevo la collinetta verde e lo facevo con passi svelti e molto attenti a ricordare quanto mi era stato detto dal mio amico contadino sulle varie presenze di guerrieri impastati con il terreno che calpestavo, quando mi apparve, vicino al sentiero, una casa in pietra, diroccata.
Chiesi, all’amico che mi accompagnava, a chi appartenesse quel costrutto fatiscente. Mi rispose, con un bel sorriso, che era stata la dimora di un ricco signore  il quale aveva speso parte del suo patrimonio per fabbricarsi una casa grandiosa, che si affacciava sulla spianata sottostante. La costruì per regalare ai suoi posteri un palazzo di grande prestigio.
Ma accadde che un giorno morì d’improvviso, a cagione di un male misterioso. Incominciò a correre la diceria che quelle pietre portavano un terribile segreto perché  quel caseggiato si era degradato in pochissimo tempo. Infatti ne restava solamente lo scheletro che il tempo aveva lentamente consumato, fino a renderlo  dimora di uccellacci e bestie selvatiche.
Mi apparve subito chiara la visione  dell’uomo, che ha progetti meravigliosi, ma finiscono tutti in rovina, se non sono continuamente curati. La vita stessa di quel signore era diventata un ammasso di pietre, senza alcun valore e bellezza. Avevo, davanti ai miei occhi, la precarietà delle cose che mi circondavano: sotto i miei piedi l’impasto di tanti corpi, davanti agli occhi l’inconsistenza dei progetti umani. Sentii un cupo vento di morte. Ma subito mi rallegrò il cielo stellato. Lassù non c’erano catapecchie e questo glielo comunicai al mio amico accompagnatore. Mi guardò a lungo e mi disse  con voce roca:
« Da bambino mia nonna mi ha insegnato a vivere in ogni luogo con la sapienza di chi è, in questo mondo, di passaggio, verso una città non fatta di pietre che, col tempo, diventano, premesse di catapecchie ».
Quella riflessione mi diede tanta aria di cielo. Vidi in quella casa diroccata il progetto di chi non aveva letto la realtà nella sua completezza.
E quel mucchio di sassi mi apparve interessante.

                                                             Lorenzo