Pages

sabato 28 novembre 2015

Le due ruote



LE DUE RUOTE

Si era proclamato, da solo, re della fattoria. Era sempre ingrugnato e ben corazzato, per essere pronto ad ogni attacco, gonfio di se stesso e fiero. Andava su e giù, avanti e dietro, facendo vanitosamente una ruota poco appariscente, con le penne della coda. Poi, affrettando rapidi passi isterici, emetteva il suo ridicolo verso.: Glu … Glu …Glu …
I pulcini, impauriti, correvano a nascondersi sotto le ali della chioccia, per essere al sicuro.
Quando passava, superbo e altezzoso, esigeva che gli si cedesse il passo e gli si desse il saluto a capo chino. Insomma, chi era questo soggetto strano ? Si presentava come un generale in pensione, il vecchio tacchino. Gli era rimasta dentro la forza del comando, solo che nessuno gli obbediva, anzi lo canzonavano e gli ridevano appresso, poveraccio, ma niente lo turbava.

Un giorno, però, arrivò alla fattoria, un vanitoso pavone. Il tacchino corse a dargli il benvenuto. Intanto non cessava di darsi delle arie, facendo la ruota e metteva in luce il suo potere regale,
il pavone non si scomponeva affatto, lo guardava sdegnoso e con sufficienza. D’improvviso la sua coda si trasformò in una ruota bellissima, da lasciare tutti attoniti. Iniziò a camminare intorno al tacchino, pavoneggiandosi e dicendogli:
-  Ora fatti da parte, amico, perché il re sono io. Vedi, è questione di ruote: la tua contro la mia.
Allora l’altro gli si avventò contro, strappandogli una piuma dalla coda. Poi la distese per terra e disse al suo rivale:
-  Sì, me ne andrò, ma usandoti prima come tappeto.
Mosse i passi su quella piuma elegante che, però, metteva in risalto, ancor più la sua goffaggine.

Non c’è limite per la vanità. Troverai sempre qualcuno più vanitoso di te.
                                                      Inco

giovedì 26 novembre 2015

ZENOBIA - Regina di Palmira


Personaggio femminile molto particolare. Donna di forte carattere seppe imporsi al marito che regnava su Palmira con grande ammirazione per ROMA e si sostituì a lui nel governo della città.
Si oppose a Roma rifiutando il tributo. L'imperatore Aureliano assediò Palmira e la rase al suolo deportando il popolo e anche Zenobia, che morì in schiavitù a Roma.
Anni fa, visitando i resti di questa città, rimasi impressionato dalla maestositá del colonnato e dei pochi edifici rimasti in piedi. Guardando poi intorno grossi cumuli di ruderi diroccati, mi facevo una idea di quanto fosse stata ricca, grande e potente.
Oggi, la guerra che affligge la Siria, ha dato l'ultimo colpo a quanto restava di una civiltà che sicuramente a stata migliore di questa nostra, piena di barbarie.
Un giorno trovandomi in metro, sono stato attratto da un volto femminile molto interessante. Dopo averlo osservato attentamente l'ho associato alla regina Zenobia.
Con tanta fantasia e immaginazione, ne ho fatto un busto in terracotta.
                                                Giancarlo

www.giancarlospinello.net 

martedì 24 novembre 2015

Riflessioni semplici sull'albero: il tronco

Il tronco

Ho spostato la mia riflessione sul tronco dell’albero e ho percepito il flusso della linfa  verso l’alto; ho sentito come questo transito fosse l’aspetto religioso dell’uomo. Egli sente il bisogno di salire verso una dimensione che non sia quella della terra. L’andare oltre la sfera delle proprie radici e proiettarsi in un’ascesa continua è il compito della propria natura umana. Non ci si arresta sulla terra come, come impulso vitale, si sente il bisogno di raggiungere il cielo. E lo facciamo nei mille modi  con cu proiettiamo verso le zone superiori. Diventano poi pretensione verso la verità, che ogni uomo sente come conoscenza, oppure come armonia, od anche come il raggiungimento di un trascendente vissuto che poi si traduce in chissà quale forma di ritualità, ecco quello che ho sentito guardando il tronco dell’albero. Ho pensato nelle infinite varietà di religiosità, ma tutte protese, come una linfa vitale, vero l’alto, che poi, in cima, si apre alla molteplicità dei rami. Una religione che scivola verso le altezze. Ed io mi sentivo tutto preso da questo travaso che dalla terra raggiungeva l’infinita volta celeste.

sabato 21 novembre 2015

C'è sempre un domani




C’E’ SEMPRE UN DOMANI

Basta un momento di delusione
e la tua gioia si spegne,
creando una distanza tra te e Dio: è la notte.
Ma questo momento ha il suo domani
come la notte ha la sua alba.
Inizia così la preghiera di luce.


C’è sempre un domani per ricominciare a sorridere, dopo la notte fonda. C‘è un domani per  riaccendere la speranza in un’alba nuova che sorge.
Rivedo ancora sogni infranti, persi nella delusione di desideri inappagati. Quante prove amare, progetti svaniti, incompiuti ed esperienze di fede buia !
Signore, perché erano così mute le tue risposte ai miei lamenti ? Perché le mie attese erano sempre attese sofferte?
Ecco sorgere la tua alba ed ora Tu sei con me. Il dolore si attenua e il mio cuore si apre al tuo tempo. La mia vita si innesta nella tua e rinasce rigogliosa e più forte.
Vivo in Te, mio Dio, come nuova creatura nel virgulto  bagnato dalla tua luce. Tu ti chini su di me e speri con la mia speranza. Credi in me e mi ami.
La mia preghiera umile diventa, ora, respiro di cielo e forza trainante dello spirito che a Te mi conduce. Così la mia anima si riveste della tua pace.
                                                        Inco

giovedì 19 novembre 2015

L'albero e i rami

 L’ALBERO E I RAMI

Sono rimasto assorto, dopo le considerazioni sul tronco, nella contemplazione dei rami dell’albero. Li ho visti nella loro complessa architettura, tracciata in aria come braccia tese a raggiungere chissà quali orizzonti.  

Comunque se il tronco mi spingeva a meditare sulla religiosità, come strada di un occulto cammino di quel liquoroso senso di vita, che trascorreva silenziosamente verso l’alto, i rami mi apparivano come l’esplosione di quella stessa vita, aperta in ogni direzione.

E qui mi sono fermato a meditare sulla socialità dell’albero, che si allarga, con i suoi rami, ad accogliere nidi di uccelli, e si riveste di foglie che stormiscono, di gemme che fioriscono e di frutti che sono l’ultima tappa di un progressivo avvicinamento al prossimo.

Mi sono fermato alla considerazione di quanto sia importante leggere la vita che è intorno a noi come un’enorme enciclopedia di insegnamenti, che dischiudono la conoscenza ad una infinità di applicazioni in cui vediamo di essere inseriti come particelle di un enorme meccanismo, del quale siamo una piccola parte.


Vedo i rami come braccia che accolgono e proteggono uccelli, che si rivestono di foglie rumoreggianti, che si dischiudono alle gemme e si lasciano toccare dal vento e dichiarare il loro canto di amore, quando il vento arpeggia tra i rami.

La socievolezza è cristallizzata nei rami dell’ albero, che poi diventa aria purificata da quel dono misterioso tra foglie e ambiente.

Essere socievoli non è solo apertura agli altri, ma soprattutto ossigeno e linguaggio dello stormire delle foglie, gemme e futuro di doni più grandi, offerti generosamente a tutti.

mercoledì 18 novembre 2015

Mara Macrì - Bruno Gröning. Il Dottore dei Miracoli (9)



    I gravi avvenimenti accaduti di recente a Parigi hanno creato scompiglio nel mondo, sollevando polemiche e paura tra le società civili. Con la fine della divisione mondiale creata dalla guerra fredda ci stiamo, ora, confrontando con una realtà per la quale conflitti e tensioni appaiono come una minaccia per l'opera dell'essere umano. Gli odi di lunga data vengono alimentati e la saggezza religiosa sembra venir meno alle aspettative dell’uomo di guardare al futuro con speranza, anche se risulta chiaro che talune tradizioni abbiano subito manipolazioni per giustificare ogni tipo di aberrazione. E’ innegabile che il fondamentalismo religioso abbia un ruolo cruciale nel fomentare i conflitti dei nostri giorni, ma nelle radici di ogni tradizione religiosa vi è la possibilità di una scelta non violenta. E mentre i germi della guerra continuano a germogliare a causa dei simboli, dei testi e dei leader religiosi, il richiamo “alla non violenza” rimane il valore principale di ogni religione. La caratteristica delle vere civiltà è rappresentata dal rispetto che esse accordano alla dignità umana e alla libertà, e tutte le tradizioni religiose e culturali celebrano questi ideali violati nel corso della storia. Nessuna società è stata immune dal razzismo, dal sessismo, dall'autoritarismo e dalla xenofobia e in ogni cultura vi sono state lotte contro l'oppressione, l'ingiustizia e la discriminazione. Eppure, esistono guerre nel mondo di cui nessuno si occupa e di cui nessuno parla e la tortura di un solo individuo, a volte, suscita più indignazione dei 50.000 bambini che muoiono ogni giorno, per denutrizione e malattie. Perché accade? Perché la povertà rende tanti innocenti invisibili? E come si può trasformare l’indifferenza in solidarietà, l'odio in compassione, il sospetto in fiducia e la divisione in unità, in un'epoca in cui la terra vacilla sull'orlo dell'annientamento nucleare e dei conflitti interni?

   Nel suo insegnamento Bruno Gröning spiegava che l’essere umano trovandosi in un campo magnetico conteso tra due fonti energetiche - una negativa e distruttiva e l’altra positiva e costruttiva - poteva scegliere a quale delle due dissetarsi, aggiungendo che i pensieri malevoli spingono l’uomo ad attingere al proprio fattore negativo mentre i pensieri rivolti al bene lo indirizzano verso la Sorgente Divina che sana e guarisce. Egli sosteneva: La terra fluttua nell’Universo perché viene sorretta dall’Amore di Dio. Così per l’uomo che confida in Dio, esso viene sorretto dalla Forza Divina. Confida e credi. La Forza Divina aiuta e guarisce.”

   Parole che fanno riflettere. Quando manca l’Amore l’uomo si trasforma in uno strumento di morte e insensibile all’altrui sofferenza vede nell’altro soltanto il nemico da abbattere. Privo di compassione nega l’integrità e la vita, uccidendo paradossalmente in nome di Dio, usando il Suo nome – afferma Papa Francesco – come una bestemmia.



                                                         Mara