ESSENZA
Solo lui aveva visto
il fiore
Chi
sa cogliere l’essenza delle cose che vede, senza perdersi in molteplici parole
?
Solitamente,
sprofondiamo nell’abisso del pensiero che trascina lontano il nostro
cuore. A volte, ammucchiamo immagini su
immagini fino a perdere di vista l’originale, quella vera.
Percorriamo
le vie complesse e contorte della mente, anziché la via della semplicità che
porta in modo diretto alla verità.
Miriamo,
invece, all’essenziale !
A
proposito, ricordo una storia di molto tempo fa. Ho sbiadito, però nella
memoria i particolari e l’autore. Oggi la traduco facendomi aiutare dalla
fantasia.
Si
racconta che un uomo saggio mostrò un giorno ai suoi discepoli una rosa. A
ciascuno chiese di dire qualcosa sul fiore esibito.
I
discepoli osservarono un breve silenzio, ciascuno nel suo cuore, prima di
rendere merito alla sua eloquenza.
Infine
il primo si alzò in piedi e, con fare solenne, imbastì un discorso filosofico
sul fiore. Parlava quasi senza respirare e non riusciva mai a portare a termine
il suo eloquio. Atterrò, finalmente, solo dopo aver riempito un barile di
parole.
Il
secondo recitò una poesia che, sul fiore, aveva composto. Declamava versi
incomprensibili, pur vantando d’essere un grande poeta.
Un
altro si dilungò tanto nel descrivere la specie e la natura della rosa,
sollazzandosi nel suo lungo blaterare, ma smarriva i suoi pensieri. Le sue
parole non avevano via di uscita. In fondo, qual era la vera natura del fiore ?
Era un diluvio di descrizioni inserite in un discorso tecnico.
Così,
tutti i discepoli provarono di superarsi a vicenda con esposizioni profonde,
acute e sapienti.
Ma
l’ultimo dei discepoli guardava estasiato il fiore e, in silenzio, ne
assaporava le forme e i colori e ne respirava l’odore soave.
Non
disse niente. Solo lui aveva visto il fiore. Era entrato in contatto diretto con
quella rosa e s’inoltrava sulla via della contemplazione.
Questo
racconto mi riporta ad un momento triste e buio della mia vita ma anche commovente
e ricco di tenerezza.
Ero
affetta da una grave malattia e, secondo il verdetto dei medici, destinata a
lasciare questo mondo. Udivo persone che piangevano accanto a me, in quella
stanza d’ospedale dov’ero ricoverata e mi affliggevo per loro.
D’un
tratto, aprendo gli occhi, mi sono accorta che, sul comodino accanto al mio
letto, c’era una rosa in un umile bicchiere di vetro. Emanava un profumo
delicato che mi inebriava e mi ridonava vigore. Sentivo che stavo guarendo
lentamente. Ho letto nel fiore tanto amore e, con un fil di voce ho chiesto chi
me lo avesse regalato. Ho appreso che era stato un mio amico invalido ad
inviarmelo come augurio di certa guarigione.
Aveva
preso il mio posto, desiderando ardentemente di morire perché guarissi. Quella
preghiera era stata ascoltata. Così se ne andò in punta di piedi mentre io lo
chiamavo per nome e lo ringraziavo per il suo dono. Ero ricolma di commozione
e gratitudine.
Avevo
sentito dire che, quando la rosa giunge alla fine, mostra il suo cuore. Così ho
scoperto la sua essenza: l’amore. Allora con gli occhi del cuore ho visto in
essa il cuore del mio amico, ricolmo di tanto amore che rifletteva, dentro,
l’infinito.
Quante
meraviglie potrai conoscere se, con limitatezza di parole, cercherai di
raggiungere il nucleo delle cose!
Inco
1 commenti:
D’accordissimo nel non usare i fumi di parole, che spesso, anche se si è capito a fondo l’argomento, non permettono di trasferirlo ad altri.
Ma non dimentichiamo nemmeno che sovente, quando riteniamo di avere ben capito un concetto importante, importante per tutti, sia grave pericolo o grande opportunità,sarebbe bello annunciarlo all’amico, al vicino. E dobbiamo tenere conto che se vogliamo raggiungere l’obiettivo della comunicazione, dobbiamo farlo con poche parole, chiare, semplici, con termini che siano correttamente comprensibili anche dal soggetto con cui vogliamo comunicare.
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