L’ultima fessura
di luce
sta per chiudersi
nel cielo:
il sole è appena
tramontato.
Il lago assume,
lentamente,
il colore nero
della sera.
Una brezza leggera
si alza
ed increspa le
acque.
Il cigno nero si
porta,
con leggerezza e
con grazia,
verso una barca a
vela
abbandonata sulla
riva.
Stringe nel becco
un pesce
sottratto alla
laguna.
Una papera curiosa
a distanza lo
segue,
attratta dal suo
segreto.
Ora emette un
verso.
Segue quello d’un
gabbiano
che geme
tristemente.
Il cigno gli è
vicino
e raccoglie nel
suo cuore
una nostalgia di
voli,
di cielo, di acque
vagabonde.
Gli dice,
rincuorandolo:
« Piccolo amico
mio,
presto ritornerai
lassù,
sì, tornerai a volare
nello spazio
immenso
del cielo
infinito! ».
Desiderio di
volare
Forse
si era avvicinato tanto all’elica di una barca di pescatori, tuffandosi per
catturare un pesce strano: rimase ferito ad un’ala.
Il
giorno volgeva ormai al tramonto. Con voli bassi, il giovane gabbiano si spinse
verso una vela in disuso, affidata alla mercé dell’acqua e del vento. La ferita
gli causava dolore. Poco dopo passò di là il cigno nero, dirigendosi verso il
punto da dove provenivano tristi lamenti. Vide il gabbiano e si prese cura di
lui con il cibo che pescava e confortandolo. Viveva la vita dolorante del suo
piccolo amico che sognava i suoi splendidi voli e la frescura delle acque, per
rinvigorire le sue ali.
Un
bel mattino, allo spuntar dell’alba, sentì il desiderio di volare... Si lanciò
nell’aria, salendo sempre più in alto. Trascorse quel giorno, felice.
Giunta
l’ora del tramonto il cigno fece ritorno dall’amico con un pesce, com’era
solito fare. Lo cercò ma non lo trovò. Poi il suo sguardo si spinse verso
l’orizzonte, e vide, con stupore, il gabbiano che volava davanti al sole,
accompagnandolo nella sua discesa al lago. E il cigno nero seguiva il suo volo
stupendo, lassù, in quel cielo dipinto di rosso.
Mi cerchi, Signore,
in me
e con cura e amore
segui ogni mio passo.
Mi trovi, poi, dove mi lasci,
caduto per mia debolezza:
impaurito e stanco.
Ti avvicini al mio cuore
che geme in silenzio,
anelando quel Cielo
dove ritrovare la vita.
Nelle feritoie strette
delle prove nel buio
quando, imprigionato,
solo in me stesso
inseguo nostalgie
di vera libertà.
Ti chiamo come ora
e Tu sei presente,
Gesù e mi accerti
la gioia di volare
nuovamente in alto,
toccando nell’anima
la vetta del tuo Cielo.
Incoronata
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