Ho pensato, visto che eravamo nelle feste
natalizie, che quella voce si riferisse a Gesù. Mi appariva, però, troppo
strano il vocabolo “caduto”, quasi un atto di violenza o uno strappo fatto a Dio.
Infatti quella voce non si riferiva a Gesù Bambino, da quanto ho capito dopo.
Il cielo, di cui si parlava, non era
celeste, ma terrestre e questo mi fu subito chiaro quando capii che il bambino
non era celeste, ma appena terrestre. Si trattava, infatti di un bimbo di pelle
scura, gettato sulla terra da una mano volgare e piena di rancore.
Il
piccolo era nato deforme e senza arti, Era deforme e privo di ogni riferimento
umano.
Infatti, più che caduto mi appariva
gettato, lasciato cadere da quello che sarebbe stato meglio chiamare l’inferno
della terra. Non era caduto dal cielo ma, per meglio dire, era stato scartato
dalla terra.
Il mio augurio per il nuovo anno è
quello di ritrovare il Cielo, quello vero, e
di imparare a raccogliere anche gli “scarti” del-l’umanità, come
accadde a suo tempo a Gesù. A Betlemme ci furono angeli che parlarono di un
Redentore, nato in una grotta e poggiato in una greppia. Non gridarono di un
bambino caduto dal cielo, ma venuto dall’alto per amore dei suoi fratelli, di
un Salvatore, che accetta di non essere accolto da noi uomini, che gli offrono
una squallida grotta.
L’augurio di vivere ogni uomo come un dono
di Dio, offerto all’umanità, che diventerà il suo salvatore se sarà accolto con
amore.
Dio è amore e vuole amore. Anche le
cose più umili, che vengono dal cielo, salvano.
Lorenzo
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